giovedì 28 febbraio 2013

Siria: appello del Partito Comunista Unificato sulle gravi conseguenze dell'ingerenza imperialista


Siria: appello del Partito Comunista Unificato sulle gravi conseguenze dell'ingerenza imperialista

Come sapete il nostro Paese, la Siria, subisce da oltre venti mesi una guerra scatenata contro di noi da diversi paesi imperialisti ed altri che ruotano attorno ad essi come satelliti. Il loro scopo è distruggere lo stato Siriano che costituisce un ostacolo al piano di costruzione di un grande Medio Oriente, da costruire dopo aver sbriciolato gli Stati della regione, dividendoli in entità più piccole e in costante guerra tra loro, al fine di imporre un dominio assoluto sulle risorse petrolifere e del gas, eliminando inoltre il problema palestinese in una maniera interamente opposta agli interessi del popolo palestinese.

Questi paesi hanno da un lato appoggiato i difetti e gli errori del regime, dall'altro sostenuto i suoi oppositori. I movimenti anti regime erano inizialmente del tutto pacifici. Solo in seguito alcuni di essi si trasformano in movimenti armati, attraverso il sostegno di una vasta rete di alleanze, che include gli Stati Uniti, la Turchia, il Qatar e l'Arabia Saudita.

La Turchia ha occupato la frontiera con la Siria per favorire il contrabbando di armi e l'ingresso di militari e mercenari detti "Jihadisti". Essi hanno istituito campi di addestramento sostenuti anche dagli alleati. Diversi miliardi di petrodollari americani sono stati dispensati a tale scopo. Si è fatto ricorso ad ogni forma di guerra, anche psicologica, alimentando l'azione di un centinaio di stazioni TV per seminare settarismo e fomentare conflitto etnico in seno al popolo. Infine, i sedicenti Jihadisti si sono messi a distruggere l'economia siriana, attraverso l'embargo economico e le sanzioni. Attacchi armati sono stati scagliati contro i patrimoni pubblici e privati, utilizzando esplosivi e veicoli carichi di esplosivi.

Sono state distrutte e incendiate centrali elettriche e pozzi petroliferi, e taniche per il trasporto del petrolio estratto. Migliaia di tonnellate d'acciaio sono state derubate e trasportate in Turchia grazie al contrabbando. Un migliaio di officine e manifatture sono state sequestrate e i macchinari disassemblati e venduti in Turchia a basso costo. Sono stati attaccati egualmente i progetti di irrigazione e gli allevamenti di animali, i collegamenti ferroviari tra villaggi e città interrotti. Ospedali, scuole e università occupati. Scienziati e medici minacciati, catturati, e a volte assassinati.

Militari e civili sono stati catturati. Le bande armate hanno posto in essere massacri. I cadaveri gettati nei fiumi. Alcune vittime sono state decapitate, altre mutilate. Questi crimini appartengono al medio evo. Pochi giorni più tardi i criminali pongono in essere una serie di attentati con mezzi carichi di esplosivi in particolare ad Aleppo dove 85 studenti sono stati uccisi e centinaia feriti.

Oggi la Siria è direttamente attaccata dalla Turchia, che ha ammesso pubblicamente di aver fornito ai criminali, assassini provenienti da 20 paesi, ogni sorta di armamenti.

Queste azioni violano in modo palese il diritto internazionale che interdice a qualunque nazione di utilizzare il proprio territorio per favorire attacchi a Paesi vicini. Noi sappiamo che la Turchia non avrebbe posto in essere tali azioni se non con il sostegno degli Stati Uniti, dei Paesi d'Europa e del Golfo. Ad ogni modo, la Siria sta resistendo all'aggressione, infliggendo pesanti perdite alle bande armate, così che i criminali non sono in grado di raggiungere i propri obiettivi. Ma i Siriani stanno pagando un alto prezzo per la loro resistenza.

La Siria non crede che la soluzione del problema debba essere militare. Al contrario si è pronunciata fina dal suo nascere per una soluzione pacifica e politica attraverso un dialogo nazionale di larghe intese. Nel contempo, gli attacchi armati rendono impraticabile il dialogo ed impossibile la soluzione politica.

Il governo siriano ha fatto un'importante dichiarazione lanciando una nuova iniziativa pacifica in totale accordo con il diritto internazionale che vieta l'ingerenza negli affair dei paesi confinanti. Le iniziative sottolineano la necessità di riforme democratiche, di una nuova Costituzione a fronte di un patto di unità nazionale tra tutte le forze di Governo e di opposizione. Il Patto sarà incentrato sulla fine delle azioni militari da parte del Governo e per la fine delle infiltrazioni mercenarie in Siria. Sfortunatamente l'iniziativa è stata immediatamente respinta dai gruppi armati terroristici e da parte di coloro che fomentano e incitano al proseguire della violenza e del terrorismo. La situazione ha conosciuto nuovi sviluppi in grado di mutare il corso degli eventi in Siria. Cosa significa l'aggressione da parte di Israele di centri di ricerca presso la frontiera siriana e libanese? Israele ha rivelato i propri obiettivi di manipolazione degli attuali avvenimenti in Siria in funzione dell'apertura di nuovi fronti. Il popolo siriano sta pagando un prezzo altissimo di decine di milioni di civili uccisi. La Siria è oggi esposta ad una catastrofe umanitaria.Oltre tre milioni di cittadini siriani sono fuggiti ed assumono la condizione di rifugiati nei paesi vicini vivendo in condizioni miserabili ed avendo bisogno di cibo e medicinali. Questi rifugiati premono sull'opinione pubblica di USA ed Europa sul Qatar e l'Arabia Saudita al fine di allentare il morso delle sanzioni economiche imposte alla Siria. Inoltre essi chiedono che cessi il sostegno alle bande armate che costituiscono una minaccia non solo per la Siria ma pper un gran numero di regioni nel mondo.

