martedì 23 aprile 2013

Consiglio di Sicurezza analizza la questione del Sahara Occidentale


Consiglio di Sicurezza analizza la questione del Sahara Occidentale


Nazioni Unite, 22 apr (Prensa Latina) Il Consiglio di Sicurezza discuterà oggi in privato sulla questione del Sahara Occidentale, occupato dal Marocco dal 1976, in momenti in cui il problema acquista una nuova dinamica  avversa per Rabat.

L’organo di 15 membri ha sul tavolo un rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha insistito sulla necessità di una vigilanza di carattere indipendente sui problemi dei diritti umani in questo territorio.

L’iniziativa propone la creazione di un meccanismo con questo scopo dentro la Minurso (Missione dell’ONU per l’Autodeterminazione del Sahara Occidentale).

Dopo alcuni mesi di dibattito internazionale, questa idea, accettata dal Fronte Polisario, che lotta per l’autodeterminazione, e rigettata con energia da Rabat, ha ricevuto recentemente l’appoggio del governo degli Stati Uniti.

Un altro aspetto del rapporto del dirigente dell’ONU avverte sull’importanza di andare avanti verso una soluzione della questione del Sahara Occidentale di fronte alla crescita dell’instabilità e insicurezza nel Sahel e nei suoi dintorni.

La costanza del conflitto è un ostacolo per una maggior integrazione nel Maghreb ed è arrivato il momento in cui le parti (Polisario e Marocco) devono avanzare verso una soluzione, ha indicato Ban Ki-moon nel suo rapporto al Consiglio di Sicurezza.

Le gestioni dell’ONU sono aumentate nei mesi recenti con alcune visite alla regione del capo delle operazioni di mantenimento della pace Hervè Ladsous, e del relatore speciale sulla Tortura ed altri Trattamenti o Condanne Crudeli, Disumane o Degradanti, Juan Mendez.

Per il segretario generale dell’ONU, la Minurso “è garante

della stabilità della tregua e prova visibile della volontà della comunità internazionale di risolvere il conflitto”.

Per questa ragione, nel suo dossier chiede al Consiglio di Sicurezza di aumentare di un anno il mandato di questa forza “con un aumento modesto della dotazione autorizzata in 15 osservatori militari e sei agenti della polizia dell’ONU”.

Ig/lgc/vc

venerdì 19 aprile 2013

Il PCV avvisa che la destra cerca di creare le condizioni per una guerra civile( articoli vari)



Non c’è ombra di dubbio che Capriles  sostenuto e armato dall'impero USA sia il responsabile dell’attacco fascista che ha causato 7 morti, una persona bruciata viva e 61 feriti….”l’unico fascista buono è il fascista morto
                                                     By Sandi

