giovedì 14 maggio 2020

VENEZUELA: Dopo il fallito sbarco mercenario, 4 navi da guerra USA navigano vicino alle coste


Il rapporto sulla situazione navale corrispondente a lunedì, evidenzia che quattro navi da guerra degli Stati Uniti sono in navigazione nei Caraibi. Le informazioni sono state contenute in un rapporto preparato dal gruppo di osservatori della flotta multinazionale del Comando sur, schierate nei Caraibi per ordine del presidente Donald Trumpdallo scorso 1 aprile.

In prima linea, si notano due di esse, tra le quali si presume che la Uss Detroit Lcs7 possa arrivare con un'altra non identificata. Si trovano a circa 100 miglia a sud della Giamaica, cioè a circa 500 miglia da Paraguaná, Falcón. Le altre due navi arrivano a intervalli di 100 miglia. L'ultima nave è la Uss Kansas City Lcs22.

Francia, Regno Unito e Paesi Bassi (Olanda) accompagnano gli Stati Uniti nel loro spiegamento nei Caraibi. È stato appreso da fonti aperte che la nave d'assalto anfibia francese DixmudeI ha effettuato il supporto di elicotteri sulle isole della Martinica e di Saint Martin, quindi, deve essere in quella regione caraibica, afferma il rapporto
"Un falso positivo potrebbe ancora essere sviluppato per promuovere una reazione sul nostro paese, nel tentativo di legittimare l'azione militare", indica il documento.

La Task Force navale multinazionale europea continua a operare con precauzioni, a causa di misure preventive contro Covid19. Le operazioni aeree nei Caraibi iniziano a intensificarsi; in effetti, questo lunedì un velivolo SAR 2051 stava operando intorno alla Martinica.

Questa intensificazione coincide con l'approfondimento di una crisi militare negli Stati Uniti, causata dal modo di affrontare il coronavirus nella Marina di quella nazione. È stato appreso da fonti aperte che due membri titolari del Consiglio di stato maggiore degli Stati Uniti non hanno partecipato all'incontro con Trump nei giorni scorsi, poiché uno è stato infettato da Covid19 e l'altro in contatto con un positivo. Questi sono il segretario della Marina e il capo dell'ufficio della Guardia Nazionale.
"Potremmo aspettarci una maggiore pressione nei confronti del nostro Paese, a seguito della cattura dei mercenari dell'Operazione Gideon", ha avvertito il team venezuelano di monitoraggio composto dal Vice Ammiraglio Luis Alfredo Torcat Sanabria, Ammiraglio Orlando Maniglia e Colonnello (Ej) Humberto Nieves.



mercoledì 13 maggio 2020

Bruno Rodríguez ha risposto alla stampa sull’attacco all’Ambasciata di Cuba negli Stati Uniti


La notte di giovedì 30 aprile un uomo ha sparato sparò contro l’Ambasciata di Cuba negli Stati Uniti. Non ci son stati danni al personale della missione che si trova protetto e sicuro, ma ci sono stati danni materiali all’edificio per i proiettili sparati.

Il Ministro delle Relazioni Estere di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, ha offerto martedì 12 maggio del 2020, una conferenza stampa virtuale sull’attacco terrorista all’Ambasciata di Cuba negli Stati Uniti avvenuto lo scorso 30 aprile.

La conferenza è stata trasmessa dal vivo dalle 13.30 come parte del Telegiornale del Mezzogiorno della Televisione Cubana. Inoltre è stata trasmessa dalla pagina Facebook del quotidiano Granma. Il Cancelliere cubano ha risposto alle domande della stampa nazionale e straniera.

Il Cancelliere cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, ha offerto dichiarazioni alla stampa sull’attacco terrorista all’Ambasciata di Cuba a Washngton, perpetrato dal cittadino Alexander Alazo, nella notte di giovedì 30 aprile del 2020, quando costui ha sparato contro l’edificio della missione diplomatica.

Rodríguez Parrilla ha detto che l’autore d’origine cubana vive negli Stati Uniti dal 2010. Ha segnalato la rapida reazione della polizia e del Servizio Segreto sull’attentato ma, ha aggiunto, il Dipartimento di Stato ha tardato ne contattare le autorità cubane per informare sull’investigazione del fatto e si è dedicato a celare questa azione terrorista di fronte al mondo.

Il Ministro delle Relazioni Estere di Cuba ha denunciato il silenzio complice del Governo statunitense di fronte a questo fatto. Ha commentato i fatti accompagnato dalle immagini di sicurezza della sede della diplomazia cubana, e ha segnalato che l’autore del crimine ha confessato d’aver agito con l’intenzione d’uccidere.

«È necessario chiedere al Governo degli Stati Uniti quali sono le motivazioni per mantenere silenziato il fatto, allontanarlo dalla palestra pubblica, tacere un’azione terrorista contro il nostro paese e non denunciare - come obbliga la legge - un fatto come questo.

Si sa che Alazo ha pianificato l’attentato con sufficiente anticipo, ha visitato il luogo dei fatti due settimane prima dell’attacco per fare verifiche, ha perpetrato l’azione di violenza contro l’Ambasciata cubana, ha oltraggiato la bandiera del nostro paese, si è avvolto nella bandiera nordamericana e non ha offerto resistenza all’arresto realizzato dagli agenti di questo paese.