La vostra solidarietà e il vostro sostegno al nostro popolo saranno altamente apprezzati in questa congiuntura, e più ancora rappresentano la prova dell'unità e della solidarietà delle forze rivoluzionarie nel mondo intero.


immagini da internet inserite da autore blog

martedì 26 febbraio 2013

Wilileaks: gli USA dirigono le azioni dell' opposizione venezuelana almeno dal 2006 / Contratistas de la CIA Stratfor y Canvas dirigen la oposición venezolana desde 2006 y diseñaron su campaña en 2010


Wilileaks: gli USA dirigono le azioni dell' opposizione venezuelana almeno dal 2006

26-02-2013 - Russia Today

Una parte della nuova serie di documenti segreti, trapelati da Wikileaks, è dedicata al Venezuela e mostra chiaramente la mano degli Stati Uniti negli sforzi per spodestare il presidente venezuelano Hugo Chavez.

I file pubblicati evidenziano che almeno due società estere hanno diretto azioni dell'opposizione venezuelana, dal 2006, e progettato la sua campagna per le elezioni parlamentari del 2010.

I documenti, che risalgono tra il luglio 2004 e il dicembre 2011 e che sono stati pubblicati da Wikileaks sul suo account Twitter, ora sono disponibili on-line. Si basano sulle e-mail delle aziende Stratfor e Canvas, che secondo quanto trapelato, che nel loro tentativo di rovesciare Hugo Chavez usavano anche gli studenti ed altre gfigure non formali.

Un rapporto trapelato da Wikileaks, redatto nel gennaio 2010 dalla Canvas, dal titolo 'Analisi della situazione in Venezuela', propone una strategia copiata dal movimento giovanile pro-democratico Otpor!, che è stata applicata con successo in Serbia. Sostenuto da parte della CIA, ha utilizzato le proteste degli studenti e una 'rivoluzione colorata' per rovesciare Slobodan Milosevic nel 2000.

A sua volta, Stratfor, che è stata segnalata come un tipo di versione privata della Central Intelligence Agency (CIA), si propone di fornire un'analisi dedicata alle multinazionali che cercano d'investire in Venezuela. Le e-mail trapelate dimostrano che le sue motivazioni e gli obiettivi sono ben lungi dall'essere indipendente, e che stanno lavorando come agenzia di intelligence e strategia per coloro che cercano l'intervento nel paese.

Le e-mail trapelate coprono una varietà di argomenti, con particolare attenzione al settore energetico, petrolchimico e petrolifero in particolare, il cambiamento politico, la situazione delle forze controrivoluzionarie, e lo stato dei militari. Riguardano anche le relazioni del Venezuela con Cuba, Cina, Russia ed Iran, e forniscono desolanti proiezioni economiche e sul futuro del settore finanziario.

Una settimana fa il sito Wikileaks ha pubblicato un enorme archivio di email della azienda USA d'intelligence e spionaggio Stratfor, relative a diversi paesi dell'America Latina, che coinvolge più di un milione di documenti. I nuovi cablo rivelati da Wikileaks dimostrano la crescente disperazione dei funzionari USA per i progressi  delle alleanze del presidente venezuelano, Hugo Chavez, nel continente. Così ha detto il fondatore del sito, Julian Assange. (Tratto da Russia Today)



Contratistas de la CIA Stratfor y Canvas dirigen la oposición venezolana desde 2006 y diseñaron su campaña en 2010

