giovedì 11 luglio 2013

TKP: Il popolo egiziano sconfiggerà sia l'imperialismo degli Stati Uniti sia i capitalisti egiziani (PC Turco)


TKP: Il popolo egiziano sconfiggerà sia l'imperialismo degli Stati Uniti sia i capitalisti egiziani

PC di Turchia (TKP) | solidnet.org


Il Partito Comunista di Turchia ha rilasciato una dichiarazione sulla caduta di Mohamed Morsi. Il Partito evidenzia il motivo per cui il popolo non potrà dar vita a una vera alternativa, vista la presa del potere da parte del generale filoamericano Sisi. Il TKP ha inoltre affermato che il sogno di un nuovo-ottomanesimo dell'AKP, il partito di Erdogan è giunto al termine.

Nel seguito la dichiarazione del Comitato Centrale del Partito Comunista di Turchia (TKP) titolata: "Il popolo d'Egitto, che ha sconfitto le dittature, prima o poi sconfiggerà gli USA e i capitalisti":

"In Egitto il popolo ha scosso il dominio del filo-americano Mubarak.

Tuttavia, il popolo egiziano non poteva creare un'alternativa popolare alla dittatura di Mubarak. Gli Stati Uniti e i capitalisti conservatori d'Egitto, i quali ritenevano che un governo islamista avrebbe servito meglio i propri piani regionali, hanno creato la loro alternativa. E' così che Mohamed Morsi, leader dei Fratelli Musulmani e caro amico del Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan, ha preso il potere.

Il popolo non ha accettato la dittatura reazionaria di Morsi. E' sceso in strada nuovamente e ha detronizzato Morsi. Ma ancora una volta il popolo non è in grado di creare una vera alternativa.

Gli USA hanno realizzato che non c'è modo di adattare all'Egitto il modello di "Islam moderato", applicato dai Fratelli Musulmani. Così per controllare il movimento popolare e proteggere gli interessi americani, gli Stati Uniti hanno incoraggiato l'esercito egiziano a intervenire.

Alla fine, il filoamericano Morsi ha lasciato ed è stato sostituito dal generale filoamericano Sisi.

Il popolo d'Egitto, capace di rovesciare i dittatori, non riesce ad aprire la via alla vera libertà.

In Egitto hanno perso i Fratelli Musulmani, che seguivano la stessa linea dell'omologo turco Erdogan. Il movimento popolare in Egitto, ha preso coscienza che però si trova in un vicolo cieco. Si tratta di un'importante conquista politica. La caduta della dittatura di Morsi è la caduta dell'Islam moderato filo-americano e dei sogni neo-ottomani di Erdogan e Davutolu.

Ma per una reale vittoria, il popolo d'Egitto deve unirsi attorno a un autentico programma rivoluzionario e sbarazzarsi dei filoamericani islamismi, laici o liberali che siano.

Sappiamo che la lotta del popolo non finirà qui. Le masse lavoratrici certamente costruiranno un ordine di liberi ed uguali, cosicché falliscano i piani imperialisti.

Il popolo della Turchia dovrebbero imparare da quello che è successo in Egitto. La dittatura dell'AKP non durerà a lungo. Ma questo non basta. Il popolo deve organizzare e creare un'alternativa a Erdogan attraverso un programma rivoluzionario. Non devono permettere ai Mubarak e ai Sisi locali di prendere il potere".
DA :

25 verità sul caso Evo Morales / Edward Snowden-25 verdades sobre el caso Evo Morales/Edward Snowden



25 verità sul caso Evo Morales / Edward Snowden

Salim Lamrani * | resistir.info - operamundi.uol.com.br
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/07/2013

A seguito di un ordine da Washington, Francia, Italia, Spagna e Portogallo, hanno proibito il volo all'aereo presidenziale

Il caso Edward Snowden è stato all'origine di un grave
incidente diplomatico tra la Bolivia e diversi paesi europei. A seguito di un ordine da Washington, Francia, Italia, Spagna e Portogallo hanno proibito all'aereo presidenziale di Evo Morales di sorvolare sul loro territorio.

1. Dopo una visita ufficiale in Russia per partecipare a un vertice dei paesi produttori di gas, il presidente Evo Morales ha preso il suo aereo per tornare in Bolivia.

