lunedì 27 marzo 2017

RESPINGIAMO LE MINACCE E PRESSIONI DELLE MULTINAZIONALI DELLE TELECOMUNICAZIONI CONTRO IL SOVRAINTENDENTE ECUADORIANO PEDRO PAEZ


Pedro Paez è il Sovraintendente ecuadoriano per il controllo del potere dei mercati, responsabile dell’applicazione delle leggi dello Stato relative alla disciplina della concorrenza e alla tutela dei diritti dei consumatori.

L’Ecuador ha varato in materia, una delle leggi più avanzate esistenti, che prevede misure effettive e stringenti per obbligare tutte le imprese, e specialmente quelle più potenti, a rispettare le sue norme.


La legge in questione ha costituito uno degli elementi qualificanti del governo del presidente Rafael Correa, che ha avuto come obiettivo far uscire l’Ecuador dalla tradizionale subordinazione alle imprese multinazionali.

Il Sovraintendente Pedro Paez ha svolto negli ultimi 4 anni una preziosa, coerente ed infaticabile opera volta a tradurre nella pratica i principi fondamentali sanciti dalla nuova Costituzione Ecuadoriana del 2008 e dalla legge. Nell’esercizio delle sue funzioni, la Sovraintendenza ha dapprima multato la multinazionale delle comunicazioni che opera in Ecuador come CLARO (CONECEL – Consorcio Ecuatoriano De Telecomunicaciones di proprietà del noto multimiliardario messicano Slim) per questioni di violazione delle norme di concorrenza, e successivamente per la violazione delle misure preventive da essa stabilite.

A causa della sua funzione istituzionale e del suo lavoro di fedele servitore dello Stato e della Costituzione, Pedro Paez è stato denunciato dalla multinazionale CONECEL, con l’accusa penale di” offesa all’onore e al buon nome della impresa”.

Il giudice competente ha assolto Pedro Paez, ma la denuncia presentata da CONACEL e la grave campagna contro-informativa realizzata dalla multinazionale attraverso i media controllati dalle oligarchie finanziarie del paese, continua a gravare come una evidenza in più della lotta di tali “poteri forti” contro la Revolucion Ciudadana e i suoi aspetti più progressisti.  

Ciò assume un significato ben preciso specie tenendo conto dell’attuale complessa fase della vita politica ecuadoriana alla vigilia del turno di ballottaggio delle presidenziali. In questo frangente elettorale, infatti, il candidato delle destre oligarchiche, il banchiere Guillermo Lasso, rappresenta la restaurazione dei poteri forti e del passato ruolo del sistema bancario nella presa di quelle decisioni politiche e sociali del paese, che hanno determinato povertà, disuguaglianza, austerità e debito pubblico.

Occorre al riguardo osservare anzitutto come sia inammissibile che un’attività imputabile a un ente pubblico, come quella svolta da Paez, possa essere oggetto di denunce penali da parte di privati. Nel merito, lo stesso Paez si è del resto premurato di smentire efficacemente il presunto tenore diffamatorio delle sue dichiarazioni, dimostrandone la veridicità alla luce delle violazioni della legge ecuadoriana compiute da CONACEL.

Respingiamo l’attacco a Pedro Paez come un inaudito atto di arroganza di un potere privato che ricorre ad ogni mezzo per impedire attività legittime e doverose volte a conformarne il ruolo a quanto stabilito dalla Costituzione e dalle leggi dell’Ecuador, in omaggio a principi importanti come quelli relativi alle garanzie della concorrenza e ai diritti del consumatore.