Wikileaks reveló nuevos documentos que dejan ver cómo dos organizaciones extranjeras han dirigido el accionar de la oposición venezolana desde 2006 y diseñaron su campaña para las elecciones parlamentarias del año 2010.
En 73 correos electrónicos contenidos en The Global Intelligence Files, Wikileaks deja ver cómo las empresas Stratfor y Canvas trazaron la ruta que debería transitar la derecha para derrocar a Hugo Chávez y que definía la utilización de estudiantes y de figuras no formales como elementos en torno a los cuales alinear al resto de las organizaciones y figuras políticas.
Stratfor -que ha sido señalada como una suerte de versión privada de la Agencia Central de Inteligencia (CIA)- realizó labores de espionaje en Venezuela. De ese trabajo surgieron numerosos informes y análisis de la situación político económica del país, que sirvieron de base al Centro de Estrategia y Acciones No Violentas (Canvas, por sus siglas en inglés), para elaborar un plan que le explicó a la oposición en letras grandes y lenguaje sencillo cómo desestabilizar al país por la vía "democrática".
Uno de los informes divulgado por Wikileaks, fechado en enero de 2010 y elaborado por el Departamento de Análisis de CANVAS, que tiene por título "Análisis de la situación en Venezuela", propone una estrategia copiada de la experiencia que Otpor aplicó con éxito en Serbia, cuando fue derrocado en el año 2000 Slodoban Milosevich, luego de protestas estudiantiles y de una "revolución de colores", apoyadas por la CIA y la Usaid y la NED.
Si esto funcionó en la antigua Yugoslavia, en Ucrania, en Kirguistán y en Túnez, por qué no en Venezuela. El clima era perfecto: en septiembre del 2010 se realizarían elecciones parlamentarias, había en el país una fuerte sequía devenida en planes de racionamiento eléctrico y, además, las empresas de cable retiraron de su oferta al canal Radio Caracas Televisión Internacional (RCTVI) porque no cumplía con los requerimientos de la Ley Orgánica de Responsabilidad para Radio y Televisión.
En este contexto, Canvas expone en el informe presentado a la oposición que al estar ellos "fragmentados" debían ser los grupos estudiantiles y "los actores no formales los capaces de construir una infraestructura y explotar su legitimidad".
De acuerdo con los cables difundidos por Wikileaks, Canvas estaba en Venezuela desde el año 2006. Su misión es crear movimientos estudiantiles efectistas. Diseñó en 2007 una especie de vanguardia juvenil que ayudó a la oposición a ganar el referéndum convocado por el Gobierno para reformar la Constitución Nacional de 1999.
El informe que presentaron en el año 2010 retoma la idea de la juventud, pero con nuevos argumentos.
Dígalo así
En el análisis propuesto a la derecha en 2010 se plantea una "Lista de temas con potencial para ser explotados en la campaña".
Incluyeron el aspecto económico con un viraje al que venían presentando. Les dijeron que lo más conveniente era decir que el petróleo, principal fuente de ingresos en el país, "no era del gobierno", sino un derecho para el bienestar y la seguridad social de todos.
Les sugirieron incluir en su discurso la importancia de distribuir la riqueza proveniente del petróleo. La idea era manifestar en sus pronunciamientos públicos que "todos tenemos que tener oportunidad", una versión del "para todos por igual", repetido luego en la campaña por la presidencia en 2012.
El informe también les indicaba que el problema de seguridad ciudadana se resuelve con dinero y descentralización de los cuerpos de policía. Fue así como les propusieron frases como "utilizaremos todos los recursos que sean necesarios", al tiempo que debía insistirse en la idea de poner las instituciones policiales en manos de los gobiernos regionales y locales.
En lo político, la premisa con mayor importancia fue la de "auditar al gobierno", diseñada para la campaña opositora que apuntaba a la elección parlamentaria del 26 de septiembre de 2010.
En el apartado de "juventud", plantearon que este sector debía movilizarse a través de un mensaje "a la medida de todos, no sólo de los universitarios", que ya había dado resultado en 2007.
Un mensaje que podía surtir el efecto deseado era el tema eléctrico porque generó conmoción en el país. La sequía mermó el sistema hidroeléctrico nacional y las imágenes de represas con niveles de agua por debajo de lo histórico generaron movilización e intensos debates en la opinión pública.
El 14 de enero de 2010, Karen Hooper, la analista de Stratfor para América Latina, escribió en un correo electrónico: "Parece que el colapso eléctrico podría ser una buena excusa para llamar a una emergencia nacional. Muy interesante", reveló Wikileaks.
El 28 de enero de 2010, 14 días después, estaban estudiantes de la Universidad Central de Venezuela (UCV), de la Universidad Católica Andrés Bello (Ucab), de la Universidad Simón Bolívar, Santa María y Monte Ávila, en la sede de la Corporación Eléctrica Nacional (Corpoelec), en Caracas, entregando un documento -recibido por el vicepresidente técnico de Corpoelec, Eduardo Fuentes-, en el cual exigían cese del racionamiento y mayor inversión en el sector eléctrico.
Según la nota de prensa de Ultimas Noticias del 29 de enero, los estudiantes tenían planificado una concentración que convertida en "marcha" se movió hacia Corpolec, sin el permiso reglamentario para este tipo de actividades.
A esta jornada le siguieron otras en diversas ciudades del país, con especial énfasis en Mérida, cuyo alcalde era Léster Rodríguez, del partido Copei, opositor al Gobierno.
Otras acciones se realizaron en Lecherías, en el estado Anzoátegui, dirigido por Víctor Figueredo, quien había ganado con el apoyo de partidos como Proyecto Venezuela y el MAS; en el estado Bolívar, donde la Ucab tiene un núcleo académico; en Valencia, estado Carabobo, gobernado en 2010 por Henrique Salas Feo, de Proyecto Venezuela, y en Lara, entidad gobernada por Henri Falcón, quien a inicios del 2010 anunció su dimisión del Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV).
El motivo de las protestas fue el "cierre" de Rctv, aunado a la "carencia" de servicios básicos, publicó el diario El Universal.
Las protestas fueron resguardas y en ocasiones disueltas por los cuerpos de seguridad del Estado, acción que se catalogó de "represión" y así fue reseñada en titulares y pie de fotos de los principales diarios del país.
El 30 de enero de 2010, Amnistía Internacional le pedía al Gobierno Nacional garantizar el "derecho a reunión y de expresión de todas las personas".
En la misma fecha, la Corte Interamericana de Derechos Humanos anunció que publicaría un nuevo informe sobre Venezuela.
Mientras tanto, Luis Ignacio Planas, entonces presidente de Copei, aparecía en medios condenando la "agresión" contra el estudiantado.
El 28 de enero de 2010, El Universal tituló: "Aseguran que la Guardia Nacional (GN) torturó a ocho estudiantes en Lara".
La denuncia no la hacían estudiantes, sino un abogado que alegaba que los cuerpos de seguridad ejecutaban "detenciones selectivas" entre jóvenes que protestaban en la entrada de Barquisimeto.
El informe Canvas se cumplía, o al menos, así lo parecía en los medios de comunicación, sin embargo, hacía falta dar otro paso.
Los aliados
El 2 de febrero del 2010, Karen Hooper, envió otro correo electrónico diciendo: "La iglesia y los estudiantes están actualmente encuestados en Venezuela como fiables y populares por encima de los partidos de la oposición... muy similar a lo que ocurrió en Serbia. El siguiente paso es reunirlos... en un funeral, una reunión, cualquier cosa. Es el siguiente paso clave", dijo.
Días antes, el diario Últimas Noticias había reseñado la rueda de prensa que ofreció monseñor Oswaldo Azuaje, obispo auxiliar de Maracaibo, quien en nombre del departamento de Pastoral Juvenil y Universitario de la Conferencia Episcopal de Venezuela (CEV) manifestó que los jóvenes católicos llamaron a "reafirmar los valores que nos guíen por el camino de la construcción de una nueva civilización".
Por su parte, monseñor Baltazar Porras, arzobispo de Mérida, declaraba que la Asamblea Nacional politizaba los disturbios estudiantiles y clamaba por "expertos" que atendieron el tema del racionamiento eléctrico.
Todo iba cumpliéndose, mientras Enrique Mendoza, entonces vocero de la Mesa de la Unidad Democrática (MUD), se ufanaba ante la prensa de tener un plan que no podía revelar. El plan, con todo y la dirección a control remoto, no les permitió obtener la mayoría en la Asamblea Nacional.
*) AVN, Agencia Venezolana de Noticias, medio público.


giovedì 21 febbraio 2013

La Bolivia denuncia attacchi delle multinazionali contro la quinoa


 La Bolivia denuncia attacchi delle    multinazionali contro la quinoa  

Nazioni Unite, 20 feb (Prensa Latina) Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha denunciato oggi che grandi imprese multinazionali di alimenti hanno tentato di ostacolare la proclamazione dell'Anno Internazionale della Quinoa (2013). 