2. Gli Stati Uniti, pensando che Edward Snowden, ex agente CIA e della NSA, autore delle rivelazioni sulle operazioni di spionaggio del suo paese, fosse sull'aereo presidenziale, ha ordinato a quattro paesi europei, Francia, Italia, Spagna e Portogallo, di proibire il sorvolare del loro spazio aereo a Evo Morales.

3. Parigi ha immediatamente soddisfatto l'ordine proveniente da Washington e ha annullato l'autorizzazione di sorvolo del proprio territorio che era stato concessa alla Bolivia il 27 giugno 2013, mentre l'aereo presidenziale si trovava a pochi chilometri dal confine francese.

4. Così, Parigi ha messo in pericolo la vita del Presidente boliviano, il quale è dovuto atterrare in emergenza in Austria, per mancanza di carburante.

5. Dal 1945, nessuna nazione al mondo ha impedito a un aereo presidenziale il sorvolo del proprio territorio.

6. Parigi, oltre che a scatenare una crisi di estrema gravità, ha violato il diritto internazionale e l'immunità diplomatica assoluta del quale gode qualsiasi Capo di Stato.

7. Il governo socialista di François Hollande ha seriamente compromesso il prestigio della nazione. La Francia appare agli occhi del mondo come un paese servile e docile, che non esita un attimo ad obbedire agli ordini di Washington, contro i propri interessi.

8. Prendendo una tale decisione, Hollande ha denigrato la voce della Francia sulla scena internazionale.

9. Parigi diventa anche oggetto di risate nel mondo. Le rivelazioni fatte da Edward Snowden hanno portato alla scoperta che gli Stati Uniti spiano diversi paesi dell'Unione Europea, tra cui la Francia. A seguito di queste rivelazioni, François Hollande ha chiesto pubblicamente e fermamente a Washington di fermare tali atti ostili. Tuttavia, in contraddizione, il Palazzo dell'Eliseo ha seguito fedelmente gli ordini della Casa Bianca.

10. Dopo aver scoperto che si trattava di una informazione falsa e che Snowden non era sull'aereo, Parigi ha deciso di annullare il divieto.

11. Italia, Spagna e Portogallo hanno seguito anch'esse gli ordini di Washington e hanno proibito a Evo Morales il sorvolo sul proprio territorio prima di cambiare idea, dopo aver appreso che l'informazione non era vera e consentire al presidente boliviano di proseguire il suo percorso.

12. In precedenza, la Spagna ha perfino richiesto di visionare l'aereo presidenziale in violazione di tutte le leggi internazionali. "Questo è un ricatto; non lo consentiamo per una questione di dignità. Aspetteremo il tempo necessario", ha replicato il Presidente boliviano. "Non sono un criminale",  ha dichiarato Evo Morales.

13. La Bolivia ha denunciato un attacco contro la sua sovranità e contro l'immunità del suo presidente. "Si tratta di una istruzione del governo degli Stati Uniti", secondo La Paz.

14. L'America Latina ha condannato all'unanimità l'atteggiamento della Francia, Spagna, Italia e Portogallo.

15. L'Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), ha convocato d'urgenza una riunione straordinaria dopo questo scandalo internazionale e ha espresso la sua "indignazione" attraverso il suo Segretario Generale Ali Rodriguez.

16. Venezuela ed Ecuador hanno condannato "l'offesa" e l'"attacco" contro il Presidente Evo Morales.

17. Il Presidente Nicolas Maduro del Venezuela ha condannato "l'aggressione rude, brutale, inadeguata ed incivile".

18. Il Presidente ecuadoriano Rafael Correa ha espresso la sua indignazione: "La Nostra America non può tollerare tanto abuso!"

19. Nicaragua ha denunciato una "azione criminale e barbara".

20. L'Avana ha criticato l'"atto inaccettabile, infondato ed arbitrario, che offende tutta l'America Latina e i Caraibi".

21. La Presidentessa dell'Argentina Cristina Fernandez, ha espresso la sua costernazione: "In definitiva sono tutti matti. Il Capo dello Stato ed il suo aereo hanno la totale immunità. Non ci può essere questo grado di impunità".

22. Attraverso la voce del suo Segretario Generale José Miguel Insulza, l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) ha condannato la decisione dei paesi europei: "Non ci sono circostanze alcune per commettere tali azioni ai danni del presidente della Bolivia. I paesi coinvolti devono fornire una spiegazione, i motivi per cui hanno preso questa decisione, soprattutto perché questa ha messo in pericolo la vita del presidente di un Paese Membro dell'OEA".