venerdì 24 marzo 2017

Colombia : Sembrando Paz - Seminando Pace



Colombia chiama Italia per una pace che libera tutti

Roma - 8 e 9 aprile 2017

Sembrando Paz è un progetto di sostegno all'accordo di pace in Colombia, promosso dall’associazione MFAM, Movimento Migrantes y Familiares di Roma che ha scelto la costruzione di una rete transnazionale per la realizzazione partecipata delle azioni.
Gli altri partner del progetto sono: Associazione Italia-Cuba per valorizzare il ruolo fondamentale che la Repubblica di Cuba ha avuto nell'apertura e nella conduzione del negoziato con le FARC-EP, il Centro de Estudios Sociales y Culturales de la Memoria (Cesycme), centro accademico e di lavoro comunitario fondato più di tre anni fa e ascritto alla Facoltà di Scienze Sociali della Università Pontificia Javeriana di Bogotà. Le sue competenze comprendono studi e attività riguardanti la memoria, la costruzione della pace, la difesa dei territori e la gestione trasformatrice della conflittualità, il Foro Internacional de Victimas (FIV) che, costituitosi recentemente anche in Italia, è un luogo autonomo delle vittime del conflitto armato aperto a tutti i migranti che per le loro condizioni economiche o a causa di qualsiasi tipo di discriminazione sono stati costretti ad abbandonare la Colombia. Il suo scopo è quello di facilitare il superamento delle contraddizioni e il raggiungimento della pace.
Il progetto Sembrando Paz si pone l'ambizione di coinvolgere cittadini colombiani residenti in Italia in una riflessione partecipata su quale rete di sostegno internazionale al processo di pace è possibile costruire a partire dalle storie di vita di chi ha dovuto abbandonare il proprio Paese a causa della profonda iniquità delle condizioni di vita e per la crudeltà del conflitto. La pace è una costruzione collettiva finalizzata alla realizzazione di una società che garantisca il pieno esercizio dei diritti umani, le libertà fondamentali e la giustizia sociale come testimoniano da anni i movimenti sociali colombiani.
Ragionare sulla pace in Colombia può aprire un nuovo e più ampio spazio di riflessione nell'area mediterranea, fornendo strumenti di analisi e di intervento. A tal scopo il progetto prevede l'attivazione di percorsi formativi per due studenti colombiani da realizzare con il Centro de Estudios Sociales y Culturales de la Memoria.
L'8 e il 9 aprile prossimi si terrà il primo appuntamento a Roma presso la sala conferenze dell'Ospizio Salesiano del Sacro Cuore, via Marsala 42.
Nel corso delle due giornate si analizzerà lo stato di attuazione dell'accordo di pace mettendo in evidenza luci ed ombre e si definiranno, attraverso il contributo e il coinvolgimento dei partecipanti, le successive azioni di sostegno e promozione all'attuazione dell'accordo di pace.
Interverrà, nella giornata di apertura, il Prof. Jefferson Jaramillo, direttore della Cattedra di Sociologia dell'Università Javeriana di Bogotà. Nel corso dell'evento, tra gli altri, interverranno: Claudia Rodriguez per conto del Foro Internacional de Victimas, Zaria Galiano dell'Associazione Movimento Migrantes y Familiares di Roma, Marco Papacci dell'Associazione Italia-Cuba. L'incontro sarà anche l’occasione per diffondere la cultura e il folklore attraverso contributi artistici.
Alla giornata di apertura saranno invitate le rappresentanze diplomatiche della Bolivia, Colombia, Cuba, Ecuador, Nicaragua, Norvegia, Salvador e Venezuela.
Sembrando Paz è stato presentato alla Chiesa Valdese per essere finanziato dall'8 per mille tra i progetti che promuovono pace, sviluppo, istruzione, informazione e solidarietà.
Per contatti


+39 3661503370



sabato 18 marzo 2017

Colombia:In 14 mesi,120 dirigenti assassinati / Colombia : En 14 meses,120 dirigentes asesinados


In piena attuazione dell'accordo di pace tra il Governo colombiano e le FARC-EP, muore assassinato un dirigente ogni due giorni. Solo nel 2017, per mano l'intervento del paramilitarismo sono caduti 30 referenti sociali. L'analista di politica internazionale, Carlos Aznárez ha assicurato che "né al governo di Juan Manuel Santos, né all'opposizione comandata da Álvaro Uribe Vélez interessa la pace."
Nei poco più di due mesi che sono trascorsi del 2017, sono già 30 i dirigenti assassinati in Colombia. Le cifre indicano che in soli 14 mesi sono stati assassinati 120 referenti sociali, dirigenti contadini, politici e dei diritti umani.
Tutti questi crimini sono successi sotto lo sguardo indifferente del governo di Juan Manuel Santos ed in mezzo all’attuazione dell'accordo di pace con le Forze armate Rivoluzionarie della Colombia Esercito del Popolo (FARC-EP).
Molti ricordano ancora che nella decade degli ottanta si realizzò un processo di pace in Colombia che impose ai membri della guerriglia che lasciassero le armi e si sommassero alla vita politica. In quel momento, gli ex guerriglieri crearono il partito Unione Patriottica (UP) e nelle elezioni del 1986 ottennero quattordici incarichi parlamentari, diciassette deputati provinciali e 135 consiglieri comunali. La risposta della destra ed i suoi gruppi paramilitari fu sanguinaria. In breve tempo, più di 5 mila membri dell'UP furono assassinati, tra essi due candidati a presidente: Jaime Bruno e Bernardo Jaramillo.
Due domande galleggiano nell'aria: Che sicurezza può garantire il Governo ai guerriglieri quando si reinseriscano nella vita politica, se in questo momento ogni due giorni assassinano un dirigente? Fino a quando il governo del premio Nobel della Pace, Juan Manuel Santos, guarderà da un'altra parte davanti ad ogni crimine del paramilitarismo?