Questo cereale ingerito dagli indigeni al suo stato naturale è visto da queste corporazioni come una minaccia per il loro impero di alimenti scoria di poco valore nutrizionale e piagati di chimici che producono malattie, ha assicurato il mandatario. 

Il capo di Stato boliviano ha parlato tutto questo mercoledì, inaugurando nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite l'anno internazionale dedicato a questo pseudo-cereale coltivato nelle regioni delle Ande da sette mila anni. 
 
Morales ha sostenuto che la quinoa è il regalo ancestrale dei popoli andini ed un'alternativa degna di fronte all'attuale crisi alimentare. 
 
Ha detto che la proclamazione del 2013 riconosce il sapere e le pratiche tradizionali di questi conglomerati umani che in armonia con la natura hanno mantenuto, hanno controllato ed hanno conservato il cereale nel suo stato naturale come alimento per le generazioni attuali e future. 
 
Ha criticato il modello capitalista che fa delle necessità alimentari della popolazione un commercio per ottenere e promuovere l'avidità nel guadagno, attraverso l'imposizione di abitudini ed alimenti scoria. 
 
Il presidente boliviano ha sottolineato che grazie all'aumento della coscienza di molti paesi siamo riusciti a dichiarare l'Anno Internazionale della Quinoa ed oggi si lavora con l'ONU per fare conoscere le sue virtù. 
 
In questo senso, ha fatto un appello per cambiare questo modello multinazionale che ha convertito il diritto ad alimentarsi dei popoli in un commercio che solo cerca il guadagno ed ancora più guadagno. 
 
Ha denunciato anche le campagne che parlano di un aumento del prezzo della quinoa dovuto alla promozione che deriva dalla commemorazione del 2013 ed ha rivelato che in Bolivia il consumo si è triplicato negli ultimi quattro anni, a dispetto dell’aumento. 
 
Di fronte all'attuale crisi alimentare è di fondamentale importanza decolonizzare l'alimentazione convenzionale per nutrirci con tutti gli alimenti che fanno bene nel loro insieme, ha insistito enumerando le virtù nutritive del chiamato Grano di Oro. 
 
Inoltre, cresce a temperature che oscillano tra gli otto gradi centigradi sotto zero ed i 38 C° ed in terreni che vanno dal livello del mare fino ai quattro mila metri di altezza. 
 
Il governante boliviano ha sollecitato agli Stati ed al settore privato di realizzare maggiori investimenti a beneficio della quinoa non per ottenere guadagni, bensì per salvare la vita dell'essere umano. 
 
Ig/vc 
Foto da internet inserita da autore Blog

 

lunedì 18 febbraio 2013

Carta di Fidel a Chávez: "Me satisface mucho que hayas podido regresar al pedazo de la tierra americana que tanto amas"


 Carta di Fidel a Chávez:
Me satisface mucho que hayas podido regresar al pedazo de la tierra americana que tanto amas

Publicado el 18 febrero 2013 en Especiales,Fidel Castro Ruz

Texto de la Carta del Comandante en Jefe Fidel Castro al Presidente Hugo Chávez en ocasión de su regreso a Venezuela

Querido Hugo:
Me satisface mucho que hayas podido regresar al pedazo de la tierra americana que tanto amas, y al pueblo hermano que tanto te apoya.
Fue necesaria una larga y angustiosa espera, tu asombrosa resistencia física y la consagración total de los médicos como lo hicieron durante 10 años, para obtener ese objetivo.
Es absolutamente justo hacer mención a la insuperable constancia con que tus familiares más allegados, tus compañeros en la dirección revolucionaria, las Fuerzas Armadas Bolivarianas, rearmadas y reequipadas por ti, y las personas honestas del mundo, mostraron sus simpatías.
Especial mención merece el aliento que el pueblo venezolano te brindó con sus muestras diarias de apoyo entusiasta e irreductible. A eso se debe un regreso feliz a Venezuela.
Tú aprendiste mucho de la vida, Hugo, en esos duros días de sufrimientos y sacrificios. Ahora que no tendremos el privilegio de recibir noticias tuyas todos los días, volveremos al método de la correspondencia que durante años hemos utilizado.
Viviremos siempre luchando por la justicia entre los seres humanos sin temor a los años, los meses, los días o las horas, conscientes, humildemente, de que nos tocó vivir en la época más crítica de la historia de nuestra humanidad. Nuestro pueblo, que es también el tuyo, conocerá mañana por esta misma vía tu regreso a Venezuela.
Todo debió llevarse a cabo con mucha discreción, para no darle oportunidad a los grupos fascistas de planear sus cínicas acciones contra el proceso revolucionario Bolivariano.
Cuando el campo socialista se derrumbó y la URSS se desintegró, el imperialismo, con el puñal afilado de su bloqueo se proponía ahogar en sangre a la Revolución Cubana; Venezuela, un país relativamente pequeño de la dividida América, fue capaz de impedirlo. En aras del tiempo no menciono los numerosos países de las Antillas, Centro y Suramérica que Venezuela, además de sus grandes planes económicos y sociales, fue capaz de ayudar. Por ello, todas las personas honestas del mundo han seguido de cerca “la salud y las noticias sobre Chávez”.
¡Hasta la victoria siempre!
¡Un fuerte abrazo!
Fidel Castro Ruz
8 y 35 p.m.
Febrero 17 de 2013

sabato 9 febbraio 2013

Hugo Chávez si è riunito con parte del suo Gabinetto Esecutivo


  L'Avana. 9 Febbraio 2013
Hugo Chávez si è riunito con parte del suo Gabinetto Esecutivo

 Il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, ha inoltrato una parte  del suo Gabinetto  Esecutivo, che include il Vicepresidente Nicolás Maduro, il ministro delle Relazioni Estere, Elías Jaua, e la Procuratrice Generale della Repubblica, Cilia Flores,  che hanno raggiunto L’Avana per conoscere lo stato di salute del Presidente.
Dopo l’incontro, il ministro degli Esteri  Elías Jaua ha pubblicato nella rete sociale Twitter, che il Presidente continua con il suo trattamento per recuperare la salute, dopo l’ operazione dello scorso11 dicembre.
Nicolas, Cilia e io abbiamo appena terminato un incontro profondamente umano, bello, con il nostro Comandante Chávez. Sta lottando!”, ha scritto il ministro Jaua da Cuba.
In un altro messaggio, il capo della diplomazia venezuelana ha scritto che: “In tutti questi giorni gli abbiamo dato le benedizioni, gli abbracci, le preghiere, le immaginette religiose che voi con tanto amore gli mandate. E lui vi ringrazia con ancora più amore” (Traduzone Granma Int.).

