sabato 22 marzo 2014

Aumentano le conseguenze mortali della repressione del governo turco - Incrementan las consecuencias mortales de la represion del gobierno turco



Andrés Burbano* | unidadylucha.es

Nel quartiere popolare di Okmeydani a Istanbul si è accesa la fiamma dell'indignazione e le proteste si sono estese nelle principali città della Turchia. Il motivo è la morte del giovane Berkin Elvan di solo 15 anni, settima vittima dall'inizio delle proteste susseguitesi dal maggio dello scorso anno.

Durante queste proteste piazza Taksim, storico centro della protesta del movimento operaio, è diventata un simbolo della lotta. La repressione dello Stato ha portato a violenti scontri, nei quali la polizia ha anche assaltato le sedi di organizzazioni operaie, scontri dagli esiti sanguinosi: con centinaia di feriti e di arresti e 7 morti.

Nel caso di Berkin Elvan, il giovane è stato vittima della violenta repressione scatenata dal governo di Erdogan contro le proteste popolari senza che nemmeno vi abbia partecipato. È stato colpito da una bomboletta di gas lacrimogeno lanciato dalla polizia mentre stava andando a comprare il pane, ed è rimasto in coma per nove mesi, e, infine, è morto martedì scorso. La morte di Berkin rimane impunita e le autorità non hanno fatto alcuna indagine su quello che è successo. Nel mese di agosto dello scorso anno, quando Berkin era già in coma in ospedale, la madre ha cercato di leggere un manifesto in sua memoria in Piazza Taksim, ma è stata violentemente sgomberata dalla polizia.

Dopo la morte di Berkin, nell'ospedale del quartiere operaio di Okmeydani si sono concentrate progressivamente migliaia di persone per accompagnare il dolore della famiglia del ragazzo. Ma ancora una volta si è presentata la repressione dello Stato turco, e poco dopo la polizia si è violentemente scagliata sulla folla. In una sinistra coincidenza, un uomo è stato ferito dall'impatto di un lacrimogeno nello stesso modo che accadde a Berkin Elvan mesi fa.

L'indignazione non si è fatta attendere e a Okmeydani sono scoppiate le proteste e sono state erette barricate. Da quello stesso giorno, durante tutta la notte e il giorno seguente, nelle principali città della Turchia si sono animate manifestazioni e scontri con la polizia. A Istanbul, il funerale è diventata una manifestazione popolare contro la repressione e contro il governo di Erdogan. Organizzazioni politiche e sindacali hanno convocato nuove manifestazioni per dar seguito alla protesta.

Il popolo lavoratore turco dall'ondata di proteste dell'anno scorso ha preso coscienza del carattere di classe dell'apparato repressivo dello Stato. Anche se nessuna sentenza giudiziaria si è prodotta, la morte di Elvan Berkin non resterà impunita. Per le strade di tutta la Turchia, la classe operaia e i settori popolari dimostrano che la repressione si scontrerà con la rabbia popolare, e come segnala il Partito Comunista di Turchia, il popolo chiederà il conto agli assassini.

*membro dell'Area Internazionale PCPE


Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

  (ADEM ALTAN/AFP/Getty Images)


 En el distrito obrero de Okmeydani en Estambul ha prendido la llama de la indignación, y las protestas se han extendido por las principales ciudades de Turquía. El motivo es la muerte del joven Berkin Elvan de tan solo 15 años, sexta víctima mortal de las protestas que se iniciaron en mayo del año pasado.
Durante estas protestas la plaza de Taksim, histórico centro de protesta del movimiento obrero, se convirtió en un símbolo de la lucha, y como no, la represión del Estado motivó violentos enfrentamientos que dejaron centenares de heridos y detenidos, así como 7 muertos, y en los que la policía también asaltó las sedes de organizaciones obreras.
En el caso de Berkin Elvan, el joven fue víctima de la violenta represión desatada por el gobierno de Erdogan contra las protestas populares sin ni siquiera participar en las mismas. Recibió el impacto de una lata de gas lacrimógeno lazado por la policía cuando iba a comprar el pan, y permaneció durante 9 meses en coma, hasta fallecer finalmente el martes pasado. La muerte de Berkin sigue estando en la impunidad, y las autoridades no han realizado ninguna investigación para aclarar lo sucedido. En agosto del año pasado, cuando Berkin ya se encontraba en coma en el hospital, su madre intentó leer un manifiesto en su memoria en la plaza de Taksim, pero fue expulsada violentamente por la policía.
Tras el fallecimiento de Berkin, en el hospital del distrito obrero de Okmeydani fueron congregándose progresivamente decenas de personas para acompañar el dolor de la familia del pequeño. Pero nuevamente la represión del Estado turco hizo acto de presencia, y poco después la policía cayó violentamente sobre los congregados. En una siniestra coincidencia, un hombre resultó herido por el impacto de una lata de gas lacrimógeno de la misma manera que le paso a Berkin Elvan meses atrás.
La indignación no se hizo esperar y en Okmeydani estallaron las protestas y se levantaron barricadas. Desde ese mismo día, durante toda la noche, y al día siguiente, en las principales ciudades de Turquía se han sucedido las manifestaciones y enfrentamientos con la policía. En Estambul, el funeral se convirtió en una manifestación popular contra la represión y contra el gobierno de Erdogan, y después del mismo organizaciones políticas y sindicales han convocado nuevas manifestaciones.
El pueblo trabajador turco desde la oleada de protestas del año pasado ha ido tomando conciencia del carácter clasista del aparato represivo del Estado. Aunque no se produzca ninguna sentencia judicial, la muerte de Berkin Elvan no quedará impune. En las calles de toda Turquía, la clase obrera y los sectores populares están demostrando que la represión se encontrará con la ira popular, y como señala el Partido Comunista de Turquía, el pueblo le pedirá cuentas a los asesinos.