Il giornalista ed analista di politica internazionale, Carlos Aznárez ha segnalato a Politica & Media che "quello che realmente succede è che né al governo di Juan Manuel Santos, né all'opposizione comandata per Álvaro Uribe Vélez interessa lla pace. [..] Aznárez ha sottolineato che "un altro tema chiave è il paramilitarismo. Il governo di Santos non sta facendo niente per evitare le azioni del paramilitarismo, le minacce di morte e gli assassini. Quello che fu firmato all’ L'Avana può rimanere in carta bagnata se ciò continua così. Le FARC-EP hanno dimostrato la loro volontà di pace, ma lo Stato no e, ovviamente, il settore che ha dimostrato che non l'ha è l'uribismo."
Infine, Aznárez affermò che "affinché un accordo di pace funzioni bisogna avere la gente per strada tutti i giorni. La cosa unica che può sostituire le armi è la mobilitazione popolare.

 
foto inserita da Blog Internazionalismo

original en español :
                                             
Por Héctor Bernardo / Política & Medios / Resumen Latinoamericano/ 17 de Marzo 2017 .-

En plena implementación del acuerdo de paz entre el Gobierno colombiano y las FARC-EP, muere asesinado un dirigente cada dos días. Solo en 2017, cayeron a manos del paramilitarismo 30 referentes sociales. El analista de política internacional, Carlos Aznárez aseguró que “ni al gobierno de Juan Manuel Santos, ni a la oposición comandada por Álvaro Uribe Vélez les interesa la paz”.
En poco más de dos meses que han transcurrido de 2017, ya son 30 los dirigentes asesinados en Colombia. Las cifras indican que en solo 14 meses se asesinaron a 120 referentes sociales, dirigentes campesinos, políticos y de derechos humanos.
Todos estos crímenes han ocurrido bajo la mirada indiferente del gobierno de Juan Manuel Santos y en medio de la implementación del acuerdo de paz con las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo (FARC-EP).
Muchos aún recuerdan que en la década del ochenta se realizó un proceso de paz en Colombia, que derivó en que los miembros de la guerrilla dejaran las armas y se sumaran a la vida política. En aquel momento, los ex guerrilleros crearon el partido Unión Patriótica (UP), y en las elecciones de 1986 obtuvieron catorce cargos parlamentarios, diecisiete diputados provinciales y 135 concejales. La respuesta de la derecha y sus grupos paramilitares fue sanguinaria. En corto tiempo, más de 5 mil miembros de la UP fueron asesinados, entre ellos dos candidatos a presidente: Jaime Pardo y Bernardo Jaramillo.
Dos preguntas flotan en el aire: ¿Qué seguridad le puede garantizar el Gobierno a los guerrilleros cuando se reinserten en la vida política, si en este momento asesinan a un dirigente cada dos días? ¿Hasta cuándo el gobierno del premio Nobel de la Paz, Juan Manuel Santos, va a mirar para otro lado ante cada crimen del paramilitarismo?
El periodista y analista de política internacional, Carlos Aznárez señaló a Política & Medios que “lo que realmente ocurre es que ni al gobierno de Juan Manuel Santos, ni a la oposición comandada por Álvaro Uribe Vélez les interesa la paz”.
“Santos tiene todas las herramientas para que la Ley de Amnistía se cumpla, pero él se conformó con el Premio Nobel, hizo un guiño a nivel internacional, pero nunca cumplió con esa primer y fundamental meta”, remarcó.
Aznárez destacó que “otro tema clave es el paramilitarismo. El gobierno de Santos no está haciendo nada para evitar las acciones del paramilitarismo, las amenazas de muerte y los asesinatos. Lo que se firmó en La Habana puede quedar en papel mojado si esto sigue así. Las FARC-EP han demostrado su voluntad de paz, pero el Estado no y, por supuesto, el sector que ha demostrado que no la tiene es el uribismo”.
Por último, Aznárez afirmó que “para que un acuerdo de paz funcione hay que tener a la gente en la calle todos los días. Lo único que puede remplazar a las armas es la movilización popular”.