La moglie di costui lo ha visitato in un’istituzione per malati mentali, perchè soffriva di presunti deliri di persecuzione. Il Ministro, ha aggiunto che si apprezza negligenza nella gestione del governo statunitense di fronte a questo fatto.

L’autore avere il porto d’armi aveva avuto una pistola e un fucile e due settimane prime aveva realizzato un’esplorazione in situ del luogo dei fatti. Il governo degli Stati Uniti non ha realizzato l’investigazione pertinente per fermare questo attacco prima che avvenisse.

Nell’auto dell’assaltante è stata trovata cocaina e, come ha detto la moglie, hanno vissuto nella macchina. Come ha permesso i governo statunitense, disponendo di tutti i precedenti, che questa persona agisse nella forma in cui lo ha fatto, con l’intenzione d’ uccidere? Il Cancelliere cubano ha incitato il governo nordamericano a realizzare un’investigazione dettagliata per determinare da dove è uscito il denaro per finanziare il fatto.

Inoltre ha commentato che Alazo durante il suo tempo vissuto in Cuba si dedicava alla vita religiosa come pastore, si era sposato con una messicana e aveva vissuto vari anni in Messico, durante i quali aveva visitato l’Isola in diverse occasioni, mantenendo una relazione cordiale con Cuba sino alla sua ultima visita nel 2015.

Il signor Alazo Baró non ha mai avuto un problema in Cuba, ha aggiunto. Il ministro ha poi segnalato la relazione di Alazo Baró con Leandro Pérez, un cittadino che utilizza costantemente le reti per promuovere sostegno al terrorismo contro Cuba, dove chiama ad attaccare l’Avana con droni e mantiene vincoli con terroristi anticubani. Alazo mantiene vincoli con i los perpetratori dell’oltraggio ai busti dell’Eroe Nazionale José Martí di alcuni mesi fa.

È obbligo del governo statunitense investigare tutti questi contatti, che ruolo possono aver esercitato questi individui citati, di fronte al fatto che oggi si denuncia. Il silenzio di questo governo è sospetto, sapendo il controllo che mantiene su questo genere di fatti. È deplorevole che il Segretario di Stato mantenga il silenzio di fronte all’attacco terrorista, mentre dedica attachi quotidiani contro le missioni mediche cubane e contro il nostro paese.

Il governo degli Stati Uniti esercita un blocco genocida e illegale contro Cuba e considera accettabile aggredire le famiglie cubane, crea spazi per questo genere di azioni di violenza contro Cuba. Esiste la prova della partecipazione di funzionari statunitensi alle azioni di violenza contro i medici cubani durante il colpo di Stato in Bolivia.

Esistono foto, ci sono evidenze, ha aggiunto Rodríguez Parrilla. Se c’era odio nell’azione di Alazo Baró si può affermare che è prodotto dalle azioni d’incitamento alla violenza contro Cuba che promuovono gli Stati Uniti e la controrivoluzione di Miami. Vedremo se il Governo di questo paese investigherà e giustificherà le relazioni di Alazo con i terroristi anti cubani e come risponderà di fronte a questi fatti. Posso citare inoltre come persone che precedentemente hanno realizzato azioni di disturbo contro l’ambasciata di Cuba e che si sono avvicinate a scattare fotografie poche ore dopo il fatto perpetrato.

Il Cancelliere cubano ha poi di nuovo richiamato il Segretario di Stato a rispondere con un’investigazione dettagliata e precisa a queste azioni di terrorismo. Il governo degli Stati Uniti non si è pronunciato per condannare questa azione terrorista perpetrata contro un’Ambasciata nel suolo di questo paese.


(GM – Granma Int.)


giovedì 7 marzo 2019

Accaduto nel silenzio " manifestanti si scontrano con la brutale repressione poliziesca a Cauca, in #Colombia" (18 campesinos feriti)



Il 28 febbraio diversi manifestanti, cittadini, insegnanti, contadini e membri di diverse organizzazioni sociali, si sono scontrati con una brutale repressione poliziesca nella città di Popayan, nel dipartimento di Cauca, in Colombia.

Nell'ambito dello sciopero illimitato regionale, i manifestanti hanno bloccato con dei camion l'autostrada panamericana tra Popayan e Pasto per circa sei ore. Per liberare l'autostrada, la Squadra mobile anti-disordini (ESMAD), unità speciale di polizia nazionale, ha usato potenti contromisure e gas lacrimogeni per disperdere la folla. Diversi manifestanti hanno subito lesioni e quattro sono stati arrestati. Un contadino della National Association of Peasants of Colombia (ANUC), è stato ferito al volto e immediatamente portato in un centro di assistenza sanitaria.

La sera, decine di persone hanno manifestato davanti all'ufficio del procuratore generale per chiedere il rilascio dei manifestanti arrestati e per respingere le misure repressive utilizzate contro le persone che protestavano pacificamente.

Più di 16.000 insegnanti e 6.000 contadini di Cauca hanno iniziato lo sciopero a tempo indefinito il 25 febbraio. Hanno marciato verso il Parco di Caldos, situato nel centro della città, chiedendo che il governo nazionale si conformi agli accordi per garantire i diritti fondamentali come la salute, l'istruzione e alloggi per tutti. Hanno anche chiesto la protezione dei leader sociali e contadini che vengono ripetutamente presi di mira e uccisi dalle forze paramilitari.

Lo sciopero è stato convocato dal Consiglio per i diritti umani per la difesa della vita e del territorio, un'organizzazione ombrello che comprende l'ANUC, l'Associazione degli istituti educativi e dei lavoratori di Cauca (ASOINCA) e altri movimenti sociali, come il Congreso de los Pueblos e l'associazione Hogar Digno Hogar.