Uccisioni a Parigi commuovono la comunità curda


Uccisioni a Parigi commuovono la comunità curda


Amilcar Morales *

L’uccisione nella capitale francese di tre donne curde ha commosso l’opinione pubblica nazionale ed internazionale, ha provocato proteste in questa comunità ed ha portato in primo piano la situazione della più numerosa comunità etnica del mondo senza uno Stato.

I corpi sono stati scoperti la notte del 10 gennaio nel Centro d’informazione sopra il Kurdistan e secondo le prime versioni, tutte avevano ricevuto un colpo di pistola alla testa, due di loro nella nuca, ciò che fa pensare ad un’esecuzione pianificata e perpetrata a sangue freddo.

Sebbene la notizia è sparita dai grandi titolari, divorata dall’informazione sull’intervento militare francese nel conflitto armato nel Mali, questo fatto è molto grave per le autorità francesi, responsabili di chiarire il caso.

Una delle vittime era Sakine Cansiz, co-fundatrice del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), organizzazione creata in Turchia per lottare per la sovranità ed il riconoscimento dei diritti storici e culturali di questo popolo. In novembre del 1978, quando Abdullah Ocalan ha convocato un gruppo di alleati e di militanti per fondare il PKK nella vicinanza del Diyarbakir, nel sudest della Turchia, Cansiz era l’unica donna presente lì. Ha combattuto con le armi nelle mani, è stata catturata, ha subito la tortura, la prigione e l’esilio ed è diventata un’ icona per le donne del suo popolo, che ha convocato a lottare non solo per la libertà ma anche per i loro diritti.

Insieme a lei è morta Fidan Dogan, di 32 anni, nata in Turchia e cresciuta ed educata in Francia. Era la rappresentante del Congresso Nazionale del Kurdistan presso le autorità francesi ed era anche la presidentessa del centro d’Informazione dove è accaduto il fatto.

L’altra vittima, Leyla Soylemez, di 24 anni, era un’attivista giovane la cui famiglia vive in Germania.
Il denominatore comune di queste tre donne, ha affermato Pierre Laurent, segretario nazionale del Partito Comunista Francese, è stato il loro coraggio, la loro intelligenza e la loro militanza “in una causa giusta, l’iscrizione nella Costituzione turca del  riconoscimento dei diritti politici e culturali del loro popolo”.

La comunità curda ha accusato Ankara per il crimine perpetrato pochi giorni prima dell’annuncio delle eventuali negoziazioni per terminare le ostilità cominciate nel 1984 tra il PKK ed il governo turco. “ È un attacco contro la pace”, hanno sottolineato durante una manifestazione per rendere omaggio alle donne.

Hanno anche ricordato al governo francese che è costretto a dare una risposta rapida, catturare il più presto possibile gli autori ed applicare la giustizia.

Da parte sua, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan ha indicato le presunte lotte intestine del PKK come origine dell’attacco.

La notizia, comunque, ha fatto luce sulla drammatica situazione di questo popolo, che da più di mille anni d.C. si è radicato a sud della penisola di Anatolia, dove ha sviluppato una delle culture più antiche della Mesopotamia.

La regione originale del Kurdistan copre 190 mila chilometri quadrati dell’attuale Turchia, 125 mila dell’Iran, 65 mila dell’Irak, 12 mila della Siria, più una piccola porzione della Crimea, un’estesa area dove esistono, d’altra parte, tante riserve d’idrocarburi.

Con quasi 25 milioni di membri, è oggi la più grande minoranza etnica nel mondo senza un territorio proprio, né uno Stato che la rappresenti, nonostante abbiano una storia i cui antenati si perdono nelle radici del tempo.

Prima di Cristo, Jenofonte parla già di loro nel suo libro Anabasis, Alessandro di Macedonia ha attraversato il loro suolo in un’spedizione verso l’oriente, durante il Medioevo hanno seguito i cammini della “rotta della seta”. Persiani, romani, bizantini ed altri imperi si sono disputati il loro territorio.

La prima gran disgregazione del Kurdistan è stata quando è stato diviso dagli ottomani e dai persiani, situazione che è durata fino alla fine del secolo XIX.
Tra il 1808 ed il 1880 ci sono state diverse ribellioni contro i turchi per raggiungere l’indipendenza, però sono fallite.

La sconfitta più grande è stata tra la fine della Prima Guerra Mondiale ed il fallimento dell’impero turco, quando hanno ottenuto, in principio, che nel Trattato di Savres fosse riconosciuta l’indipendenza del Kurdistan.

Questo patto non si è mai applicato in pratica e le potenze vincitrici nel conflitto lo hanno rapidamente sostituito con l’accordo di Lausana, che ha diviso il territorio tra la Turchia, l’Irak, L’Iran e la Siria. La maggior parte della popolazione curda, circa 15 milioni, vive attualmente nel territorio turco.

Le frontiere sono state ratificate con leggere modificazioni, dopo la II Guerra Mondiale, senza considerare assolutamente gli interessi ed i diritti dell’antica popolazione di questa zona.

Sono state queste le condizioni che hanno originato il PKK e l’inizio di una lotta armata per la sovranità contro il governo di Ankara, che ha causato fino ad oggi più di 40 mila morti tra le due parti.