23. L'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA), ha denunciato "la palese discriminazione e minaccia all'immunità diplomatica di un Capo di Stato".

24. Invece di concedere asilo politico alla persona che gli ha permesso di scoprire che sono vittima di spionaggio ostile, l'Europa, in particolare la Francia, non esita a a dar via ad una crisi diplomatica, con l'obiettivo di consegnare Edward Snowden agli Stati Uniti.

25. Questo caso illustra che se l'Unione Europea è una potenza economica, è un nano politico e diplomatico incapace di assumere una posizione indipendente nei confronti degli Stati Uniti.

* Salim Lamrani è Dottore in Studi Iberici e Latino-americani presso l'Università Paris Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani è professore presso l'Università di La Reunion e giornalista, specialista delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Il suo ultimo libro è The Economic War Against Cuba. A Historical and Legal Perspective on the U.S. Blockade, New York, Monthly Review Press, 2013, con introduzione di Wayne S. Smith e prefazione di


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25 verdades sobre el caso Evo Morales/Edward Snowden

Tras una orden de Washington, Francia, Italia, España y
Portugal le prohibieron al avión presidencial sobrevuelo

El caso Edward Snowden estuvo al origen de un grave incidente diplomático entre Bolivia y varios países europeos. Tras una orden de Washington, Francia, Italia, España y Portugal le prohibieron al avión presidencial de Evo Morales sobrevolar su territorio.

1. Tras un viaje oficial a Rusia para asistir a una cumbre de países productores de gas, el Presidente Evo Morales tomó su avión para regresar a Bolivia.

2. Estados Unidos, pensando que Edward Snowden, ex agente de la CIA y de la NSA autor de las revelaciones sobre las operaciones de espionaje de su país se encontraba en el avión presidencial, ordenó a cuatro países europeos, Francia, Italia, España y Portugal, que le prohibiera el sobrevuelo de su espacio aéreo a Evo Morales
.
3. París cumplió inmediatamente la orden procedente de Washington y canceló la autorización de sobrevuelo de su territorio que había otorgado a Bolivia el 27 de julio de 2013, mientras que el avión presidencial se encontraba a apenas unos kilómetros de las fronteras francesas.

4. Así, París puso en peligro la vida del Presidente boliviano, el cual tuvo que aterrizar en emergencia en Austria, por falta de combustible.

5. Desde 1945, ninguna nación del mundo ha impedido a un avión presidencial sobrevolar su territorio.

6. París, además de desatar una crisis de una extrema gravedad, violó el derecho internacional y la inmunidad diplomática absoluta del cual goza todo Jefe de Estado.

7. El gobierno socialista de François Hollande atentó gravemente al prestigio de la nación. Francia aparece ante los ojos del mundo como un país servil y dócil que no vacila un solo instante en obedecer a las órdenes de Washington, contra sus propios intereses.

8. Al tomar semejante decisión, Hollande desprestigió la voz de Francia en la escena internacional.
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9. París también se vuelve objeto de risa en el mundo entero. Las revelaciones hechas por Edward Snowden permitieron descubrir que Estados Unidos espiaba a varios países de la Unión Europea, entre los cuales Francia. Tras esas revelaciones, François Hollande pidió pública y firmemente a Washington que parar esos actos hostiles. No obstante, en entresijos, el Palacio del Elysée siguió fielmente las órdenes de la Casa Blanca.

10. Tras descubrir que se trataba de una información falsa y que Snowden no se encontraba en el avión, París decidió anular la prohibición.

11. Italia, España y Portugal también siguieron las órdenes de Washington y prohibieron a Evo Morales el sobrevuelo de su territorio, antes de cambiar de opinión tras enterarse de que la información no era verídica y permitir al Presidente boliviano seguir su ruta.

12. Antes de ello, España hasta exigió revisar el avión presidencial en violación de todas las normas legales internacionales. “Esto es un chantaje; no lo vamos a permitir por una cuestión de dignidad. Vamos a esperar todo el tiempo necesario”, replicó la Presidencia boliviano. “No soy un criminal”, declaró Evo Morales.

13. Bolivia denunció un atentado contra su soberanía y contra la inmunidad de su presidente. “Se trata de una instrucción del gobierno de Estados Unidos”, según La Paz.