Nilson Liz, presidente dell'ANUC, ha dichiarato che lo sciopero continuerà fino a quando non verranno risposte chiare dal governo.

L'incidente dimostra che il governo di destra del Centro Democratico, guidato dal presidente Iván Duque, ancora una volta non è riuscito a mantenere la pace nel paese.



Resistenze.org  Traduzione a cura del Centro di Cultura e 

Documentazione Popolare



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martedì 22 gennaio 2019

Colombia #FARC : VERITA' SCOMODE / VERDADES INCÓMODAS




Sono stati almeno dodici minuti buoni in un programma di nove ore in totale, il saluto che Iván Márquez ha rivolto alla XXIV Conferenza Rosa Luxemburg a Berlino sabato 12 gennaio e hanno causato un grande polverone in Colombia. Marquez fu il principale negoziatore della guerriglia FARC nei negoziati di pace dell’Avana tra il 2012 e il 2016.
Nella sua dichiarazione, dopo il tributo alla lotta di Rosa Luxemburg, ha fatto una rassegna "scoraggiante" sull’applicazione dell'accordo firmato alla fine di 2016 tra le FARC ed il governo colombiano.
Dalla firma, oltre 400 leader sociali ed almeno 85 guerriglieri sono stati assassinati nel paese. "L' Accordo prevedeva l’ allontanamento delle armi dalla politica, ma queste continuano ad essere utilizzate per lo sterminio fisico degli oppositori", ha affermato Iván Márquez
Marquez ha detto che nell’aprile passato non poteva occupare il seggio al senato colombiano che gli spettava secondo gli accordi di pace, a causa di mancanza di garanzie e sicurezza, di aver abbandonato a metà dell'anno, la zona di concentrazione, dove doveva sperare insieme ad altri ex guerriglieri il processo di reinserimento alla vita civile. Da allora rimane in un posto sconosciuto, che non ha citato nel saluto.
La decisione di Márquez di proteggersi è stata una reazione alla detenzione di un altro membro distaccato del partito FARC, Jesús Santrich, nell’ aprile passato. Santrich oggi è sotto minaccia di estradizione negli Stati Uniti a seguito di supposti contatti con i cartelli della droga, in questo contesto Marquez accusa le autorità colombiane di un “montaggio giudiziale” per arrestare illegalmente Santrich.
Fu un errore delle FARC lasciare le armi prima che la rincorporazione dei guerriglieri alla vita civile fosse assicurata, evidenziò Márquez nel suo messaggio di saluto, "Manuel Marulanda Vélez, lo storico maggiore in capo delle FARC aveva avvertito che le armi dovevano preservarsi come garanzia fino al compimento degli accordi." […]
[..]Davanti a questa gran attenzione il governo di Bogotà si è visto obbligato a dare una risposta pubblica . Emilio Archila, "Alto Consigliere per il” Pos conflicto", ha segnalato che i guerriglieri assassinati ebbero la colpa delle loro morti. "Deplorevolmente la gran maggioranza di loro si era messo in attività illegali", Invece, dei 400 attivisti di gruppi di diritti umani, sindacali e partiti di sinistra, il cui assassinio Márquez aveva posto in rilievo, non parlò Archila nonostante che le sue autorità colombiane affermino che ci furono 172 attivisti di diritti umani e leader di gruppi sociali assassinati, durante il 2018; e di questo non si vede la fine. Già nell'iniziato 2019, secondo una relazione del canale televisivo Telesur , otto membri dei movimenti di opposizione sono stati assassinati, Il giorno 11 gennaio fu trovato il corpo senza vita di Faiber Manquillo, membro del movimento contadino nel dipartimento de Cauca. Era stato dato per scomparso il 27 dicembre .
VERDADES INCÓMODAS
Fueron unos buenos doce minutos en un programa de nueve horas en total, el saludo que Iván Márquez dirigió a la Conferencia Rosa Luxemburgo en Berlín el sábado pasado (12 de enero) y causó un gran revuelo en Colombia. Márquez fue negociador principal de la guerrilla de las FARC, en las negociaciones de paz en La Habana entre 2012 y 2016. En su declaración, después de un tributo a la lucha de Rosa Luxemburgo, hizo una reseña "desalentadora" de la implementación del acuerdo firmado a fines de 2016 entre las FARC y el gobierno colombiano. Desde la firma, más de 400 líderes sociales y al menos 85 guerrilleros han sido asesinados en el país. “El Acuerdo perseguía alejar las armas de la política, pero éstas siguen siendo utilizadas para el exterminio físico de los opositores”, afirma Iván Márquez.
En abril pasado, Márquez declaró que no podría ocupar la curul del senado colombiano que le correspondía según el Acuerdo de paz, debido a la falta de garantías de seguridad. A mediados del año, abandonó la zona de concentración, donde debía esperar junto con otros ex guerrilleros los procesos de reincorporación a la vida civil. Desde entonces permanece en un lugar desconocido, al cual no aludió en el saludo.
La decisión de Márquez de resguardarse fue una reacción a la detención de otro miembro destacado del partido FARC, Jesús Santrich, en abril pasado. Santrich está hoy bajo amenaza de extradición a los Estados Unidos debido a supuestos contactos con carteles de la droga. En este contexto Márquez acusa a las autoridades colombianas de un “montaje judicial" para arrestar ilegalmente a Santrich.
Fue un error de las FARC dejar las armas antes de que la reincorporación de los guerrilleros a la vida civil estuviera asegurada, señaló Márquez en su mensaje de saludo, “Manuel Marulanda Vélez, el histórico comandante en jefe de las FARC había advertido que las armas debían preservarse como garantía del cumplimiento de los acuerdos”.
Después de que la Agencia Bolivariana de Prensa (ABP), la cual difunde información del movimiento insurgente en Colombia, publicara la declaración el sábado en su página, la BBC británica y luego innumerables medios sudamericanos replicaron la declaración. "El ex líder de las FARC regresa de la oscuridad", informó el programa en inglés del canal venezolano Telesur . Pulzo, el portal de internet colombiano, escribe sobre la Conferencia Rosa Luxemburgo: "La reunión, organizada por el diario marxista alemán Junge Welt, fue la excusa perfecta que Márquez pudo encontrar para reaparecer a través del video". También en los noticieros de diversos canales de televisión de Colombia se dio cuenta de la declaración.
Ante esta gran atención el gobierno de Bogotá se vio obligado a hacer pública una respuesta. Emilio Archila, "Alto Consejero para el Posconflicto", señaló que los propios guerrilleros asesinados tuvieron la culpa de sus muertes. La gran mayoría de ellos "lamentablemente volvió a actividades ilegales", afirmó. En cambio, de los 400 activistas de grupos de derechos humanos, sindicatos y partidos de izquierda, cuyo asesinato Márquez igualmente lamentó, no habló Archila pese que las propias autoridades colombianas afirman que hubo 172 activistas de derechos humanos y líderes de grupos sociales asesinados, durante el 2018; y no hay respecto a ésto un final a la vista. Durante el transcurso del recién iniciado 2019, según un informe del canal de televisión Telesur transmitido el sábado, ocho miembros de movimientos de oposición han sido asesinados. El día viernes (11 de enero) se encontró el cuerpo sin vida de Faiber Manquillo, miembro del Movimiento Campesino en el Departamento del Cauca. Había sido reportado como desaparecido el 27 de diciembre.
Agencia Bolivariana de Prensa (ABP)
 El  link del video :