Andrés Burbano, miembro del Área de Internacional-

venerdì 21 marzo 2014

Dichiarazione dell'INIZIATIVA contro l'anticomunismo, la messa al bando dei partiti comunisti e dei loro simboli.




Iniziativa dei Partiti comunisti e operai d'Europa | initiative-cwpe.org

14/03/2114

Le vicende e fatti storici devono essere valutati sulla base dell'esperienza storica, col criterio della lotta e degli interessi dei lavoratori.

Dagli anni Novanta assistiamo alla continua falsificazione della storia. La volgare e intellettuale ondata di anticomunismo che ossessiona l'Europa sta tentando di screditare il contributo storico del socialismo in Unione sovietica e negli altri paesi socialisti. Questa campagna è in incessante aumento, proporzionalmente al continuo peggioramento del tenore di vita della maggioranza della popolazione dei paesi dell'Unione europea.

La "INIZIATIVA dei Partiti comunisti e operai per lo studio, lo sviluppo delle questioni europee e il coordinamento delle loro attività" denuncia l'immoralità degli argomenti delle forze anticomuniste, che oggi hanno il potere e il controllo dei meccanismi di propaganda.

1. Le modifiche del codice penale approvate dai parlamenti di alcuni paesi ex socialisti dell'Ue sono una continuazione dell'offensiva ideologico-politica della classe dominante per imporre i propri interessi.

2. La modifica del codice penale si basa sulle prevalenti teorie del totalitarismo, tracciate durante il XX secolo negli Stati uniti come arma ideologica nella lotta contro l'Unione sovietica, contro il socialismo. Esse stabiliscono un parallelismo tra nazismo e comunismo. Quella del totalitarismo è divenuta l'ideologia ufficiale dell'Unione europea e dei governi di molti stati membri, come di quelli di altri stati capitalisti. Il fine della legislazione anticomunista è il rafforzamento della dittatura del capitale. I sostenitori del sistema sono consapevoli del fatto che la maggioranza dei lavoratori non ha un'opinione positiva sul sistema, e si concentrano quindi sull'indottrinamento, la manipolazione e l'intimidazione dei popoli. L'obiettivo è la criminalizzazione della lotta per il socialismo, la vera alternativa al capitalismo, in modo che le persone siano intimidite e rinuncino alla lotta per l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo.

3. L'intensificazione dell'offensiva anti-comunista nel suo complesso e in particolare nei paesi ex socialisti, con il divieto dei simboli comunisti, è cresciuta durante la crisi del capitalismo, peggiorando la situazione della classe operaia, disilludendo gli strati popolari e accentuando la paura e l'insicurezza per il futuro. Caratteristico è il caso dell'Ucraina, dove Stati uniti e Unione europea sostengono un governo a cui partecipano anche i partiti fascisti. Denunciamo l'anticomunismo e gli atti di vandalismo contro i monumenti di Lenin e gli altri monumenti antifascisti. Condanniamo i piani per vietare il Partito comunista e l'ideologia comunista in Ucraina.

La campagna anticomunista ha anche esempi concreti in altri paesi europei, dove è portata avanti con meccanismi giuridici incentratati sull'impedimento delle attività dei Partiti comunisti e operai, con una campagna ideologica volta a screditare la lotta per il socialismo, mostrando quindi la paura della classe dirigente circa la possibilità di una crescita dell'azione rivoluzionaria tra le masse lavoratrici.

L'offensiva anticomunista va anche di pari passo con l'aumento dell'aggressività imperialista e tenta di ostacolare la lotta dei comunisti contro la guerra e gli interventi imperialisti di Usa, Nato ed UE dalle dolorose conseguenze per i popoli.

4. Dentro tali sviluppi si segnalano la crescita delle forze del fascismo ed il rafforzamento delle tendenze filo-fasciste, il razzismo, la xenofobia e il militarismo. Il capitalismo è la matrice del fascismo, il suo strumento contro la lotta del movimento operaio e comunista.

5. La modifica del codice penale rappresenta un supporto legale per i processi e gli interventi politici che ostacolano la ricerca storica oggettiva, pregiudicando le sue conclusioni e utilizzandole per calunniare socialismo.

La "INIZIATIVA dei Partiti comunisti e operai per lo studio, lo sviluppo delle questioni europee e il coordinamento delle loro attività" invita i lavoratori ad una maggiore resistenza contro la persecuzione e
la messa fuori legge dei partiti comunisti e operai e dei loro simboli, per abolire nella pratica ogni misura anticomunista. La lotta della classe operaia deve considerare quest'azione come una priorità, in quanto la campagna anticomunista cerca di impedire sempre più il raggiungimento dell'obiettivo finale di emancipazione di tutti gli sfruttati. Portiamo avanti la nostra lotta nonostante queste leggi anticomuniste. I loro argomenti sono deboli, si sgretolano e possiamo combatterli con decisione in una lotta comune insieme alle forze popolari.


Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare



giovedì 20 marzo 2014

La solidarietà con il Venezuela bolivariano è un'esigenza rivoluzionaria



Miguel Urbano Rodrigues

Il sistema di potere degli Stati uniti è determinato a rovesciare il governo progressista del Venezuela.