Il PCV avvisa che la destra cerca di creare le condizioni per una guerra civile
Tribuna Popular | tribuna-popular.org
15/04/2013
Caracas - L'Ufficio Politico del Partito Comunista del Venezuela (PCV), insieme con l'analisi della giornata elettorale vissuta ieri in Venezuela, ha lanciato l'allarme sul fatto che la destra fascista nazionale e internazionale, con l'imperialismo, stanno cercando di tendere un agguato al popolo e al processo democratico per creare un quadro che conduca verso una guerra civile.
Così ha parlato Oscar Figuera, Segretario generale del Gallo Rosso [il partito, ndr], rifiutando l'atteggiamento dell'opposizione di non riconoscere i risultati delle elezioni presidenziali.
"Vogliamo denunciare Guillermo Aveledo, il candidato e tutta la sua squadra [la Mesa de la Unidad Democrática, ndt], che cercano di tendere un agguato al nostro popolo e al processo democratico venezuelano, nelle stesse forme dell'aprile 2002 quando facevano parte delle forze che insorsero contro il cambiamento e il processo democratico ", ha dichiarato Figuera.
Per il PCV è importante che il popolo venezuelano non perda di vista il carattere pseudo-democratico, l'anima golpista e destabilizzante della dirigenza che agisce oggi nell'opposizione.
"Ciò lo vediamo nel fatto che il candidato dell'opposizione non riconosce i risultati, anche quando sa che i risultati sono questi, perché se il 54% delle macchine sono state controllate e tutto va bene e i suoi stessi osservatori lo avallano, cosa sperano di ottenere con l'altro 46%?", ha chiesto il dirigente comunista che si è dichiarato favorevole a controllare il 100% delle schede elettorali o ricevute del voto che hanno eseguito i venezuelani e venezuelane nel sistema automatizzato.
Il Partito Comunista ha denunciato che la destra filo-imperialista cerca di creare un clima di dubbio sull'organo reggente del processo elettorale e sui risultati resi pubblici "prendere tempo al fine di incoraggiare l'esasperazione nel popolo", ha detto Oscar Figuera.
Figuera ha ricordato che Guillermo Aveledo alcuni giorni fa, ha dichiarato che sperava che il governo rispettasse i risultati, "Ah, sperano che il governo rispetti i risultati, ma loro non sono disposti a farlo. Ciò fa parte del comportamento pseudo-democratico di golpisti mascherati, che hanno già dimostrato nell'aprile 2002, perché sono gli stessi attori, non sono nuovi. Ciò che è accaduto è vi è stato un alto livello di impunità".
Il Gallo Rosso considera che ciò a cui mirano è sicuramente di non riconoscere definitivamente i risultati delle elezioni. "Stanno intentando un disegno cospirativo, destabilizzatore volto a creare le condizioni per portare il paese in uno scontro fratricida aperto e per farlo contano sulla mano invisibile e visibile dell'imperialismo USA insieme ai nuclei di paramilitari seminati nel nostro paese dalla destra venezuelana e internazionale", ha denunciato Figuera.
Il Partito Comunista ha invitato chi ha votato per Nicolas Maduro e per l'opposizione " ad agire con la maturità politica che richiede il momento, rifiutando ogni tipo di provocazione che mira a produrre un quadro di scontro, destabilizzazione e crisi generale per rendere la società venezuelana ingovernabile".
Ha aggiunto che "esistono i meccanismi e i modi per rendere sempre più
trasparenti i risultati, con la grande partecipazione del nostro popolo e non permettiamo come popolo la manipolazione, la provocazione che priva il processo politico venezuelano del suo sviluppo naturale laddove l'opposizione è avanzata", ha aggiunto.
Il leader comunista ha informato che, data la gravità del momento "all'alba di oggi, chiediamo ai nostri quadri dirigenti in tutto il paese di mantenere l'allerta e l'attività per evitare azioni controrivoluzionarie, reazionarie, antipatriottiche e al servizio dell'imperialismo che cerca di creare un quadro che ci porti alla guerra civile".