Ocalan, il principale leader del PKK, è stato catturato nel 1999 in Kenya, trasferito in Turchia e condannato all’ergastolo, ciò che non ha evitato che continui essendo un interlocutore valido per cercare una soluzione politica al conflitto.

Il triplo assassinio di Parigi è senza dubbio vincolato con questo processo e tocca ora al governo francese la responsabilità di chiarire questo grave fatto, che ha conseguenze ancora imprevedibili.



*corrispondente di Prensa Latina in Francia

Immagini da internet inserite da autore blog

giovedì 7 febbraio 2013

Info dal medio oriente :Intervista a Osama Saleh del comitato "Giù le mani dalla Siria" / Leila Khaled in Turchia: alzare la guardia contro l'intervento imperialista


Intervista a Osama Saleh del comitato "Giù le mani dalla Siria"

Michele Michelino | ciptagarelli.jimdo.com
D. I mass media italiani stanno facendo una campagna di disinformazione a sostegno dei "ribelli" contro il governo siriano. Qual è la situazione reale in Siria al 30 gennaio 2013?

R. Vi comunico le ultime notizie. Ieri, 29 gennaio, ad Aleppo, nella zona di Bustan al-Qasr sulla riva del fiume Queiq è stato scoperto un massacro terribile in cui sono morti circa 80 civili. L'opposizione ha negato, come sempre, gettando la colpa sul governo siriano anche se ci sono prove che il governo non c'entri nulla.

D. Tuttavia la televisione e i giornali italiani hanno dato molto spazio a quest'avvenimento: come lo spieghi?

R. Sono stati i terroristi che hanno fatto questo massacro, un massacro molto crudele; anche ieri a mezzogiorno in un villaggio a est di Homs, la città dalla quale provengo, sono entrati circa duemila terroristi, hanno invaso il villaggio che si chiama Al-Almeriyeh, abitato da siriani favorevoli al governo, quasi tutti cristiani e alauiti. Gli abitanti erano minacciati da una settimana dagli estremisti islamici e avevano chiesto all'esercito siriano di aiutarli ad affrontare questi attacchi.

La popolazione è riuscita ad evacuare quasi tutte le donne e i bambini nei villaggi vicini per lasciare solo gli uomini.

I terroristi, quelli che dicono di volere la "democrazia", sono entrati nel villaggio e hanno massacrato 55/60 persone e ferite altre 100. Con lanciarazzi e mitragliatrici hanno distrutto il paese, bruciato le case e poi, non contenti, hanno tagliato anche tutti gli alberi di ulivo e li hanno portati via. Questo significa che adesso la guerra in Siria non è più una guerra contro un "regime" (per usare un loro termine), o contro il governo di Bashar Assad, ora è contro qualsiasi persona libera.

Se i nostri media hanno parlato unicamente della strage avvenuta ad Aleppo è perché si prestava all'ambiguità e per far credere che le vittime fossero degli oppositori (cosa che subito si è rivelata falsa) e i carnefici i militari siriani, mentre nel caso di Homs questo non era possibile visto che la zona è tradizionalmente abitata da filogovernativi.

D. Tu sei siriano: da quando sei in Italia?

R. Sono qui da circa 12 anni. Non mi sono mai occupato attivamente di politica prima, ma visto che il mio paese subisce una forte aggressione esterna ho sentito il dovere di intervenire contro le bugie dei media italiani con informazioni dirette, poiché posso portare la testimonianza del mio paese in prima persona, attraverso quanto mi raccontano i miei parenti e vicini, riporto le loro notizie non filtrate, non mi affido ai TG.

Faccio parte del Comitato contro la guerra di Milano e insieme stiamo facendo una battaglia per contrastare le menzogne e portare un altro punto di vista su quello che succede in Siria. Le bugie quotidiane che l'imperialismo ogni giorno s'inventa servono solo a giustificare un suo intervento nel territorio.

D. Tu che lavoro fai, hai famiglia?

R. Lavoro nel campo dell'edilizia, sono un piccolo imprenditore, sposato con un'italiana e ho un bambino di 4 anni.

D. Che tipo di guerra si sta combattendo in Siria?

RSi sta combattendo una guerra internazionale fatta sul territorio siriano. Non è una guerra del popolo per cambiare il governo o il "regime assassino" come sostengono i paesi imperialisti. Dal 2000 al 2012 sono state costruite o restaurate 8000 scuole, 40 università, 6000 ospedali e cliniche, oltre 10.000 moschee e 500 chiese e nel febbraio 2011 era stato emesso un decreto per restaurare 10 antiche sinagoghe. Sono stati aperti 20 giornali indipendenti e 5 stazioni televisive. La Siria è uno stato laico, ma ora c'è un gruppo di assassini, estremisti che vogliono far cadere il governo laico siriano.

D. Cosa pensi del ruolo e dell'intervento degli Stati Uniti e dell'Europa nella guerra in Siria?
  
R. La politica aggressiva dell'America e della Francia non è un fatto nuovo che arriva ora. C'è sempre stata. Noi siriani ricordiamo bene cosa accadeva negli anni '80: l'aggressione contro la Siria è datata. Adesso hanno solo alzato il tiro, hanno circondato ancor più il paese. La guerra c'era già. Nel 2003 quando questi paesi hanno fatto la guerra contro l'Iraq, gli Usa volevano attaccare anche la Siria, perché non aveva dato il "giusto" supporto.

D. Molti si chiedono, viste le continue minacce del governo israeliano, come mai la Siria non ha mai fatto azioni di guerra?

R. Noi siamo in guerra con Israele da molto tempo. Siamo l'unico paese ad aver aiutato il popolo palestinese. Noi non abbiamo mai montato una tenda sul nostro territorio per i nostri fratelli e amici, ma li abbiamo ospitati nelle nostre case.

Dal 1915 con la guerra della Turchia contro gli Armeni, abbiamo ospitato i perseguitati. Abbiamo accolto 2 milioni di profughi iracheni, senza nessuna tendopoli. Adesso stanno montando una campagna stampa di menzogne per 40 o 50 o 100mila profughi con immagini che girano il mondo, solo per rubare più soldi.