Iván Márquez, Jefe del equipo negociador de las
FARC, saluda la XXIV Conferencia Internacional Rosa Luxemburg (12, Enero,
2019), dirije palabras de homenaje y agradecimiento a Cuba, y habla sobre la
situación en Colombia, ante la perfidia del Estado colombiano frente al Acuerdo
de Paz de la Habana.



venerdì 21 dicembre 2018

Appello del Partito Popolare Palestinese per la solidarietà / Palestinian PP, Call for solidarity




Ai partiti comunisti e operai

L'aggressione israeliana contro il popolo palestinese è in aumento.

L'esercito di occupazione israeliano irrompe quotidianamente nelle città e villaggi "in particolare a Ramallah" e compie esecuzioni sul campo contro i palestinesi con vari pretesti.

Masse di coloni nei Territori occupati palestinesi "illegali secondo la legge internazionale" stanno intensificando i loro attacchi contro i cittadini Palestinesi e le loro proprietà.

L'assedio della Striscia di Gaza continua per il dodicesimo anno con l'uccisione di giovani manifestanti palestinesi disarmati da parte dell'esercito israeliano.

Tutte queste pratiche sono attuate dal governo dell'estrema destra in Israele, sostenuto dalle potenze imperialiste mondiali, in particolare dall'amministrazione Trump negli Stati Uniti.

Il Partito Popolare Palestinese invita i partiti comunisti e operai ad esprimere solidarietà al nostro popolo in tutti i modi possibili, a condannare l'aggressione israeliana e a formare un'opinione pubblica per fermare l'aggressione contro il popolo palestinese, per porre fine all'occupazione e per l'istituzione dello Stato indipendente palestinese entro i confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, per l'attuazione delle risoluzioni ONU relative alla questione palestinese e la soluzione della questione dei rifugiati in conformità con la risoluzione 194 dell'ONU.

Partito Popolare Palestinese (PPP) | solidnet.org
Traduzione per 
Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

PPP, Ramallah dicembre 2018

Palestinian PP, Call for solidarity
To the communist and workers parties  
Israeli aggression against the Palestinian people is escalating,
 The Israeli occupation army raided Palestinian cities and villages “ especially Ramallah”  on a daily basis and carried out field executions against the Palestinians  with various pretexts.
The herds of settlers in the occupied Palestinian territories  “ who are illegal according to the international law “ are stepping up their attacks against Palestinian citizens and their properties
The siege of the Gaza Strip continues for the twelfth year with killing of young unarmed Palestinian protesters by Israeli army.
All these practices are carried out by the government of the extreme right in Israel, supported by the imperialist world powers, especially the Trump administration in the United States. 
The Palestinian People's Party calls upon the communist and workers parties to express solidarity with our people in all possible ways and to condemn the Israeli aggression and to form a public opinion to stop the aggression against the Palestinian people and  to end   the occupation and establishment of the independent Palestinian state within the borders of 4 June 1967 with East Jerusalem as its capital and implementing the  UN resolutions related to the Palestinian problem  and solving the issue of  refugees in accordance with UN resolution 194.