Le orde fasciste di Capriles assassinano quattro chavisti e danno fuoco alle sedi del PSUV, petro case e centri medici
Aporrea | aporrea.org
Nel miglior stile dell'incendio del Reichstag nel 1933 effettuato dalle orde di Hitler, le orde fasciste di Capriles hanno incendiato i Centri Diagnostici Integrali (CDI), sedi del PSUV [Partito Socialista Unificato del Venezuela], Petrocase [alloggi di edilizia pubblica costruiti con i proventi petroliferi, ndr], case di militanti del PSUV e altri atti di vandalismo.
A Táchira, è stato assassinato l'attivista chavista Henry Rangel Aroza, secondo quando rivelato dal governatore Vielma Mora.
A Miranda, orde dell'opposizione hanno assassinato il chavista Luis Ponce.
A La Limonera, un altro militante rivoluzionario è stato attaccato da queste orde.
E' stato incendiato un CDI a Palo Verde.
Nei settori Oropeza e Trapichito di Guarenas, oppositori hanno attaccato un CDI e i medici cubani di guardia.
L'ordine di attacco ai CDI è arrivato dal giornalista oppositore Nelson Bocaranda, che ha ordinato ai suoi 1,2 milioni di seguaci di attaccare un CDI dietro il pretesto che i medici cubani nascondono scatole con i voti.
Secondo la denuncia dei vicini, la polizia di Baruta si sta vestendo con camicie rosse per uccidere la gente e accusare i chavisti. 
Inoltre, le orde fasciste guidate da Richard Mardo, hanno  incendiato petrocase in Flor Amarillo, Maracay, i CDI, sedi di Mercal [supermercati con beni di prima necessità a prezzi sovvenzionati, ndr], ha riferito Mario Silva.
Nella Trigaleña sono entrate più di 150 persone al CDI, ha denunciato il governatore Ameliach, che ha schierato una squadra anti-golpista.
A San Cristobal, hanno bruciato la sede del PSUV, attaccato diverse stazioni radio comunitarie e provocato un morto a Santa Ana, il militante del PSUV Henry Rangel, hanno attaccato i CDI, Mercales e hanno attaccato case di militanti del PSUV in diverse località dello stato Táchira, ha denunciato il governatore Vielma Mora.
Ad Anzoategui hanno bruciato la casa del PSUV a Barcelona, per poi scappare. Assediano i CDI, le Simomcitos.
Aristobulo Isturiz, accusa di questi atti Capriles Radonski.
PCV e JCV riprendono la sede del Centro Nazionale Elettorale occupato dall'opposizione di Capriles

Tribuna Popular | tribuna-popular.org
16/04/2013
Militanti della Gioventù Comunista del Venezuela (JCV) e del Partito Comunista del Venezuela (PCV) insieme al popolo di Monagas, hanno ripreso questa notte la sede del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) occupata dall'opposizione caprilista. I militanti rivoluzionari accompagnati dalle Forze Armate Nazionali Bolivariane (FANB) sono avanzati con decisione fino all'edificio facendo codardamente fuggire i gruppi violenti dell'opposizione.
tratto da  Resistenze.org  traduzione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Gruppo di difesa della rivoluzione Bolivariana

venerdì 12 aprile 2013

Scriviamo alla Boldrini : PROTESTA PER LE VERGOGNOSE AFFERMAZIONI SIONISTE DELLA PRESIDENTE DELLA CAMERA BOLDRINI


Scriviamo alla Boldrini a questi indirizzi mail:
E' importante che nell'oggetto si metta:

PROTESTA PER LE VERGOGNOSE AFFERMAZIONI SIONISTE DELLA PRESIDENTE DELLA CAMERA BOLDRINI

Aggiungere data e firma e mettere in copia il Forum (forumpalestina@libero.it )

Sig.ra Boldrini, non in nostro nome!

La neoeletta Presidente della Camera, in quota SEL, si è distinta per una serie di gravissime dichiarazioni filosioniste ed interventiste rilasciate all'inizio di aprile.
Nel comunicato rilasciato al termine dei colloqui con l'ambasciatore israeliano Naor Gilon ( http://presidente.camera.it/20?shadow comunicatostampa=7024  )
 la Sig.ra Boldrini auspica il "rafforzamento delle relazioni tra Italia ed Israele", cioè con uno stato razzista, militarista e confessionale, che da 60 anni opprime brutalmente e nega ogni diritto alla popolazione originaria della Palestina, violando decine di risoluzioni dell'ONU. Lo sciopero della fame sostenuto da mesi da numerosi prigionieri politici Palestinesi, spesso imprigionati senza processo, tra cui l'eroico Issawi ormai in fin di vita, non è argomento che interessi la Boldrini, che anzi si dilunga sul presunto pericolo di "antisemitismo" ed auspica addirittura "proposte di modifiche legislative che inaspriscano le sanzioni contro chi predica l'odio e l'intolleranza", ovvero contro chi osa criticare lo stato israeliano e la colonizzazione della Palestina.
Non contenta di ciò, la Boldrini, rivolgendosi al segretario dell'ONU Ban Ki-Moon afferma che "la comunità internazionale non può assistere ai massacri in atto in Siria senza agire. Fare qualcosa è un nostro obbligo morale", chiaro invito ad ulteriori interventi sanzionatori o militari a favore dei terroristi fanatici armati che stanno tentando di gettare la Siria nel caos ( http://ilmondo.it/politica/2013-04-09siria-boldrini-ban-ki-moon-obbligo-non-assisteremassacri 231782shtml ).
Denunciamo l'ipocrisia filosionista, filoimperialista e
l'interventismo pseudo-umaniatrio dei falsi pacifisti e progressisti come la Boldrini! Rilanciamo la lotta per i diritti del popolo e dei prigionieri Palestinesi, e per la pace ed il dialogo in Siria.