14. América Latina condenó unánimemente la actitud de Francia, España, Italia y Portugal.

15. La Unión de Naciones Suramericanas (UNASUR) convocó en urgencia una reunión extraordinaria tras este escándalo internacional y expresó su “indignación” mediante la voz de su Secretario General Ali Rodríguez.

16. Venezuela y Ecuador condenaron “la ofensa” y “el atentado” contra el Presidente Evo Morales.

17. El Presidente Nicolás Maduro de Venezuela condenó “una agresión grosera, brutal, inadecuada y no civilizada”.

18. El Presidente ecuatoriano Rafael Correa expresó su indignación: “¡Nuestra América no puede tolerar tanto abuso!”

19. Nicaragua denunció una “acción criminal y bárbara”.

20. La Habana fustigó “acto inadmisible, infundado y arbitrario que ofende a toda la América Latina y el Caribe”.

21. La Presidenta argentina Cristina Fernández expresó su consternación: “Definitivamente están todos locos. Jefe de Estado y su avión tiene inmunidad total. No puede ser este grado de impunidad”.

22. Mediante la voz de su Secretario General José Miguel Insulza, la Organización de Estados Americanos (OEA) condenó la decisión de los países europeos: “No existe circunstancia alguna para cometer tales acciones en detrimento del presidente de Bolivia. Los países involucrados deben dar una explicación de las razones por las cuales tomaron esta decisión, particularmente porque ello puso en riesgo la vida del primer mandatario de un País Miembro de la OEA”.

23. La Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América (ALBA) denunció “una flagrante discriminación y amenaza a la inmunidad diplomática de un Jefe de Estado”.

24. En vez de otorgar el asilo político a la persona que le permitió descubrir que era víctima de espionaje hostil, Europa, particularmente Francia, no vacila en crear una grave crisis diplomática con el objetivo de entregar a Edward Snowden a Estados Unidos.

25. Este caso ilustra que si la Unión Europea es una potencia económica, es un enano político y diplomático incapaz de adoptar una postura independiente hacia Estados Unidos.

*Salim Lamrani es Doctor en Estudios Ibéricos y Latinoamericanos de la Universidad Paris Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani es profesor titular de la Universidad de La Reunión y periodista, especialista de las relaciones entre Cuba y Estados Unidos. Su último libro se titula The Economic War Against Cuba. A Historical and Legal Perspective on the U.S. Blockade, New York, Monthly Review Press, 2013, con un prólogo de Wayne S. Smith y un prefacio de Paul Estrade.

Contacto: lamranisalim@yahoo.fr ; Salim.Lamrani@univ-reunion.fr

www.resistenze.org
 

foto inserite da autore blog corrente

venerdì 5 luglio 2013

Radici storiche della crisi sociale in Brasile di Michel Chossudovsky


Radici storiche della crisi sociale in Brasile – Il ruolo del FMI

Michel Chossudovsky | globalresearch.ca
Milioni di persone in tutto il Brasile si sono unite in uno dei più grandi movimenti di protesta nella storia del paese. Ironia della sorte, la rivolta sociale si dirige contro le politiche economiche di una sedicente e autoproclamata alternativa "socialista" al neoliberismo guidata dal governo del Partito dei Lavoratori (PT) del presidente Dilma Rousseff.

La "forte cura economica" del FMI che include misure di austerità e privatizzazione dei programmi sociali, è stata realizzata sotto la bandiera "progressista" e "populista" del PT, in accordo con le potenti élite economiche del Brasile e in stretto legame con la Banca Mondiale, il FMI e Wall Street.

Nonostante il governo del PT si presenti come una "alternativa" al neoliberismo, impegnato nella riduzione della povertà e la redistribuzione della ricchezza, la sua politica monetaria e fiscale è nelle mani dei suoi creditori di Wall Street.

Ironicamente, il governo PT di Dilma Rousseff e del suo predecessore Luis Ignacio da Silva è stato lodato dal FMI per:
"Una notevole trasformazione sociale in Brasile, supportata dalla stabilità macroeconomica e della qualità della vita".

Le realtà sociali sottostanti sono tutt'altre. Le "statistiche" della Banca Mondiale sulla povertà sono grossolanamente manipolate. Solo l'11 per cento della popolazione, secondo la Banca Mondiale si trova al di sotto della soglia di povertà. Il 2,2 % della popolazione vive in condizioni di estrema povertà.

Le condizioni di vita in Brasile sono crollate dopo l'ascesa del PT nel 2003. Milioni di persone sono state emarginate e impoverite tra cui una significativa parte della classe media urbana.