PPP, Ramallah   December 14th  2018

sabato 4 agosto 2018

Bono (U2) e la CIA: il pericolo delle celebrità attiviste. -Thomas C. Mountain, AHTribune


Bono Vox ( U2 ) a dirigere la sua ONG “ONE” ha posto un capo dell’intelligence degli USA ”, ha scelto Gayle Smith, Senior Director del National Security Council e Special Advisor del presidente Barack Obama, solita dire alla CIA cosa fare… ..E pensare che nel fine 70 primi ’80 in pieno  post punk gli U2 erano un gruppo che attaccava il sistema, lottava contro l’apartheid in Sudafrica, era a fianco dei disoccupati e  dei senza voce…, poi come spesso accade , se non c’è testa il benessere stravolge l’individuo e mostra i limiti dell’uomo venuto dal nulla..... Da ricordare inoltre che che Bono è anche nelle liste dei Panama Papers.
                                                                    Sandino




Bono e la CIA: il pericolo delle celebrità attiviste
Thomas C. Mountain, AHTribune
Bono degli U2 ha preso un capo dell’intelligence degli Stati Uniti per gestire la sua ONG “One”, scegliendo Gayle Smith, Senior Director del National Security Council e Special Advisor del presidente Barack Obama, solita dire alla CIA cosa fare, in particolare quando arrivò in Africa. La signora Smith, conosciuta anche come “la discreta consigliera di Obama”, è tristemente famosa per l’elogio su oltre 30 anni di amicizia, al funerale di Meles Zenawi, oggi “la persona più odiata ” in Etiopia. Già a capo dell’USAID, noto a Cuba come USCIA, Smith non perse tempo ad entrare nell’agenzia. Appena uscita dal college fu per anni “giornalista” (preti e giornalisti sono due delle coperture preferite della CIA) nel Corno d’Africa. Dopo anni passati “dove la diarrea è uno stile di vita”, divenne la favorita di Madeline Albright e fu messa a Capo dello Staff dell’USAID nel 1994, solo tre anni dopo aver terminato la carriera di giornalista. Pensateci, “giornalista premiata” per aver controllato giorno per giorno circa 10000 dipendenti e miliardi di dollari da spendere in soli 3 anni? USAID o USCIA? Bono, che di recente fu costretto a scusarsi dopo che una dello staff della sua “One” in Sud Africa li aveva citati per molestie sessuali, si assicura che chi lavora per le sue buone cause sia ben compensato, almeno al vertice, dove Smith prende quasi 500000 dollari all’anno. A proposito di etica, Bono compare nei Panama Papers, ehi, il tipo odia le tasse, e chi no?
Ovviamente per le ONG che combattono dal lato giusto, salari grassi e benefici succosi sono “spese generali” rappresentanti il 50% o più delle spese totali. Gayle Smith collegò la CIA e una lista impressionante di ONG e fu responsabile della fondazione del Center for American Progress, il cui capo, John Podesta, presiedette la campagna di Hillary Clinton 2016. Poi ci fu il progetto Basta, come “Basta coi piani della CIA in Africa” col suo portavoce George Clooney, fondato da Smith e famigerato per aver qualche volta avuto il coraggio di sdegnarsi per qualche crimine in Africa, spesso questione di molto tempo fa. Il nome John Prendergast allarma?
Smith dimostrò il suo valore nel 1998-2000 alla Mafia dei Clinton come capo dell’ufficio Africa al Consiglio di sicurezza nazionale di Tony Lake, consigliere per la sicurezza nazionale di Clinton, quando il governo etiopico del gangster Meles Zenawi invase l’Eritrea, un crimine di cui l’attuale premier etiopico si è scusato, e che causò 150000 morti e un 40% di rifugiati eritrei; Gayle Smith e Tony Lake volevano mettere in ginocchio l’Eritrea appena indipendente cercando di usare l’Etiopia per il lavoro sporco. E quando la guerra non andò bene presentarono le sanzioni al Consiglio di sicurezza dell’ONU contro l’Eritrea nel 2009, quando Smith ritornò alla Casa Bianca come “mano destra di Barry O’Bomber” e vide che Susan Rice si scatenò all’ONU minacciando e convincendo per avere abbastanza voti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
La storia della maggior parte dei crimini diretti da Gayle Smith è sepolta nelle viscere della comunità d’intelligence degli Stati Uniti, con ancora ignoto atti di sabotaggio e destabilizzazione commessi dagli “umanitari” che lavorano per l’USAID nei luoghi politicamente problematici del pianeta. Una cosa è certa, quando attivisti celebri come Bono e George Clooney sono nel terzo mondo, chi beneficia della loro beneficenza dovrebbe fare attenzione ai lupi celebri travestiti da pecore.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
tratto da :


sabato 2 giugno 2018

Nicaragua :”Quando le menzogne vincono e diventano realtà” / Nicaragua : cuando las mentiras ganan y se convierten en realidad “aceptada