Al Congresso, democratici e repubblicani solidarizzano con le forze oltranziste che a Caracas e in altri dipartimenti promuovono la violenza e sono responsabili della scarsità dei prodotti di prima necessità. Il presidente Barack Obama partecipa alle critiche al chavismo. John Kerry, il segretario di Stato (il ministro degli Esteri) afferma che il governo venezuelano rappresenta una "minaccia alla sicurezza degli Stati uniti".

La deputata Ros Lehtinen, una cubana naturalizzata statunitense, ha chiesto l'istituzione di un blocco contro il Venezuela e il congelamento dei fondi del paese negli Stati uniti. Una sua proposta è stata approvata da un sotto-comitato della Camera di rappresentanti.

A Caracas, il partito neonazista
Voluntad Popular (Volontà Popolare) di Leopoldo Lopez, e un movimento fantasma di donne diretto da María Corina, figlia del magnate dell'acciaio Enrique Machado, incoraggiano i disordini. Studenti di estrema destra causano disordini nelle strade e si scontrano con la polizia. L'isteria neofascista ha assunto tale ampiezza da non ricevere l'approvazione di Capriles Radonski, l'ex candidato della destra alla presidenza.

Il segretario generale dell'Organizzazione degli Stati americani (OSA), Jorge Insulsa, ha suggerito un intervento militare degli Stati uniti per "ristabilire la democrazia".

Il
New York Times, il
Washington Post e le grandi catene televisive elogiano l'opposizione dando al governo la responsabilità per la violenza di strada.

Dopo la sanguinosa giornata del 12 febbraio, l'imperialismo ha ammesso che era in corso un "golpe soft". Ora sembra propendere per un colpo di stato violento.

Da Miami, leader di organizzazioni terroristiche come Robert Alonso e Dionisio Suárez (l'assassino di Orlando Letelier, ex ministro di Allende) lanciano appelli infiammati alla "insurrezione".

Maduro è consapevole dell'estrema gravità della situazione creata dalle provocazioni dell'estrema destra e dalla "guerra economica" concepita a Washington ed eseguita dall'oligarchia creola. L'inflazione ha già superato il 55% e continua a salire.

Tuttavia, l'immagine del Venezuela trasmessa dai politici di Stati uniti e Unione europea e dai
media
occidentali è falsa.

In Venezuela la sanità e l'istruzione pubbliche sono gratuite. L'analfabetismo è stato praticamente eliminato. Quest'anno il numero delle iscrizioni all'università è stato di 2.600.000. Il salario minimo è il più alto dell'America latina. Lo Stato garantisce alimenti a prezzi sovvenzionati ad una percentuale crescente della popolazione.

Come afferma lo scrittore Luis Britto, "i poveri celebrano e i ricchi protestano".

La stragrande maggioranza del corpo ufficiali continua a sostenere la Rivoluzione bolivariana. E senza divisione delle forze armate, nessun tentativo di colpo di stato può avere successo. Ma Washington non dimentica che nel 2002 il tradimento di alcuni generali permise l'iniziale trionfo del golpe di destra. Arrestarono Chavez, però il "gorilazo" fu sconfitto grazie soprattutto alla forza delle masse.

Corrompere e comprare le alte sfere dell'esercito è pertanto una priorità permanente della Cia.

Sarebbe un grave errore sottovalutare la complessità e la gravità della campagna che mira a rovesciare il governo legittimo del Venezuela. Forse mai come ora è stata così importante la solidarietà internazionalista con la patria di Bolívar. In America latina, dall'Argentina al Messico, e in Europa (incluso il Portogallo), sono molte in questi giorni le iniziative di appoggio alla Rivoluzione bolivariana.

Nel momento in cui l'imperialismo nordamericano, con l'appoggio dell'Unione europea, si sforza per imporre all'umanità un progetto mostruoso di dominazione planetaria, è fondamentale per sconfiggerlo comprendere che la lotta dei popoli in difesa della loro sovranità passa per un rafforzamento dell'internazionalismo.

Poiché l'offensiva è globale, la resistenza delle masse deve essere quanto è possibile altrettanto globale. Tutto è collegato, in reciproca relazione. I tragici avvenimenti in Ucraina (concepiti e finanziati dall'imperialismo che ha fornito le armi alle organizzazioni naziste), si inseriscono nella stessa strategia che cerca ora di far montare il golpe in Venezuela.

Proprio per questo motivo, la solidarietà con la Rivoluzione bolivariana è un dovere rivoluzionario. La caduta di Nicolás Maduro ostacolerebbe enormemente la continuità dei governi progressisti di Bolivia, Ecuador e Nicaragua, minacciando perfino i processi neo-sviluppisti di Brasile e Argentina. La sopravvivenza della Rivoluzione cubana starebbe in pericolo.

L'offensiva degli Usa e dei loro alleati europei conferma, una volta di più, il lucido ammonimento del Che: l'imperialismo statunitense è oggi il grande nemico dell'Umanità.
Vila Nova de Gaia, Marzo 2014



Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


Immagini inserite da amministratore blog

lunedì 17 marzo 2014

Lettera di un compagno venezuelano ai compagni italiani




Compagni italiani, ricevete in nome del dignitoso e valoroso Popolo Venezuelano, guidato dagli ideali e luce del nostro eterno Comandante Supremo Hugo Chávez, un saluto solidale e di gratitudine per tutte le manifestazioni di solidarietà con la nostra Patria, oggi di nuovo trionfante, nel rispetto dei diritti umani ma senza impunità e nel quadro della nostra Costituzione, assume dallo Stato l'autorità legittima e legale per mettere ordine nel paese.