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giovedì 11 aprile 2013

Morto Chàvez, Evo Morales è nel mirino dei "globalizzatori"


Morto Chàvez, Evo Morales è nel mirino dei "globalizzatori"

Vicky Pelaez * lahaine.org
traduzione da ciptagarelli.jimdo.com

Com'è facile spingere la gente ... Ma com'è difficile guidarla
(Rabindranath Tagore, 1861 - 1941)

L'agenda degli "illuminati" globalizzatori, il cui vero fine è stabilire un controllo assoluto sulle risorse natutrali del pianeta attraverso la lotta preventiva contro i leaders che osano sfidare questo processo difendendo gli interessi nazionali dei loro paesi, non ha mai riposo o intervallo.

E' permanente, irreversibile, spietata ed essi utilizzano tutti i mezzi disponibili che vanno dai più rudimentali ai più sofisticati. Per più di 14 anni hanno fatto una guerra "nascosta" contro il governo bolilvariano di Hugo Chàvez, ma non hanno mutato le loro intenzioni neppure dopo la sua morte annunciata.

Ora è il turno del primo presidente aymara della Bolivia, Evo Morales, che ha osato dichiararsi "antimperialista" guidando il suo popolo verso uno Stato del Buon Vivere, realizzando cambiamenti sostanziali con nuovi impegni sulla qualità di vita e la protezione della natura.

 Negli ultimi mesi la guerra mediatica contro Evo Morales e il suo governo si è intensificata; lo hanno definito comunista, dittatore, chavista, fidelista, individualista, egocentrico, anticlericale, narcisista, ecc. ecc. Ma c'è un elemento nuovo che consiste nel corrompere, confondere e sviare le basi tradizionali di appoggio alla gestione del presidente attraverso le Organizzazioni Non Governative (ONGs).

In realtà di tratta del riciclaggio della premessa del concetto di "democrazia controllata" elaborato e spiegato dal professore nordamericano William A. Douglas già nel 1972, nel suo libro "Developing Democracy" (Sviluppando la democrazia).

Per Douglas, la strada più sicura per mantenere l'egemonia nordamericana nel Terzo Mondo, e in questo caso in America Latina, è creare agenzie specializzate nordamericane per prendere il controllo, evitando che sia visibile, sulle organizzazioni di base perchè queste diventino strumenti per la promozione e l'imposizione degli interessi geopolitici e geoeconomici di Washington in ogni paese considerato importante per la sicurezza degli USA.

L'agitazione indigena contro un progetto di costruzione della strada Villa Tunari-San Ignacio de Moxos, che attraverserebbe il Territorio Indigeno Parco Nazionale Isiboro-Secure (TIPNIS) è uno dei casi dell'influenza delle ONGs nell'organizzazione delle nove marce contro il progetto e nella preparazione della decima, annunciata dal presidente della Confederazione dei Popoli Indigeni della Bolivia (CIDOB), Adolfo Chàvez.