La mobilitazione ‘azul y blanco’ del 30 maggio per le madri di (una parte) delle vittime degli scontri che hanno afflitto il Nicaragua nelle ultime sei settimane è stata gigantesca. Quasi impossibile calcolare il numero di persone che hanno deciso di uscire per le strade e camminare pacificamente attraverso l'autostrada centrale fino a Masaya.
In parallelo, sul viale da Chávez a Bolívar, che divide la capitale in due e raggiunge il lago Xolotlán, il partito governativo convocava la sua militanza per celebrare la festa della mamma con una cantata. Anche qui una folla di persone che canta e scandisce slogan. Non tutti sono riusciti ad arrivare. Il convoglio di autobus che veniva dal nord del paese a #Managua è stato attaccato con armi da fuoco da persone sconosciute. Al momento il saldo è di un morto e almeno 22 feriti, alcuni gravemente.
Mentre la mobilitazione ‘azul y blanco’ arrivava senza grossi problemi fino alla concentrazione finale (Universidad Centroamericana UCA), e a meno di un chilometro il presidente Daniel Ortega concludeva il suo intervento invocando ripetutamente la pace, gruppi di dimostranti 'pacifici' si avvicinavano al nuovo stadio nazionale di baseball, entrando in contatto con attivisti del Fronte Sandinista di ritorno dall’attività ‘oficialista’.
Creare lo scontro è stato molto semplice. Subito dopo, gli stessi manifestanti pacifici (ci sono immagini molto chiare di come caricavano le armi e sparavano) attaccavano le installazioni dello stadio e il contingente di polizia in custodia del luogo. Nello scambio di colpi ci sono stati i primi morti e feriti da entrambe le parti, tra cui due giovani militanti sandinisti, Kevin Antonio Cofin Reyes e Heriberto Maudiel Pérez Díaz.
Lo scontro è continuato per lunghi minuti, mentre i gruppi d’assalto dell'opposizione (il termine non è propriamente corretto, perché ci sono settori dell'opposizione che puntano ancora su una soluzione pacifica e negoziata al conflitto) si sono ritirati verso l'UCA, dove migliaia di persone si trovavano in totale tranquillità.
E mentre le prime barricate sono state erette nei pressi dell'Università di Ingegneria (UNI), a poche centinaia di metri dallo stadio, la piattaforma mediatica #SOSNicaragua e simili hanno lanciato il loro attacco tramite i social network, saturando in pochi minuti l'etere e superando la capacità dei media ufficiali di raccontare cosa stava realmente accadendo.
Le reti si impongono
Ancora una volta, il Nicaragua torna ad essere il ‘país de nunca jamás’, in ostaggio di una realtà fittizia che si muove al ritmo dei social network, dove la realtà virtuale può contare più della realtà reale. Dove le vittime sono carnefici e i provocatori armati sono pacifici dimostranti. Dove la massa di persone che in forma autoconvocata, genuina e rispettosa della pace si mobilita per la democrazia viene trasformata in carne da macello, in "danno collaterale" per raggiungere l'obiettivo finale: spazzare via il governo, a tutti i costi.
Si diffonde il panico. Migliaia di persone corrono senza una direzione, molti si rifugiano nell'UCA. Ci sono morti e feriti. Per rappresaglia, gli stessi "manifestanti pacifici" attaccano di nuovo l’emittente radiofonica vicina al governo Radio Ya, bruciano, saccheggiano e distruggono ciò che ne è rimasto. Poi vanno alla Caja Rural Nacional (Caruna), una cooperativa che da anni gestisce fondi ALBA per progetti sociali di cui hanno beneficiato migliaia di famiglie. Attaccano le strutture e bruciano tutto, compresi i veicoli parcheggiati.
Non contenti, attaccano l'edificio del Ministero dell’Economia Familiare. A Masaya distruggono gli uffici di Renta, saccheggiano negozi e attività commerciali. A Estelí cercano di distruggere il municipio, ma vengono respinti da gruppi di cittadini. Ci sono morti e feriti.
Ma non importa. Come abbiamo detto, la realtà virtuale è più forte. Media nazionali e internazionali, organizzazioni per i diritti umani, rettori universitari e persino vescovi che compongono la Commissione di Mediazione per il Dialogo Nazionale riproducono automaticamente (senza la minima prova) ciò che arriva sul cellulare o computer attraverso #SOSNicaragua e #NicaraguaSOS: un massacro del governo.
Nessuno menziona che ci sono morti da entrambe le parti, che ci sono poliziotti morti, che ci sono morti nella carovana che è stata attaccata a La Realidad, Estelí.
Nessuno si chiede cosa stessero facendo i dimostranti armati vicino allo stadio, a meno di due isolati da dove sarebbero passati gli attivisti sandinisti. Nessuno parla di quello che è successo a Masaya e Estelí.
Tutto è inghiottito dall'indifferenza. I giornali del mondo oggi ripetono all'unisono la stessa cosa: è stato un massacro del governo.
Vediamo El País, il cui articolista lavora presso Confidencial - il principale portale elettronico dell’opposizione - come descrive la giornata di ieri:
«l presidente Daniel Ortega ha mostrato il suo volto più brutale mercoledì pomeriggio in Nicaragua, dopo aver ordinato l'attacco a una gigantesca manifestazione guidata dalle madri delle vittime della repressione di aprile in questo paese. Numerosi testimoni hanno riferito che i sostenitori del Fronte sandinista, i gruppi paramilitari e la polizia antisommossa hanno sparato sui manifestanti, che hanno marciato disarmati lungo l'autostrada Masaya a Managua. L'attacco ha lasciato a Managua dozzine di feriti e almeno sei morti, tra cui un adolescente di 15 anni».
La verità non ha più importanza. La realtà reale diventa virtuale o è il contrario. Chi lo sa?
Chi trae profitto dal caos?
La domanda è: a chi giova il caos e le morti? È così ovvio che è quasi spaventoso vedere la mancanza di analisi in questo momento, non solo in Nicaragua, ma a livello internazionale.
Vediamo.
C'è un governo che ha mostrato la volontà di sedersi a un tavolo di dialogo, consentire l'accesso al paese di organizzazioni internazionali per i diritti umani (anche le più ostili e parziali come Amnesty International) per indagare e preparare rapporti, di conformarsi alle 15 raccomandazioni della Commissione Interamericana per i Diritti Umani (IACHR), per discutere la questione della democratizzazione del paese che include le riforme elettorali e anticipo delle elezioni (purché non sia infranto l'ordine costituzionale).
Ci sono settori della società che, dal tavolo dei negoziati, hanno accettato questa strada e condividono apertamente la posizione dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS) e del suo segretario generale, Luis Almagro. Tutti loro vedono il dialogo nazionale come l'unica via possibile per uscire dal conflitto.
Ma ci sono anche settori dell’autoproclamata società civile, movimenti politici ultra conservatori senza rappresentanza popolare, settori conservatori della gerarchia cattolica e imprese private, studenti scioccati dalla morte e altri che sono la punta di lancia di movimenti che cercano di capitalizzare politicamente la crisi, che puntano a un solo obiettivo: le dimissioni incondizionate di Ortega, del suo governo e di tutte le autorità pubbliche legalmente elette. Settori che guardano al dialogo come un ostacolo al loro progetto, alla loro vendetta (anche di questo si tratta). Settori già infiltrati da elementi violenti.
Ritorno alla domanda. Chi approfitta di questa situazione di violenza e caos?
Forse a un governo che sta aprendo spazi per il dialogo e la negoziazione? A un’opposizione disposta a negoziare e concordare misure per "democratizzare" il paese, seguendo le proposte dell'OSA? Non penso, non ha senso.
Chi allora? La risposta è tanto facile quanto assurda che così tante persone si innamorano di questa bufala fantascientifica. Perché se c'è una cosa certa, è che la prossima mobilitazione dell'opposizione sarà ancora più grande, più gigantesca. E ci saranno probabilmente più 'danni collaterali’.
Continuando su questa strada, mettendo nell’angolo e lasciando senza vie d’uscita un governo e un partito organizzato ed esperto come il Fronte Sandinista è pericoloso. Il timore è che generare una risposta violenta della massa sandinista sia ciò che questi settori perseguono, per poi capitalizzare lo sgomento mondiale.
Dobbiamo tornare al dialogo, alle riforme, al rispetto dell'ordine democratico e costituzionale. Solo isolando i settori che vogliono capitalizzare crisi e caos, il Nicaragua sarà in grado di provare a uscire dal pantano. Dobbiamo dare una possibilità alla pace.