La nostra Patria è in pace, tutto funziona con normalità, servizi, impresa privata, comunicazioni, trasporto, istituzioni del Potere pubblico, con un Popolo organizzato, Bolivariano e Chavista, in connessione reale con la nostra Forza Armata Nazionale Bolivariana... vi sono solo alcuni focolai in 18 municipi dei 334 che abbiamo. I fascisti, appoggiati da Uribe dalla Colombia, dagli Stati Uniti e dal governo Panamense, con l'avallo dei senza patria dell'opposizione venezuelana tra cui, Maria Corina Machado, Antonio Ledezma, Henrique Capriles, la Tavola dell'Unità, Leopoldo Lopez (arrestato) e un gruppo di pseudo studenti appoggiati dalle autorità dell'università centrale UCV... continuano senza forza a cercare di incendiare il paese, ma non ce la faranno... stiamo vincendo...

La Rivoluzione Bolivariana e Socialista ha l'appoggio della maggioranza del Popolo... e Vinceremo. Per favore compagni, diffondete in Europa la nostra verità, contro la guerra mediatica!! Continuiamo a combattere la guerra economica per provvedere alla mancanza di

alcuni articoli, responsabilità di certi imprenditori traditori del loro paese... Si è insediato il Forum della Pace, per iniziativa del nostro Presidente Nicolas Maduro, che sta assumendo con interezza e qualità di statista, la situazione, e lì confluiscono tutti i settori del paese impegnati per la Pace... vi invieremo i video di coloro che chiamano al terrorismo...

Indipendenza e Patria Socialista... Vinceremo!

venerdì 14 marzo 2014

PCV: UN PARTITO CON MOLTO PASSATO E ANCORA PIU’ FUTURO /PCV: UN PARTIDO CON MUCHO PASADO, PERO CON MUCHO MÁS FUTURO



Le sfide del Partito Comunista del Venezuela nel suo 83° anniversario

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


"Un partito ben organizzato, dotato di una tattica flessibile, fermo nei principi, studioso, istruito e agguerrito, che non arretra davanti alla polemica né fugge dalla lotta politica, è quello che reclama con pieno diritto il proletariato per marciare sotto la nostra gloriosa bandiera alla conquista del potere" Jesús Faría - Segretario generale del PCV 1951-1985

La commemorazione dell'anniversario della fondazione del Partito Comunista del Venezuela (PCV) è sempre un'occasione per ricordare la gloriosa storia di eroismo della nostra organizzazione e dei suoi membri, la sua incorruttibile etica, la fermezza ideologica o l'indomabile difesa degli interessi del popolo e della classe lavoratrice.

Di tutto ciò, in questi 83 anni che il nostro partito compie in questi giorni, molte sono state le dimostrazioni offerte.

Con legittimo orgoglio ricordiamo e rivendichiamo le nostre e i nostri eroi e martiri, alimentiamo la loro memoria ed il loro esempio per la formazione delle nuove generazioni di comunisti.

Ma quest'enfasi sul nostro passato eroico e glorioso, spesso fa perdere di vista, tanto a quanti militano in queste fila quanto a coloro che da fuori ci osservano, che il miglior momento della storia del PCV deve ancora venire.

La validità e la pertinenza del nostro partito sono determinate dal compimento della sua missione storica, degli obiettivi per cui è stato creato, che sono la presa del potere politico insieme alla classe lavoratrice, il rovesciamento del sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, lo sviluppo dell'autentico potere popolare nel contesto di un nuovo stato democratico, popolare e rivoluzionario e la costruzione del socialismo in Venezuela fino alla sua piena realizzazione nel futuro comunista. Allora, e solo allora, la storia del PCV giungerà al suo apice e, forse, al momento di considerare la possibile dissoluzione della nostra organizzazione.

Per il Blocco popolare rivoluzionario

Questo è, insomma, un partito con molto passato, ma con ancora più futuro. E con tale idea in mente, il 14º Congresso nazionale del nostro partito, celebrato nel 2011, ha valutato gli eventi accaduti in Venezuela durante l'ultimo decennio, concludendo che è arrivato il tempo di cominciare a costruire uno strumento unitario, di profilo più marcatamente classista e più chiaramente impegnato nella prospettiva socialista rispetto all'attuale ampia alleanza alla quale partecipiamo dal 1998, pur senza causare rotture premature o non necessarie con quest'ultima.

Questo nuovo strumento, chiamato Blocco popolare rivoluzionario (BPR) dalla nostra Linea politica approvata al 14º Congresso, è "necessariamente limitato a chi si propone la completa abolizione della classe sfruttatrice, e pertanto non può includere assolutamente nessuna fazione borghese, né organizzazione alcuna che esprima i suoi interessi", e deve costruirsi intorno alla classe lavoratrice, asse fondamentale e forza motrice dei cambiamenti storici che verranno.

Tale costruzione, continua la Linea politica, ha come obiettivo di "produrre una consistente ed accelerata accumulazione di forze del movimento operaio e popolare che […] forgino un nuovo rapporto di forze favorevole alla classe operaia e al popolo lavoratore, cioè ai fattori politici e sociali più conseguentemente antimperialisti e realmente interessati all'approfondimento dell'attuale processo di cambiamento, per abbattere l'apparato statale borghese e costruire il nuovo stato democratico popolare rivoluzionario, per il progressivo smantellamento del sistema capitalista e l'edificazione del socialismo nella prospettiva della formazione economica e sociale comunista".