Le ONGs REDD (finanziata dalla Svezia), il Fondo Verde (finanziato da Gran Bretagna, Norvegia, Australia e Messico) e altre 20 hanno partecipato attivamente a tutte queste marce.

Attualmente sono coinvolte in un progetto, questo sì davvero assurdo, tra le 64 comunità indigene degli yurakares, trinitorios, mojenos e chimanes, in totale circa 10.000 persone del TIPNIS, perchè il governo "riconosca il nostro diritto di ricevere il pagamento di compensazione per la mitigazione dei gas serra che effettuano i nostri territori".

Si sa che il progetto di questa strada esiste dal 1765 e che nel 1826, durante il governo del maresciallo José Antonio de Sucre, fu emessa una legge per unire i dipartimenti del Beni e di Cochabamba attraverso una strada e che ciò è favorevole all'economia di entrambe le regioni oltre che al benessere degli abitanti del TIPNIS.

Si sa anche che la maggioranza dei popoli indigeni della zona si è pronunciata a favore della costruzione della strada e che il governo si è impegnato a fornire, martedì 2 aprile, il rapporto finale della consultazione dei popoli del TIPNIS.

La consultazione ha raggiunto 58 delle 69 comunità indigene, 11 hanno deciso di non partecipare. In totale sono 55 le comunità che appoggiano la costruzione della strada e 3 che sono contrarie.

Nonostante il voto della maggioranza, le marce della minoranza non finiscono, dato che esistono interessi di grandi corporations che utilizzano con frequenza le ONGs per ottenere l'accesso alle risorse naturali della Bolivia.

Ufficialmente nel paese stanno operando 399 ONGs e non si sa quante altre non registrate. Si sa anche che 22 di esse sono dietro alle marce indigene. Recentemente la Confederazione Sindacale Unica dei Lavoratori Contadini ha avvertito che "dietro le marce degli indigeni dell'Oriente esiste un forte movimento politico per destabilizzare il governo".

Sembra vi sia la consegna, da parte dei globalizzatori, di alterare la stabilità socio-economica della Bolivia per non permettere che Evo Morales vinca le prossime elezioni presidenziali, nell'aprile 2014.

Da dicembre dello scorso anno è cominciata una campagna orchestrata dall'opposizione, che denuncia l'alto grado di corruzione del governo nazionale.

Successivamente si è intensificato il processo di divisione tra le basi di appoggio di Evo Morales.

La cosa strana di tutto questo processo è la coincidenza degli interessi di destra e sinistra nel'attaccare il presidente utilizzando pretesti elaborati dall'opposizione dell'élite tradizionale boliviana.

I due gruppi non hanno risparmiato sforzi per denunciare l'"evonarcisismo" e la "megalomania" del presidente, col pretesto che 16 strutture pubbliche, tra aeroporti, stadi, scuole e centri culturali e sportivi portano il nome di Morales. Sia la sinistra che la destra lo accusano di vanità perchè ha ricevuto 20 lauree Honoris Causa concessegli da diverse università straniere.

Quello di cui i suoi detrattori non tengono conto che che è stato per volontà degli abitanti dei diversi luoghi mettere il nome del presidente alle opere, come ringraziamento per aver cercato di migliorare il livello di vita costantemente ignorato dalle precedenti autorità.

L'opposizione ha paralizzato la vita economica di Oruro per 40 giorni per il mero fatto che all'aeroporto locale, che il presidente ha fatto riattivare per il funzionamento normale, sia stato cambiato il nome, da Juan Mendoza a Evo Morales, per volontà dell'Assemblea Legislativa Dipartimentale.

Questa protesta è stata così abilmente diretta che nessuno ha tenuto conto del danno che è stato fatto all'economia del dipartimento di Oruro e delle perdite che si sono dovuti accollare i suoi abitanti. E, in questo contesto, i maestri trotskisti sono stati i più attivi nel destabilizzre il dipartimento, come se non esistessero altre forme di lotta contro ciò che si ritiene un'arbitrarietà o un'ingiustizia storica.