(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)


Nicaragua : cuando las mentiras ganan y se convierten en realidad “aceptada /

La movilización ‘azul y blanco’ de este 30 de mayo para las madres de (una parte) de las víctimas de los enfrentamientos que durante las últimas seis semanas han enlutado a Nicaragua ha sido gigantesca. Casi imposible calcular la cantidad de gente que decidió salir a las calles y caminar pacíficamente por la céntrica carretera a Masaya.

Paralelamente, en la avenida de Chávez a Bolívar, que parte en dos la capital y llega hasta el Lago Xolotlán, el partido de gobierno convocaba a su militancia para celebrar con una cantata el Día de la Madre. También aquí una multitud de gente cantando y coreando consignas. No todos pudieron llegar. La caravana de buses que venía del norte del país rumbo a Managua fue atacada con armas de fuego por desconocidos. Al momento el saldo es de un muerto y al menos 22 heridos, algunos de gravedad.

Mientras la movilización ‘azul y blanco’ llegaba sin mayores problemas al punto de reconcentración final (la Universidad Centroamericana UCA), y a menos de un kilómetro el presidente Daniel Ortega concluía su intervención llamando repetidamente a la paz, grupos de manifestantes ‘pacíficos’ se acercaban al nuevo estadio nacional de béisbol, entrando en contacto con activistas del Frente Sandinista que regresaban de la actividad oficialista.

Armar el enfrentamiento ha sido algo muy sencillo. Acto seguido, los mismos manifestantes pacíficos (hay imágenes muy claras de cómo cargaban armas y disparaban) atacaban las instalaciones del estadio y al contingente de policías que resguardaban el lugar. En el intercambio de disparos hubo los primeros muertos y heridos de ambos lados, incluyendo a dos jóvenes militantes sandinistas Kevin Antonio Cofin Reyes y Heriberto Maudiel Pérez Díaz.

El enfrentamiento continuó por largos minutos, mientras los grupos de choque de la oposición (el termino no es propiamente correcto, porque hay sectores de la oposición que todavía apuestan por una salida pacífica y negociada al conflicto) se replegaban hacia la UCA, donde miles de personas permanecían en total tranquilidad.

Y mientras se levantaban las primeras barricadas cerca de la Universidad de Ingeniería (UNI), a pocos centenares de metros del estadio, la plataforma mediática #SOSNicaragua y similares lanzaban su ataque en las redes sociales, copando en pocos minutos el éter y rebasando la capacidad de los medios oficialistas de contar lo que verdaderamente estaba ocurriendo.

Se imponen las redes

Una vez más, Nicaragua volvía a ser el ‘país de nunca jamás’, rehén de una realidad ficticia que se mueve al ritmo de las redes sociales, donde la realidad virtual puede más que la realidad real. Donde las víctimas son verdugos y los provocadores armados son manifestantes pacíficos. Donde la masa de gente que de forma autoconvocada, genuina y respetuosa de la paz se moviliza por la democracia es convertida en carne de cañón, en ‘daño colateral’ para lograr el objetivo final: botar al gobierno, cueste lo que cueste.