I più recenti avvenimenti che hanno scosso il paese e hanno messo in rilievo le debolezze e le carenze del processo di cambiamenti iniziato nel 1998, sottolineano anche la necessità di avanzare rapidamente nella costruzione del BPR e, contemporaneamente, mostrano le immense possibilità che si aprono per tale blocco e per questo partito in particolare. In effetti, è sempre più evidente che il raggruppamento di settori politici, sociali ed economici che fino ad ora hanno diretto il processo di cambiamento potrebbe essere giunto al suo punto di esaurimento, cosa che ci mette davanti alla prospettiva di una stagnazione del processo o perfino ad una regressione, a meno che un cambiamento nei rapporti di forza, con la classe lavoratrice come centro ed asse, apra nuovi orizzonti e riorienti la rotta verso un approfondimento del processo.

Questo ci dice che ci troviamo all'inizio di un momento di acutizzazione della lotta di classe, sia tra il raggruppamento di forze che ha diretto il processo di cambiamento sia con i suoi nemici tradizionali, come tra questa e i settori sempre più grandi del popolo lavoratore che fino ad ora hanno accompagnato il processo e non sono disposti ad accettare stagnazioni, né regressioni.

Un partito con vocazione di potere

Ed è precisamente nello scenario dell'acutizzazione della lotta di classe che il PCV ha le migliori condizioni per avanzare, crescere e fortificarsi. In tempi in cui la lotta di classe è assopita o sfigurata dalla conciliazione e dalla pace sociale imposte dall'egemonia della classe dominante, ai comunisti viene ostacolata l'opera con, tra e per la classe lavoratrice. Ma quando lo sviluppo della storia porta alla spaccatura di una qualunque egemonia dominante, si aprono epoche di maggiore fluidità e dinamismo sociale e politico, e l'impalcatura che sostiene la dominazione rimane allo scoperto e vulnerabile.

Ci troviamo, dunque, davanti ad un panorama nel quale si potrebbero venire a creare le condizioni per far si che questo partito, come parte del nuovo raggruppamento di forze sorto dallo sforzo di costruzione del BPR, disputi il potere politico nel futuro prossimo.

Il PCV ha vocazione di potere, e non ci riferiamo semplicemente alla conquista elettorale di comuni o governi, e neppure alla presidenza della Repubblica. Parliamo della presa vera del potere politico, insieme al popolo lavoratore organizzato, per iniziare finalmente, una volta per tutte, la marcia verso le trasformazioni profonde dell'economia e della società che la storia chiede.

In questo anniversario del nostro partito, ricordiamo e onoriamo con orgoglio la memoria di chi ci ha preceduto lungo questi 83 anni. Ma non perdiamo di vista che il nostro migliore omaggio alla nostra storia si farà il giorno in cui compiremo l'obiettivo storico per il quale tante generazioni hanno lottato. E quel giorno si potrebbe avvicinare a passi da gigante.

Espanol :

Los retos del Partido Comunista de Venezuela en el marco de su 83º Aniversario

Un partido bien organizado, dotado de una táctica flexible, firme en los principios, estudioso, culto y aguerrido, que no retrocede ante la polémica ni huye el combate político, es lo que reclama con pleno derecho el proletariado para marchar bajo nuestra gloriosa bandera a la conquista del poder.
Jesús Faría
Secretario General del PCV 1951-1985
Consejo de Redacción de TP.- La conmemoración del aniversario de la fundación del Partido Comunista de Venezuela (PCV) siempre es ocasión para recordar la historia gloriosa de heroísmo de nuestra organización y sus miembros, su incorruptible ética, su firmeza ideológica o su indoblegable defensa de los intereses del pueblo y la clase trabajadora.
Y no es para menos, pues en los 83 años que por estos días cumple nuestro Partido, muchas han sido las demostraciones que hemos dado de todo ello.
Con legítimo orgullo rememoramos y reivindicamos a nuestras y nuestros héroes y mártires, y con sobradas razones cultivamos su memoria y su ejemplo para formación de las nuevas generaciones de comunistas.
Pero ese énfasis en nuestro pasado heroico y glorioso a menudo hace perder de vista, tanto a quienes militamos en estas filas como a quienes desde afuera nos observan, que el mejor momento de la historia del PCV todavía está por venir.
La vigencia y la pertinencia de nuestro Partido están determinadas por el cumplimiento de su misión histórica, de los objetivos para los que fue creado, que no son otros que la toma del Poder político junto a la clase trabajadora; el derrocamiento del sistema de explotación del hombre por el hombre; la implantación del auténtico Poder Popular en el marco de un nuevo Estado Democrático, Popular y Revolucionario; y la construcción del socialismo en Venezuela hasta su plena realización en el futuro comunista. Entonces, y sólo entonces, llegará la historia del PCV a su cumbre y, tal vez, al momento de considerar la posible disolución de nuestra organización.