Sorprendentemente anche vari gruppi di dirigenti minatori guidati dal segretario esecutivo della Centrale Operaia Dipartimentale (COD) di Oruro, un'organizzazione storicamente conosciuta come rivoluzionaria, si sono alleati con la destra razzista in questo sciopero. I minatori di Huanuni si sono dimenticati che, per la prima volta nella loro storia, i loro salati, grazie alla gestione dell'attuale governo di Bolivia, hanno raggiunto i 30.000 boliviani al mese.

Ma la storia non finisce qui. Appena la situazione ad Oruro si era tranquillizzata, i contadini della provincia di Manco Kapac hanno bloccato la strada Tiquina-Copacabana proprio all'inizio della Settimana Santa, in cui migliaia di credenti prendono questa via per venerare la vergine di Copacabana. I promotori dell'azione propongono un referendum per determinare la costruzione di un ponte sullo stretto di Tiquina rifiutando il dialogo con il governo.

Neppure la Confederazione Operaia Boliviana (COB), di orientamento trotskista, è rimasta indietro in questa lotta contro Evo Morales, decidendo di costruire il Partito dei Lavoratori. Il proposito di questa creazione è opporsi a Evo Morales nelle elezioni presidenziali dell'aprile 2014 e la parola d'ordine del nuovo partito è "Trema, Evo! Siamo minatori". Ma alla COB sono affiliati 6.186 minatori appartenenti al settore statale, mentre 112.000 lavoratori del ramo appartengono al settore cooperativo minerario e non hanno nulla a che vedere con la COB.

Neppure la Chiesa cattolica ha simpatia per Evo Morales. Come in Venezuela, Ecuador, Nicaragua e Argentina, questa istituzione religiosa si è opposta ai programmi sociali che favorivano i poveri.

Durante il secondo tentatvvo di colpo di stato nel giugno dell'anno scorso (il primo ha avuto luogo nell'aprile 2009), la Chiesa cattolica ha benedetto i disordini messi in atto dalla polizia.

Secondo il presidente, "in Bolivia ci sono nuovi nemici. Non più soltanto la stampa di destra ma gruppi della Chiesa Cattolica, i gerarchi della Chiesa cattolica che sono nemici della trasformazione pacifica della Bolivia".

Non ci si aspetta che con il nuovo papa Francesco le relazioni tra Evo Morales e la chiesa abbiano occasione di migliorare, a causa delle tensioni che il governo attuale ha sempre avuto con la "Agenzia di Notizie FIDES", un organo di stampa gesuita.

Secondo Evo Morales, "Quando il popolo è rovinato dallo Stato coloniale, la Chiesa cattolica non appare per salvarlo. Quando il popolo mette all'angolo lo Stato coloniale, lì appare il padre, pregando con i dirigenti, con i mediatori. Ma quando il popolo è sconfitto dallo Stato, non c'è Chiesa".

Neppure gli Stati Uniti perdonano ad Evo Morales l'espulsione delle loro agenzie USAID (Agenzia di Aiuto Esterno) e DEA (Agenzia di Lotta Antidroga) per spionaggio e tentativo di destabilizzare il paese, insieme all'ambasciatore nordamerica Philip Goldberg per aver istigato le proteste violente contro il Governo boliviano. Tutto questo spiega perchè il Dipartimento di Stato ha scritto, per quattro anni consecutivi nei suoi rapporti annuali, che la Bolivia "ha fallito manifestamente" nella lotta al narcotraffico, e questo nonostante le statistiche diverse che le autità del paese hanno mostrato in questi anni.

Sicuramente, se Evo Morales avesse accettato il ritorno della DEA, i risultati dei rapporti arebbero stati più positivi per la Bolivia. Ma la storia conserva la statistica che mostra, nel periodo 1985-1990 con la presenza della DEA, che le piantagioni di coca aumentarono da 35.000 ettari a 75.000. Ma questa è farina di un altro sacco.