D. Sulla guerra in Siria ci sono varie interpretazioni. Come si può definire la guerra in corso: "guerra civile", "guerra di liberazione" o "intervento imperialista" attraverso le bande armate di mercenari?

R. L'America per riuscire a combattere Al Qaeda deve creare un'altra Al Qaeda; questo è un esempio molto diffuso nel mondo arabo. Infatti, hanno creato un nemico che non esiste, un nemico che si chiama "sciiti", Iran. Per riuscire a creare una guerra religiosa: è facile come bruciare la paglia. I siriani hanno sempre vissuto insieme e sono un popolo con una convivenza rara. La prima cosa che ha fatto l'America è stata quella di fomentare l'odio religioso nella comunità, e questo ha portato a scontri, ma non c'è una guerra civile. C'è una guerra per procura realizzata foraggiando questi estremisti. Non ci sarà mai una guerra civile, perché noi siamo un popolo che ha l'80% della popolazione sotto i 30 anni, di cui il 70% è laureato. I siriani sono un popolo molto, molto colto.

D. Come si manifesta la solidarietà con il popolo siriano?

R. La solidarietà nel mondo ha sempre due facce. Quando c'è la guerra questa si concentra su tutte e due però devo dire che la Siria non è come la Libia, non è come l'Egitto, è un discorso a parte. Da un lato ci sono l'Occidente con America, Israele e petromonarhie del Golfo che, con il pretesto delle solidarietà e dell'emergenza umanitaria destabilizzano il paese e sostengono gli jihadisti; dall'altro Russia, Iran, Sud America, Cuba, India e Cina. Questi paesi sono sempre stati a fianco del governo e del popolo Siriano.

Hanno dipinto questi paesi come il male perché sono a fianco del governo siriano, però hanno dimenticato che sono le sanzioni di America ed Europa a colpire il 99,99% del popolo: è questa la loro democrazia. A questi paesi voglio solo dire che la democrazia non si trasporta mai e che il popolo siriano ha il diritto di scegliere da solo del proprio futuro.


Anteprima di nuova unità, (Rivista Comunista di politica e cultura)
Intervista pubblicata sul sito del Centro di Iniziativa Proletaria "G. Tagarelli"
Via Magenta 88 Sesto San Giovanni (Mi)


Leila Khaled in Turchia: alzare la guardia contro l'intervento imperialista

Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina | Traduzione a cura di forumpalestina.org

05/02/2013

In Turchia per un giro di incontri e conferenze sulla situazione in Medio Oriente, Leyla Khaled - FPLP - ha ribadito il diritto del popolo palestinese a lottare con tutte le forme di resistenza a disposizione ed ha denunciato l'alleanza tra USA, Turchia e Arabia Saudita per indebolire la Siria.

Leila Khaled, membro dell'Ufficio Politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, ha concluso un visita di cinque giorni in Turchia, dove ha preso parte ad una serie di conferenze e seminari, ad Ankara, Istanbul ed in altre città.

Parlando a un seminario sulle "dinamiche di trasformazione del Medio Oriente" al quale hanno partecipato membri del parlamento turco, scrittori e intellettuali provenienti da Turchia, Siria ed Egitto, Leila Khaled ha affrontato i recenti sviluppi nella lotta palestinese e gli enormi sacrifici compiuti nella lotta per la libertà.

Leila Khaled ha ribadito il diritto del popolo palestinese a lottare con tutte le forme di resistenza a disposizione, prima fra tutte la lotta armata, per riconquistare tutti i loro diritti usurpati. Ha richiamato la necessità di accelerare il processo di riconciliazione e di unità nazionale, sostenendo che è l'arma più forte del popolo palestinese. Ha salutato la lotta dei popoli arabi in Tunisia, Egitto, Yemen e Bahrain, che sono scesi nelle strade e nelle piazze in cerca di una vera democrazia, della libertà e dell'uguaglianza sociale, mettendo in guardia contro i tentativi delle potenze imperialiste e delle forze interne di far deragliare e di voler modificare il carattere delle vere rivoluzioni arabe.

Parlando di ciò che sta accadendo in Siria, Leila Khaled ha detto che "Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina è sempre a fianco dei popoli e delle loro giuste e legittime esigenze, ma gli ultimi sviluppi in Siria indicano chiaramente che vi è un'alleanza tra USA, Turchia e Arabia Saudita che ha l'obiettivo di distruggere e indebolire la Siria come Nazione, perché ha detto 'no' agli Stati Uniti, non ha firmato accordi con l'entità sionista, e ospita mezzo milione di profughi palestinesi". Ha messo poi in guardia dal pericolo di spingere i campi palestinesi nella crisi siriana, dicendo che "l'obiettivo di tutta la Palestina è Gerusalemme".

Leila Khaled ha tenuto una conferenza stampa nella città di Istanbul, alla presenza di numerosi giornalisti turchi, discutendo la posizione del FPLP sull'unità nazionale e circa la situazione dei palestinesi e dei popoli arabi. Ha inoltre dibattuto sul ruolo delle potenze imperialiste e dei loro agenti regionali per la creazione di una nuova realtà nella regione sulla base del progetto sul Nuovo Medio Oriente, che mira a ridisegnare i confini della regione dividendo la Nazione Araba per servire gli interessi dell'imperialismo USA e la cosiddetta "sicurezza di Israele". Ha inoltre affermato che il FPLP rifiuta qualsiasi ingerenza esterna, diretta o indiretta, in Siria e che la soluzione può essere costruita solo dai siriani stessi attraverso il dialogo e la fine delle uccisioni e delle distruzioni.

Ha messo in guardia contro il piano dei nemici dei popoli della regione, perseguiti utilizzando slogan ingannevoli, ed ha sottolineato l'importanza di coordinare il lavoro delle forze di sinistra e rivoluzionarie al fine di servire veramente gli interessi dei popoli della regione.