Nonostante il PT presenti un immagine "progressista" orientata al popolo, ufficialmente contraria alla "globalizzazione delle corporation", l'agenda macroeconomica è stata rafforzata. Il governo del PT ha sistematicamente manipolato le sue basi, al fine di imporre ciò che il "Congresso di Washington " descrive come "una struttura politica forte".

Gli investimenti infrastrutturali di miliardi di dollari orientati al profitto sulla Coppa del Mondo nel 2014 e le Olimpiadi nel 2016, foraggiati dalla corruzione corporativa, hanno contribuito a un significativo aumento del debito estero del Brasile, che a sua volta ha rafforzato il controllo della politica economica da parte dei suoi creditori di Wall Street.

Il movimento di protesta è in gran parte composto da persone che hanno votato per il PT.
Il consenso di base del governo del PT si è rotto. La base del PT si è rivolta contro il governo.

Storia: il tradimento del Partito dei Lavoratori

Il Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores) è ormai al potere da oltre dieci anni.

La crisi sociale in Brasile è la conseguenza dell'agenda macroeconomica lanciata all'inizio dell'ascesa di Luis Ignacio da Silva alla presidenza, nel 2003.

L'elezione di Lula nel 2002, incarnò la speranza di un intero popolo. Rappresentava uno schiacciante voto contro la globalizzazione e il modello neoliberista, che ha portato in tutta l'America Latina povertà di massa e disoccupazione.

L'elezione di Lula nell'autunno del 2002, fu percepita come un importante punto di rottura, un mezzo per abrogare il quadro politico del suo predecessore Fernando Henrique Cardoso.

Mentre era osannata in coro dai movimenti progressisti di tutto il mondo, l'amministrazione di Lula veniva allo stesso tempo applaudita dai principali protagonisti del modello neoliberista. Nelle parole del Direttore Amministrativo del FMI, Horst Kohler:
"Sono entusiasta [per il governo Lula]; ma è meglio dire che sono profondamente colpito dal Presidente Lula ... il FMI ascolta il Presidente Lula e la squadra di economisti, è nella nostra filosofia".

Nessuna meraviglia che il FMI fosse "entusiasta". Le principali istituzioni della gestione economica e finanziaria sono state consegnate su un piatto d'argento a Wall Street e a Washington.

Il FMI e la Banca Mondiale hanno lodato il governo del PT per il suo impegno per "solide fondamenta macroeconomice". Anche il Fondo Monetario Internazionale è interessato, il Brasile "è sulla buona strada", in conformità con i parametri del FMI.
La Banca Mondiale ha elogiato sia il governo Lula che quello di Dilma: "Il Brasile sta portando avanti un programma sociale audace con responsabilità fiscale".

Secondo il professor James Petras:
"La maggior parte dei responsabili politici di Wall Street e Washington, sorpresi dalla scelta di Lula di una squadra di economisti ortodossa liberale, erano
letteralmente in estasi quando esso iniziò a promuovere con forza un radicale programma neoliberista, tra cui la privatizzazione della sicurezza sociale, la notevole riduzione delle pensioni per i dipendenti pubblici e la riduzione dei costi, facilitando le esigenze dei capitalisti per colpire i lavoratori". (Global Research, 2003)


Secondo Marcos Arruda, del PACS, un centro di ricerca non governativo a Rio de Janeiro:
"La squadra economica di Lula perseguendo le politiche imposte dal FMI sta sfasciando le prestazioni sociali non solo per i pensionati, ma anche per i disabili e le famiglie più povere". Il perseguimento di politiche economiche ortodosse ha anche portato il tasso di disoccupazione ufficiale al 12 per cento, mentre i tassi di interesse interni si attestano al 26,5 per cento, tra i più alti tassi al mondo. A San Paolo, la città più grande del Brasile, la disoccupazione ha raggiunto il 20 per cento". (Vedere Roger Burbach, Global Research, giugno 2003)

Il Brasile sotto il governo del PT non solo ha portato avanti un neoliberismo "dal volto umano", ma ha anche sostenuto la militarizzazione dell'America Latina e dei Caraibi condotta dagli USA.

Lula aveva stabilito un rapporto personale con George W. Bush. Sebbene fosse un convito critico della guerra in Iraq guidata dagli Usa e un sostenitore di Hugo Chavez, tacitamente sosteneva anche gli interessi strategici degli Stati Uniti in America Latina.