Intanto, nonostante tutte le difficoltà, i sabotaggi, gli sioperi e le marce, la Bolivia prosegue il suo corso verso uno Stato del Buon Vivere.

Recentemente, nella celebrazione del 18° anniversario della creazione del partito Movimento al Socialismo (MAS), Evo Morales ha detto che continuerà "combattendo il capitalismo, l'imperialismo e il neoliberismo". Ha anche sottolineato che "ora abbiamo la Patria, abbiamo recuperato la Patria per i boliviani".

E in questa Patria, secondo il vice-presidente Alvaro Garcìa Linera, "sempre meno boliviani e, in tempi brevi, nessun boliviano, se ne andranno a dormire affamati perchè qui stiamo distribuendo la ricchezza, quello che apprtiene a tutti per favorire i più poveri, i più umili, quelli che hanno più bisogno".

Se il drammaturgo nordamericano Arthur Miller
avesse visto il processo boliviano, cominciato da Evo Morales, avrebbe certo pronunciato la sua famosa frase: "ci sono ruote che muovono ruote in questo popolo e fuochi che nutrono fuochi". Speriamo che questi fuochi siano positivi per il loro popolo e che nessun vento del Nord possa spegnerli.

(*) Giornalista peruviana
traduzione di Daniela Trollio - Centro di Iniziativa Proletaria "G.Tagarelli" - Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)


www.resistenze.org

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lunedì 8 aprile 2013

Può la tecnologia aiutare a sconfiggere la Rivoluzione Cubana?


Può la tecnologia aiutare a
sconfiggere la Rivoluzione Cubana?
7.04.2013 - Arthur GonzalezUs http://heraldocubano.wordpress.com/

Questo è ciò che la CIA pensa ed ha detto a tutti i diplo - controrivoluzionari cubani, tra cui Yoani Sánchez Cordero, trasformata nella blogger ufficiale di Washington, da quando, a Madrid, l'ha reclutata l'agente Carlos Alberto Montaner, creandole a tal fine il blog "Generazione Y".

Per molte persone che seguono il tema questo non risulta nuovo. Secondo le dichiarazioni dell'ex congressista Henry Hyde, (membro del Comitato di Intelligence della Camera 1985-1990), in Polonia, la CIA e altre agenzie federali del governo degli Stati Uniti, hanno fatto tutto ciò che si fa nei paesi dove si vuole destabilizzare un governo comunista e rafforzare la resistenza. Fornirono assistenza tecnica, finanziamenti e consulenza organizzativa. Inviarono tramite emissari, tonnellate di attrezzature, telefax, stampanti, telefoni, radio ad onde corte, videocamere, computer, fotocopiatrici e word processor.

Piani simili,  contro Cuba,  ha convenuto l'USAID nella sua Assemblea Generale tenutasi a Washington nel 2008, inviando nell'isola, con l'impiego di emissari stranieri, propaganda, telefonini e attrezzature moderne di comunicazione.
Allo stesso modo, in una riunione dell'Heritage Foundation, nel 2012, il senatore Marco Rubio ha detto che "il sistema comunista cubano potrebbe cadere se tutti i cubani avessero accesso a Internet, poiché seguirebbe la stessa sorte di quei paesi della cosiddetta "Primavera Araba" e a sua volta Ray Walser, analista politico per l'America Latina, e l'ufficiale della CIA Marc Wachtenheim hanno espresso in quel conclave che "l'amministrazione Obama deve aumentare il sostegno alla controrivoluzione interna ed inviare a Cuba nuove tecnologie, tra cui telefoni intelligenti e dispositivi USB, esplorare nuove super Wi-Fi per trasmettere a distanza l'opzione di libero accesso ad Internet senza fili a centri densamente popolati a Cuba ed espandere l'accesso a Internet fornito dalla Sezione di Interessi degli Stati Uniti a L'Avana e incoraggiare i suoi alleati europei a fare lo stesso".
Se questi piani non sono identici quelli elaborati e attuati contro la Polonia, che venga Dio e lo spieghi.
Tuttavia, l'errore è evidente e quindi non ottengono gli stessi risultati. Si dimenticano che la Rivoluzione a Cuba ha trionfato per il sostegno del popolo e non per l'aiuto dei carri armati sovietici. Sottovalutano il ruolo dei dirigenti cubani e le conquiste raggiunte dalla Rivoluzione e dimenticano la storia dei tre interventi degli Stati Uniti a Cuba e il sostegno che hanno dato ai tiranni e assassini al potere fino al 1958.