Por el Bloque Popular Revolucionario
Este es, en suma, un Partido con mucho pasado, pero con mucho más futuro. Y con tal idea en mente, el 14º Congreso Nacional de nuestro Partido, celebrado en 2011, evaluó los eventos ocurridos en Venezuela a lo largo de la última década, y concluyó que ha llegado el tiempo de comenzar a construir un instrumento unitario, de perfil más definidamente clasista y más claramente comprometido con la perspectiva socialista que la actual amplia alianza en la que participamos desde 1998, aunque sin causar rompimientos prematuros o innecesarios con esta última.
Ese nuevo instrumento, denominado Bloque Popular Revolucionario (BPR) por nuestra Línea Política aprobada en el 14º Congreso, está «necesariamente circunscrito a quienes nos proponemos la completa abolición de la clase explotadora, y por lo tanto no puede incluir absolutamente a ninguna fracción burguesa ni a organización alguna que exprese sus intereses», y tiene que construirse en torno a la clase trabajadora, eje fundamental y fuerza motriz de los cambios históricos que están por venir.
Tal construcción, continúa la Línea Política, tiene como objetivo «producir una consistente y acelerada acumulación de fuerzas del movimiento obrero y popular que […] forjen una nueva correlación de fuerzas favorable a la clase obrera y al pueblo trabajador, es decir, a los factores políticos y sociales más consecuentemente antiimperialistas y realmente interesados en la profundización del actual proceso de cambios, para el desmontaje del aparato estatal burgués, la construcción del nuevo Estado Democrático Popular Revolucionario, el progresivo desmantelamiento del sistema capitalista y la edificación del socialismo en la perspectiva de la formación económico-social comunista».
Los más recientes acontecimientos que han sacudido el país y han puesto de relieve las debilidades y carencias del proceso de cambios iniciado en 1998, subrayan también la necesidad de avanzar aceleradamente en la construcción del BPR, y, al mismo tiempo, muestran las inmensas posibilidades que se abren para tal bloque y para este Partido en particular. En efecto, hay cada vez más evidencia de que la agrupación de sectores políticos, sociales y económicos que hasta ahora han dirigido el proceso de cambios podría estar llegando a su punto de agotamiento, lo que nos pone ante la perspectiva de un estancamiento del proceso o hasta de un retroceso, a menos que un cambio en la correlación de fuerzas, con la clase trabajadora como centro y eje, abra nuevos horizontes y reoriente el rumbo de los acontecimientos hacia la profundización del proceso.
Esto nos habla de que estamos en el inicio de un momento de agudización de la lucha de clases, tanto entre la agrupación de fuerzas que ha dirigido el proceso de cambios y sus enemigos tradicionales, como entre ésta y sectores cada vez más grandes del pueblo trabajador que hasta ahora han acompañado el proceso y no están dispuestos a aceptar estancamientos ni retrocesos.
Un Partido con vocación de Poder
Y es precisamente en el escenario de la agudización de la lucha de clases que el PCV tiene las mejores condiciones para avanzar, crecer y fortalecerse. En épocas en que la lucha de clases es adormecida o desfigurada por la conciliación y la paz social impuestas desde la hegemonía de la clase dominante, a las y los comunistas se nos dificulta nuestra labor con, entre y para la clase trabajadora. Pero cuando el desarrollo de la historia lleva al resquebrajamiento de cualquier hegemonía dominante, se abren épocas de mayor fluidez y dinamismo social y político, y el andamiaje que sostiene la dominación queda al descubierto y en peligro.
Nos encontramos, pues, ante un panorama en el que podrían estar creándose las condiciones para que este Partido, como parte de la nueva agrupación de fuerzas surgida del esfuerzo de construcción del BPR, dispute el Poder político en el futuro cercano.
El PCV sí tiene vocación de Poder, y no nos referimos simplemente a la conquista electoral de alcaldías o gobernaciones, o incluso de la presidencia de la República. Hablamos de la toma verdadera del Poder político, junto al pueblo trabajador organizado, para iniciar por fin, de una vez por todas, la ruta hacia las transformaciones profundas de la economía y la sociedad que la historia demanda.
En este mes aniversario de nuestro Partido, recordemos y honremos con orgullo la memoria de quienes nos precedieron a lo largo de 83 años. Pero no perdamos de vista que nuestro mejor homenaje a nuestra historia lo haremos el día en que cumplamos el objetivo histórico por el que tantas generaciones han luchado. Y ese día puede estar acercándose a pasos agigantados.


Consiglio di redazione di Tribuna Popular | prensapcv.wordpress.com

giovedì 13 marzo 2014

Paraguay : Sicari uccidono campesino dirigente dei "senza terra" /Ultiman a líder campesino en Itakyry

Foto di Eusebio Torres dirigente dei senza terra in Paraguay ucciso Mercoledi 12 marzo 2014

Asunción,12/03/2014 (Agencia de Noticias Aratiri – A.N.A.-) 
Nel dipartimento di Concepcion, due individui arrivati a bordo di una moto e protetti dal casco, hanno assassinato il contadino  Eusebio Torres, mentre prendeva tereré, sotto un albero nel cortile della sua casa.
Il dirigente dei "senza terra"  aveva denunciato davanti all'Indert, Istituto Nazionale di Sviluppo Rurale e della Terra. ) l'illegittimità dei titoli di alcune terre usurpate per latifondisti di Santa Lucía, Itakyry, località del dipartimento dell’Alto Paranà. Per questa ragione lo avevano minacciato di morte. l’Indert ricevette  le denunce dal contadino assassinato durante l"Operativo Rojevy" ("operativo recuperare") che fu lanciato dal governo di Cartes col chiaro obiettivo di smobilitare il nucleo duro dei  "senza terra" di fronte allo sciopero generale del 26 di marzo prossimo.
L'assassinio del leader senza-terra avrebbe relazione anche col conflitto per 3.000 ettari che stanno in mano di coloni brasiliani, e dove si è  constatato che quasi la totalità delle terre era destinata alla coltivazione di soia.

*****



Eusebio Torres, presidente de la comisión

 vecinal de sin-tierras de la colonia Santa Lucia 

de Itakyry, fue asesinado a balazos por sicarios 

en la tarde de  miércoles 12 marzo 2014 , en su 


propio domicilio.