Cunde el pánico. Miles de personas corren sin rumbo, muchas de ellas se refugian en la UCA. Hay muertos y heridos. En represalia, los mismos ‘manifestantes pacíficos’ atacan nuevamente la oficialista Nueva Radio Ya, queman, saquean y destruyen lo que quedaba de ella. Luego pasan a la Caja Rural Nacional (Caruna), cooperativa que por años ha administrado los fondos ALBA para proyectos sociales que han beneficiado a miles de familias. Atacan las instalaciones y queman todo, incluyendo a vehículos parqueados.

No contentos, atacan el edificio del Ministerio de Economía Familiar. En Masaya destruyen las oficinas de Renta, saquean tiendas y negocios. En Estelí tratan de destruir los locales de la alcaldía y de Renta, pero son rechazados por grupos de ciudadanos. Hay muertos y heridos.

Pero no importa. Como hemos dicho, la realidad virtual es más fuerte. Medios nacionales e internacionales, organizaciones de derechos humanos, rectores de universidades y hasta obispos que integran la Comisión Mediadora del Diálogo Nacional reproducen automáticamente (sin la más mínima prueba) lo que les llega a su celular o computadora por #SOSNicaragua y #NicaraguaSOS: es una masacre del gobierno.

Nadie menciona que hay muertos de ambos lados, que hay policías muertos, que hay muertos en la caravana que fue atacada en La Realidad, Estelí. Nadie se pregunta qué estaban haciendo manifestantes armados cerca del estadio, a menos de dos cuadras de donde iban a pasar los activistas sandinistas. Nadie habla de lo que pasó en Masaya y Estelí.

Todo se lo traga la indiferencia. Los periódicos del mundo hoy repiten al unísono lo mismo: fue una masacre del gobierno.

Veamos El País -cuyo articulista trabaja en Confidencial, el principal portal electrónico de la oposición- como describe la jornada de ayer:

“El presidente Daniel Ortega mostró su rostro más brutal la tarde del miércoles en Nicaragua, tras ordenar el ataque a una gigantesca manifestación encabezada por las madres de las víctimas de la represión de abril en este país. Numerosos testigos informaron que seguidores del Frente Sandinista, grupos parapoliciales y oficiales antidisturbios dispararon contra los manifestantes, que marchaban desarmados por la céntrica Carretera a Masaya de Managua. El ataque ha dejado decenas de heridos y al menos seis muertos en Managua, entre ellos un adolescente de 15 años”.

Ya no importa la verdad. La realidad real se convierte en virtual o es todo lo contrario. Quién sabe.

¿Quién trae provecho del caos?

La pregunta es: ¿a quién benefician el caos y las muertes? Es algo tan obvio que casi asusta ver la falta de análisis en este momento, no sólo en Nicaragua, sino a nivel internacional.

Veamos.

Hay un gobierno que ha mostrado estar dispuesto a sentarse a una mesa de diálogo, a permitir el acceso al país de organismos internacionales de derechos humanos (hasta los más hostiles y parciales como Amnistía Internacional) para que investiguen y elaboren informes, a acatar las 15 recomendaciones de la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), a discutir el tema de la democratización del país que incluye reformas electorales y adelanto de elecciones (siempre y cuando no rompa el orden constitucional).

Hay sectores de la sociedad que, desde la mesa de negociación, han aceptado este camino y que comparten abiertamente la posición de la Organización de Estados Americanos (OEA) y de su secretario general Luis Almagro. Todos ellos ven el diálogo nacional como la única salida posible al conflicto.

Pero también hay sectores de la autodenominada sociedad civil, movimientos políticos ultra conservadores sin representatividad popular, sectores conservadores de la jerarquía católica y la empresa privada, estudiantes conmocionados por las muertes y otros que son punta de lanza de movimientos que pretenden capitalizar políticamente la crisis, que apuntan a una sola cosa: la renuncia incondicional de Ortega, de su gobierno y de todas las autoridades públicas legalmente electas. Sectores que miran al diálogo como un obstáculo a su proyecto, a su venganza (de eso también se trata). Sectores que ya están infiltrados por elementos violentos.

Vuelvo a la pregunta. ¿quién saca provecho de esta situación de violencia y caos?

¿Acaso un gobierno que está abriendo espacios de diálogo y negociación? ¿Una oposición dispuesta a negociar y consensuar medidas para ‘democratizar’ el país, siguiendo los planteamientos de la OEA? No creo, no tiene sentido.

¿Quién entonces? La respuesta es tan fácil como es tan absurdo que tanta gente caiga en este engaño de ciencia ficción. Porque si hay algo seguro es que la próxima movilización de la oposición será aún más grande, más gigantesca. Y posiblemente habrá más ‘daños colaterales’.

Seguir este camino, arrinconando y dejando sin salida a un gobierno y a un partido organizado y experto como el Frente Sandinista es peligroso. El temor es que generar una respuesta violenta de la masa sandinista sea lo que estos sectores persiguen, para luego capitalizar la conmoción mundial.

Hay que volver al diálogo, a las reformas, al respeto del orden democrático y constitucional. Solamente aislando a los sectores que quieren capitalizar crisis y caos, Nicaragua podrá intentar salir del atolladero. Hay que dar una oportunidad a la paz.

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