Per questo i salariati come Yoani Sánchez ed i suoi complici non hanno il sostegno del popolo cubano e sono solo incoraggiati dai diplomatici nord americani e alcuni dei loro più stretti alleati.
Questa è la differenza e lì la tecnologia non vale.


FOTO DA INTERNET INSERITE DA AUTORE BLOG
DOCUMENTO TRATTO DA 
www.cubainforma.it

sabato 6 aprile 2013

CHAVISMO CON I BAFFI / CHAVISMO CON BIGOTES / "COSI' SCAVIAMO NEI CRIMINI DELLA IV REPUBBLICA"/ "ASI' ESCARBAMOS EN LOS CRIMENES DE LA IV REPUBBLICA"


CHAVISMO CON I BAFFI

Il chavismo si mette i baffi, per la gioia dei venditori informali, che distribuiscono il gadget a ogni angolo del Venezuela: i baffoni di Nicolas Maduro, candidato alle presidenziali del 14 aprile per il Partito socialista unito (Psuv). Li sfoggiano signore prominenti, adolescenti col peercing, bambini, uomini anziani che non si sono mai fatti crescere un pelo prima: «No volveran- gridano -non torneranno»

CHAVISMO CON BIGOTES

Il chavismo se pone bigotes, para alegría y beneficio de los buhoneros, que distribuyen el adminículo en cada rincón de Venezuela: se trata de unos bigotes de material sintético, inspirados en los de Nicolas Maduro, candidato a las presidenciales del 14 abril por el Partido Socialista Unido (Psuv). Lo lucen  prominentes señores, adolescentes con peercing, niños,  ancianos que jamás se lo habían dejado crecer: «No volveran» gritan a todo pulmón.


Luisa Ortega Díaz
 «Così scaviamo nei crimini della IVRepubblica»

«Il rispetto e la difesa dei diritti umani è il fulcro della nostra costituzione», dice al manifesto Luisa Ortega Diaz, Fiscal general della Repubblica bolivariana del Ve-nezuela. La Procuratrice generale – una lunga storia nella sinistra radicale venezuelana - ci riceve nel suo studio al Ministerio Publico, a Caracas. Per prima cosa, tiene a parlare della Commissione verità e giustizia, che ha promosso e presiede, e della legge contro l’oblìo che l’ha resa possibile, l’anno scorso. «Uno strumento – spiega – per sanzionare i crimini, le torture e le sparizioni, commessi durante la IV Repubblica dal 1958 al 1998.


Luisa Ortega Díaz
«Asì escarbamos en los crímenes de la IV República»

«El respeto y la defensa de los derechos humanos es el punto clave sobre el que se apoya nuestra constitución», dice a Il Manifesto Luisa Ortega Diaz, Fiscal General de la República Bolivariana de Venezuela. La Fiscal – con  una larga historia en la izquierda radical venezolana - nos recibe en su estudio del Ministerio Publico, en Caracas. Como primera cosa, nos habla de la Comisión Verdad y Justicia, que ella promueve y preside, y de la ley contra el olvìdo que la ha hecho  posible, el año pasado. «Un instrumento – explica – que permite sancionar los crímenes, las torturas y las desapariciones, cometidas durante la IV Repubblica, desde 1958 hasta 1998».