Sulla scia del colpo di stato ad Haiti patrocinato dagli USA-Francia-Canada, nel febbraio 2004, contro il governo regolarmente eletto di Jean Bertrand Aristide, il presidente Luis Ignacio da Silva approvò l'occupazione militare di Haiti e inviò truppe brasiliane a Port au Prince, sotto gli auspici della Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite (MINUSTAH).

Questo articolo pubblicato da Global Research e resistir.info nell'Aprile 2003, all'inizio del governo del PT di Luis Ignacio da Silva, descrive come, fin dall'inizio, la guida del PT ha tradito un'intera nazione.

Nessun cambiamento significativo può derivare da un dibattito su "un'alternativa al neoliberismo", la quale in superficie sembra essere "progressista", ma che di fatto accetta tacitamente come legittimo diritto dei "globalizzatori" di dominare e depredare il mondo in via di sviluppo.

Il movimento di protesta sociale che ha travolto il Brasile è il risultato di 10 anni di repressione economica di "libero mercato" sotto la maschera di una "agenda progressista".
Tratto da :


 foto inserite da autore blog corrente

Intellettuali del mondo esprimono la loro indignazione per l’affronto a Evo Morales


Intellettuali del mondo
esprimono la loro indignazione per l’affronto a Evo Morales

La Rete degli Intellettuali e Artisti in Difesa dell’Umanità, capitolo Bolivia, ha  espresso la sua indignazione di fronte all’tentato perpetrato nel pomeriggio di martedì 2 luglio contro il  presidente Evo Morales. Hanno assicurato che questa azione di violenza è stata pianificata dagli Stati Uniti con chiara complicità dei vari Stati europei.
Per gli intellettuali, negare il passaggio nello spazio aereo  o di fare uso del diritto di un controllo tecnico dell’aereo FAB.001 del presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia da parte di alcuni paesi europei, non solo è un offesa contro il primo presidente indigeno dell’America Latina, ma anche contro il processo d’integrazione e costruzione della Patria Grande.
Inoltre hanno assicurato che la Patria Grande sta recuperando la sua sovranità e lasciando in dietro la sua condizione di cortile posteriore degli Stati Uniti.
La vile e criminale aggressione contro Evo Morales è un segnale di minaccia di quanto l’imperialismo è disposto a fare per eliminare i presidenti e i popoli indigeni dell’America Latina, per distruggere la dignità e la sovranità recuperate e per riprendersi le nostre ricchezze naturali, hanno sottolineato.
Gli intellettuali e gli artisti hanno incitato i loro popoli,  i governi dell’America Latina e dell’Europa che soffrono per la prepotenza delle loro cupole politiche ed economiche, a denunciare e condannare questo atteggiamento neocoloniale della Spagna, Francia, Portogallo e Italia, colonie di una potenza decadente Già non è tempo d’imperi o di colonie, ma è tempo di popoli e di dignità.
La rete ha anche considerato che Morales è un chiaro esempio di come si possono costruire processi di cambio a favore dell maggioranze popolari da posizioni chiaramente anticolonialiste e antimperialiste.
È stato ricordato che il capo dello Stato della Bolivia ha
affrontato l’Amministrazione di Compimento delle Leggi sulle Droghe, DEA in inglese, ha espulso l’ambasciatore degli Stati Uniti e l’Agenzia degli USA per lo Sviluppo Internazionale, USAID.
Nella notte di martedì 2,  il  vicepresidente boliviano, Álvaro García Linera, ha mandato un messaggio alla nazione nel quale ha avvisato il mondo che il presidente era stato sequestrato dall’imperialismo, dopo che vari paesi dell’Europa gli avevano proibito il passaggio sul loro territorio.
Evo Morales ha denunciato che il sequestro del suo aereo in terre europee risponde ad una politica imperiale che vuole intimorire e minacciare tutti quei paesi e governi che pensano in modo differente e non si arrendono  agli interessi egemonici.
Il presidente ha considerato assurdo che alcuni governi dell’Europa credessero che trasportava a bordo del suo aereo l’ex tecnico della CIA, Edward Snowden.
"Snowden non è un giocattolo, nè un oggetto che si porta via! È una persona!” ha segnalato ancora Morales.
(Cubasí/ Traduzione Granma Int.)

Foto da internet  inserite da autore blog corrente