El dirigente de 64 años, se encontraba en su vivienda cuando a las 16:50 aproximadamente dos desconocidos a bordo de una motocicleta llegaron hasta la casa del dirigente campesino.
Sin mediar palabras, los sicarios dispararon contra  Torres, informó el asesor legal de la comisión, Carlos Ortiz.
Tras lo sucedido, los desconocidos se dieron a la fuga y están siendo buscados por la policía. No se poseen rasgos de los atacantes, ya que ocultaron sus rostros con cascos.
CONFLICTO POR TIERRAS
El asesinato del líder sin-tierra tendría relación con el conflicto de unas 3.000 hectáreas que están en manos de colonos brasileños, y donde se constató que casi la totalidad de las mismas fue destinada al cultivo de soja.
Según datos, las tierras de la colonia Santa Lucía y otras 6.000 en Laurel, ambos ubicados en el límite entre Alto Paraná y Canindeyú, en los distritos de Itakyry y Nueva Esperanza, son propiedades que serán recuperadas por el Indert.
Las fincas fueron adquiridas en 1995 y debieron ser destinadas para la Reforma Agraria.




martedì 4 marzo 2014

La menzogna nella storia degli Stati Uniti - La mentira en la historia de Estados Unidos


PEDRO SALMERÓN SANGUINÉS

Utilizzare la storia o il mito per giustificare le peggiori malvagità, inventare essenzialità o necessità e costruire idee di razza o nazione, è stata una pratica comune da quando esiste l’organizzazione sociale basata nell’oppressione.
Gli imperi che si sono consolidati nell’epoca moderna, le cui cupole continuano a dominare  l’economia mondiale, non hanno fatto altro che legittimare le loro conquiste e genocidi.  Un esempio molto chiaro della manipolazione della storia, lo presenta la costruzione ideologica degli Stati Uniti con la loro “eccezionalità”.
Secondo questa idea, gli USA hanno il diritto, sia per sanzione divina o per obbligo morale, di offrire civiltà, democrazia e/o libertà al resto del mondo, anche con la violenza se è necessario. Una seconda idea che completa la prima sostiene che gli Stati Uniti hanno la “destinazione manifesta” di espandersi per tutto il continente e quindi portare al mondo il loro obbligatorio messaggio di libertà e auto governo.  (Howard Zinn, La Jornada, 27 y 28/7/05).
Queste idee che in sè non sono molto diverse dalle giustificazioni divine, razziali o ideologiche che altri imperi e stati totalitari hanno usato per legittimarsi, sono la base di un gigantesco processo di falsificazione della storia.
La destra degli USA combatte coloro che criticano questi motivi trasformati in dogmi. Negli anni trenta i libri di testo che non erano pieni di partitismo conservatore, erano denunciati, proibiti o bruciati.
Durante la guerra fredda, la persecuzione ideologica è stata terribile. Nelle università si è combinata la repressione selettiva con la corruzione generalizzata, ossia l’investigazione al soldo, per giustificare le politiche di guerra, aggressione e contro-insorgenza.
Così è stata costruita una visione del passato degli Stati Uniti come una storia di consenso basata nelle dottrine dell’eccezionalità nordamericana della “destinazione manifesta” e nel mito della conquista trionfante dell’ovest, che ometteva qualsiasi citazione sulla, razza, la schiavitù la conquista dei popoli nativi e le restrizioni  e oppressioni su molti gruppi emarginati, includendo le donne.  (Josep Fontana, Historia: analisi del passato e del progetto sociale [edizione del  1999], pp. 264-266).
Nello stesso tempo la teoria della modernizzazione sosteneva che “il miracolo statunitense”, in cui le impostazioni del marxismo non è che erano mal interpretate,  erano “totalmente irrilevanti”,  la si poteva ripetere nei paesi sotto sviluppati se seguivano le stesse regole che avevano osservato i nordamericani.
Queste regole imposte con la combinazione del potere economico  e militare, si riassumono in due:  libero mercato e soggezione all’economia statunitense.
Hannah Arendt lo spiega con molta chiarezza:
“Quando ci si diceva che la libertà per noi era la libera impresa, facemmo davvero poco per distruggere quell’enorme falsità [...] abbiamo affermato che negli Stati Uniti la ricchezza e il benessere economico sono i frutti della libertà, anche se avremmo dovuto essere i primi a sapere che quel tipo di felicità costituiva la benedizione dell’America prima della Rivoluzione e che la sua ragione d’essere era l’abbondanza naturale, con un governo moderato, e non la libertà politica, nè l’iniziativa privata, libera a senza freni del capitalismo che ha portato in tutti i paesi dove non esistevano ricchezze naturali, l’infelicità e la povertà delle masse. In altre parole la libera impresa è stata una benedizione per gli Stati Uniti. (Arendt, Sulla rivoluzione, p. 357).
 La storia ufficiale negli Stati Uniti ha questo senso. Howard Zinn dice: "Si può mentire come un furbo sul passato. O si possono omettere dati che potrebbero portare  a conclusioni inaccettabili”.
“I manuali delle scuole non citano le differenze di classe, la schiavitù, le guerre di conquista, e omettono anche le ragioni economiche, geografiche e demografiche che hanno permesso  agli Stati Uniti di diventare un impero. È una storia che riduce il passato agli incontri e agli scontri, eroismi e infamie di un gruppo di eletti che in regola generale sono bianchi, maschi, militari e ricchi” dice Eduardo Galeano (vedi il libro di Zinn “L’altra storia degli Stati Uniti”).
Di fronte a tutto questo le storie ufficiali dei totalitarismi sembrano sciocche  e inefficaci.
Il nazismo si è basato su una delle maggiori menzogne
ideologiche della modernità: la differenza di razza e appoggiato su questa ha perpetrato uno dei più atroci crimini della storia.  La sua menzogna è durata 12 anni.
Come politica di Stato, lo stalinismo ha falsato la storia in maniera sistematica, ma la sua dittatura storiografica è crollata in un quarto di secolo.
La menzogna sistematica con cui gli Stati Uniti giustificano le loro guerre di aggressione e imposizione dei loro modelli economici al mondo, compiono già, vigenti, più di due secoli. (La Jornada - Messico / Traduzione Granma Int.)
 