Immagine da internet inserite da autore blog


lunedì 4 febbraio 2013

Caracas suministra a marginados de EEUU combustible para calefacción


Caracas suministra a marginados de EEUU combustible para calefacción

Lanzan octava edición de programa solidario de Venezuela con EU

David Brooks Corresponsal Periódico La Jornada
Sábado 2 de febrero de 2013, p. 25

Nueva York, 1º de febrero. El proyecto de solidaridad de Venezuela con Estados Unidos, mediante un programa de entrega de combustible para calefacción a comunidades marginadas y vulnerables que ayudará a que unas 100 mil familias en 25 estados –incluyendo más de 240 comunidades indígenas– enfrenten este invierno, empezó su octavo año esta semana, anunciaron la empresa petrolera estadunidense Citgo, subsidiaria de Petróleos de Venezuela, y su socia Citizens Energy Corporation.
En una ceremonia en un albergue para familias en Baltimore, el ejecutivo en jefe de Citgo, Alejandro Granado, junto con Joseph P. Kennedy II, presidente de Citizens Energy Corporation, empresa energética sin fines de lucro, lanzaron la octava edición anual del programa de combustible de calefacción Citgo-Venezuela.

El plan ha beneficiado a más de 1.7 millones de personas desde 2005, cuando se inició como donación venezolana para ayudar a los afectados por los huracanes
Katrina y Rita. El programa ha evolucionado hasta convertirse en conjunto con la organización de Kennedy, donando más de 200 millones de galones de combustible, que tienen un valor superior a 400 millones de dólares.

Este programa, declaró Granado,
“es uno de los esfuerzos de asistencia de energía más importantes en el país”. Informó que el porcentaje de recursos que la empresa ha gastado en programas sociales en Estados Unidos ha sido hasta cinco veces mayor al de otros de las principales petroleras de este país. Afirmó que este año será aún más importante, ya que la donación beneficiará también a muchos de los afectados por el huracán Sandy en la costa este. Subrayó que el programa es “un ejemplo integral de los principios humanitarios endosados” por Petróleos de Venezuela SA (Pdvsa).
El ex representante federal Joseph Kennedy –hijo mayor de Robert F. Kennedy– declaró que estas donaciones del “pueblo de Venezuela” han ayudado a cientos de miles de familias en Estados Unidos en los últimos años, y subrayó que “es crítico continuar apoyando a familias estadunidenses a través de este programa”. Dijo que este año “ayudaremos a más de 400 mil personas a mantenerse calientes y seguras este invierno”.
Recordó que se reunió con representantes de las principales empresas petroleras de Estados Unidos y otros países productores de crudo para solicitar su ayuda en ese tipo de esfuerzos. “Todos dijeron que no, excepto Citgo, el presidente Chávez y el pueblo de Venezuela.”
El proyecto fue originalmente impulsado en 2005 por el entonces embajador venezolano en Estados Unidos, Bernardo Álvarez, quien ahora es el representante de su gobierno en España.

Para mayor información: www.citizensenergy.com y www.citgo.com7

Fotos de internet adjuntas de autore blog


venerdì 1 febbraio 2013

La riconquista dell'Africa  


 La riconquista dell'Africa

Manlio Dinucci | Il Manifesto del 29/01/2013


Nel momento stesso in cui il presidente democratico Obama ribadiva nel discorso inaugurale che gli Stati uniti, «fonte di speranza per i poveri, sostengono la democrazia in Africa», giganteschi aerei Usa C-17 trasportavano truppe francesi in Mali, dove Washington ha insediato l'anno scorso al potere il capitano Sanogo, addestrato negli Usa dal Pentagono e dalla Cia, acuendo i conflitti interni.

La rapidità con cui è stata lanciata l'operazione, ufficialmente per proteggere il Mali dall'avanzata dei ribelli islamici, dimostra che essa era stata da tempo pianificata dal socialista Hollande. L'immediata collaborazione degli Stati uniti e dell'Unione europea, che ha deciso di inviare in Mali specialisti della guerra con funzioni di addestramento e comando, dimostra che essa era stata pianificata congiuntamente a Washington, Parigi, Londra e in altre capitali.

Le potenze occidentali, i cui gruppi multinazionali rivaleggiano l'uno con l'altro per accaparrarsi mercati e fonti di materie prime, si compattano quando sono in gioco i loro interessi comuni. Come quelli che in Africa sono messi in pericolo dalle sollevazioni popolari e dalla concorrenza cinese.

Il Mali, uno dei paesi più poveri del mondo (con un reddito procapite 60 volte inferiore a quello italiano e oltre la metà della popolazione sotto la soglia di povertà), è ricchissimo di materie prime: esporta oro e coltan, il cui ricavato finisce però nelle tasche delle multinazionali e dell'élite locale.

Lo stesso nel vicino Niger, ancora più povero (con un reddito procapite 100 volte inferiore a quello italiano) nonostante sia uno dei paesi più ricchi di uranio, la cui estrazione ed esportazione è in mano alla multinazionale francese Areva. Non a caso, contemporaneamente all'operazione in Mali, Parigi ha inviato forze speciali in Niger.

Analoga situazione in Ciad, i cui ricchi giacimenti petroliferi sono sfruttati dalla statunitense ExxonMobil e altre multinazionali (ma stanno arrivando anche compagnie cinesi): ciò che resta dei proventi va nelle tasche dell'élite locale. Per aver criticato tale meccanismo, il vescovo comboniano Michele Russo è stato espulso dal Ciad lo scorso ottobre.

Niger e Ciad forniscono allo stesso tempo migliaia di soldati che, sotto comando francese, vengono inviati in Mali per aprire un secondo fronte. Quella lanciata in Mali, con la forza francese come punta di lancia, è dunque un'operazione a vasto raggio, che dal Sahel si estende all'Africa occidentale e orientale. Essa si salda a quella iniziata in Nordafrica con la distruzione dello stato libico e le manovre per soffocare, in Egitto e altrove, le ribellioni popolari.

Un'operazione a lungo termine, che fa parte del piano strategico mirante a mettere l'intero continente sotto il controllo militare delle «grandi democrazie», che tornano in Africa col casco coloniale dipinto dei colori della pace.


immagini inserite da internet da autore del blog