La mentira en la historia de Estados Unidos

Pedro Salmerón Sanguinés

Utilizar la historia o el mito para justificar las peores barbaridades, inventar esencias o necesidades y construir ideas de raza o nación, ha sido práctica común desde que existe la organización social basada en la opresión. Los imperios que se consolidaron en la época moderna, cuyas élites siguen dominando la economía mundial, no hicieron otra cosa para legitimar sus conquistas y genocidios. Un ejemplo muy claro de la manipulación de la historia lo presenta la construcción ideológica de Estados Unidos y su “excepcionalidad”.
Según esa idea, Estados Unidos tiene el derecho, “sea por sanción divina o por obligación moral, de brindar civilización, democracia o libertad al resto del mundo, mediante la violencia si es necesario”. Complementa esa idea otra, según la cual Estados Unidos tiene el “destino manifiesto” de expandirse por todo el continente y, posteriormente, llevar al mundo “nuestro gran cometido de libertad y autogobierno” (Howard Zinn, La Jornada, 27 y 28/7/05).
Esas ideas, que en sí no son muy distintas de las justificaciones divinas, raciales o ideológicas que otros imperios o estados totalitarios han usado para legitimarse, están en la base de un gigantesco proceso de falsificación de la historia.
La derecha estadunidense combate a quien cuestione esos mitos convertidos en dogmas: “En los años treinta, los libros de texto que no fuesen de un patrioterismo conservador eran denunciados, prohibidos o quemados”. Durante la guerra fría la persecución ideológica arreció. En las universidades se combinó la represión selectiva con la corrupción generalizada, es decir, la investigación a sueldo para justificar las políticas de guerra, agresión y contrainsurgencia:
“Así se construyó una visión del pasado de los Estados Unidos como una historia de consenso, basada en las
doctrinas del excepcionalismo norteamericano y del Destino Manifiesto, y en el mito de la conquista triunfante del oeste, que omitía cualquier mención sobre la raza, esclavitud, conquista de los pueblos nativos y restricciones opresoras sobre muchos grupos marginalizados incluyendo las mujeres” (Josep Fontana, Historia: análisis del pasado y proyecto social [edición de 1999], pp. 264-266).

Al mismo tiempo, la teoría de la modernización sostenía que el milagro estadunidense, donde los planteamientos del marxismo no es que fueran equivocados, sino “totalmente irrelevantes”, podía repetirse en los países subdesarrollados, “si seguían las mismas reglas que habían observado los norteamericanos”.
Dichas reglas, impuestas por la combinación del poder económico y militar, se resumen en dos: libre mercado y sujeción a la economía estadunidense. Hannah Arendt lo explica con claridad prístina:
“Cuando se nos decía que la libertad era para nosotros la libre empresa, fue muy poco lo que hicimos para destruir tan enorme falsedad [...] Hemos afirmado que en los Estados Unidos la riqueza y el bienestar económico son los frutos de la libertad, pese a que debiéramos haber sido los primeros en saber que ese tipo de “felicidad” constituía la bendición de América con anterioridad a la Revolución y que su razón de ser era la abundancia natural bajo “un gobierno moderado” y no la libertad política ni la “iniciativa privada”, libre y sin freno, del capitalismo, el cual ha conducido en todos los países donde no existían riquezas naturales a la infelicidad y a la pobreza de las masas. En otras palabras, la libre empresa sólo ha sido una bendición para Estados Unidos” (Arendt, Sobre la revolución, p. 357).
La historia oficial en Estados Unidos tiene ese sentido. Dice Howard Zinn: “Se puede mentir como un bellaco sobre el pasado. O se pueden omitir datos que pudieran llevar a conclusiones inaceptables”.
Los manuales escolares omiten las diferencias de clases, la esclavitud, las guerras de conquista; omiten también las razones económicas, geográficas y demográficas que permitieron que Estados Unidos se convirtiera en imperio. Es una historia que, “reduce el pasado a los encuentros y desencuentros, heroísmos e infamias de un grupo de elegidos, que por regla general son blancos, machos, militares y ricos”, dice Eduardo Galeano sobre el libro de Zinn ( La otra historia de los Estados Unidos, p. 17. La cita de Galeano en cuarta de forros).
Frente a esto, las historias oficiales de los totalitarismos parecen burdas e ineficaces. El nazismo se apoyó en una de las mayores mentiras ideológicas de la modernidad: la diferencia de “raza”; y apoyado en ella, perpetró uno de los más atroces crímenes colectivos de la historia. Pero su mentira duró 12 años como política de Estado. El estalinismo falseó la historia de manera sistemática. Pero su dictadura historiográfica se derrumbó al cabo de un cuarto de siglo.
La mentira sistemática con la que Estados Unidos justifica sus guerras de agresión y la imposición de sus modelos económicos al mundo, lleva más de dos siglos vigente.
Twitter: @salme_villista



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