Sacado de : 

http://www.resumenlatinoamericano.org/2017/03/17/colombia-en-14-meses-120-dirigentes-asesinados/

Internazionalismo : "Video-Intervista a Silvia Baraldini"



Raùl Zecca Castel 
lamericalatina.net


Il nome di Silvia Baraldini, in Italia, è legato in modo particolare alla vicenda giudiziaria di cui è stata - suo malgrado - protagonista e, soprattutto, richiama alla memoria lo scontro politico-parlamentare relativo alla sua estradizione dalle carceri statunitensi, avvenuta nel 1999. Ma il percorso di vita e l'esperienza rivoluzionaria che hanno segnato la sua gioventù rappresentano ancora oggi una preziosa testimonianza storica estremamente utile per la comprensione di un'intera epoca e restano, da ogni punto di vista, un esempio incorruttibile di abnegazione. Nata a Roma nel 1947, Silvia Baraldini si forma negli USA, dove il padre lavora come diplomatico presso l'ambasciata italiana. Qui si avvicina ben presto al grande moto giovanile di protesta sorto per manifestare il proprio dissenso alla guerra in Vietnam, ma che trova nelle rivendicazioni femministe e anticolonialiste altrettante direttrici di opposizione ad un unico sistema capitalistico ed imperialista, riconosciuto come fonte di tutte le disuguaglianze sociali e dunque come nemico da combattere ma, soprattutto, da sconfiggere.

E' così che a cavallo tra gli anni '60 e '70 del Novecento, Silvia Baraldini diviene una strenua sostenitrice del movimento afro-americano, in tutte le sue manifestazioni più radicali ed armate, convinta non solo del fatto che le condizioni in cui versa la comunità nera statunitense rappresentino l'espressione più violenta e brutale del dominio politico e sociale capitalistico ma, soprattutto, consapevole del fatto che solo l'unione tra i movimenti privilegiati dei bianchi con quelli più emarginati e abusati dei neri avrebbe potuto sfociare in una palingenesi rivoluzionaria. Di qui il suo supporto militante ai gruppi più radicali del momento, dal Black Panthers Party for Self-Defens al Black Liberation Army, passando dalla May 19 Coalition, organizzazione di ideologia comunista in cui militarono alcuni membri dei Weather Underground.

Poi, nel 1983, l'arresto e la condanna: 44 anni di carcere.

Silvia Baraldini viene accusata di aver organizzato e partecipato all'evasione e alla fuga di Assata Shakur, militante nera detenuta nel carcere di Clinton nel New Jersey, oggi esiliata a Cuba e ancora nella lista dei più pericolosi terroristi degli USA. L'operazione avviene senza spargimento di sangue, ma Baraldini subisce l'applicazione nei suoi confronti della legge RICO, ideata per combattere la criminalità organizzata e il terrorismo interno, dunque su di lei ricadono indiscriminatamente tutti i capi d'accusa che riguardano il movimento di cui è parte, compresa una rapina mai avvenuta.

Alla proposta da parte del FBI di scambiare la sua libertà con i nomi dei 'complici', Silvia Baraldini rifiuta e viene dunque trasferita a Lexington, nel carcere sotterraneo di massima sicurezza, dove trascorre quasi due anni in condizioni di totale isolamento sensoriale ammalandosi gravemente.

Nel 1999, infine, l'estradizione in Italia, con la garanzia però di continuare a scontare la pena in prigione. Fino al 2001, quando, proprio a causa della malattia, le vengono concessi gli arresti domiciliari.

L'ultimo atto di questo lungo accanimento giudiziario porta la data del 26 settembre 2006, quando, per effetto di un indulto, dopo 23 anni di detenzione, le viene finalmente restituita la libertà.




Silvia Baraldini non ha mai cercato attenzione mediatica e raramente ha scritto di sè, rilasciato interviste o testimoniato la sua sofferenza. Solo negli ultimi anni ha cominciato ad affrontare pubblicamente il suo percorso di vita, portando la sua esperienza nei centri sociali e in tutti quegli spazi disposti ad ospitarla ed ascoltarla.

Anche per questo ci tengo a ringraziarla ancora una volta per aver accettato di essere filmata per questa breve intervista rilasciata il 28 gennaio 2017 presso il Gratosoglio Autogestito di Milano (GTA) e per aver ricordato alcuni passaggi fondamentali della sua esistenza, dai primi contatti con il movimento afro-americano al ruolo della donna, dall'esperienza della prigionia alle valutazioni sull'eredità politica di anni che, comunque la si pensi, hanno segnato il corso degli eventi.

TRATTO : da   



sabato 11 marzo 2017

VENEZUELA : Nessuno può distruggere il PCV !! ¡Al PCV no lo destruye nadie!



86 anni di lotta coerente, sconfiggendo tutte le misure che hanno cercato di piegarlo

Questo 5 marzo, il decano dei partiti politici del nostro paese, il Partito Comunista del Venezuela (PCV), arriva ai suoi 86 anni di esistenza; quasi nove decenni di vita, durante le quali ha resistito, affrontato e superato le più svariate forme di aggressione delle diverse espressioni dello Stato capitalista ancora esistente – specialmente delle sanguinarie dittature gomecista e perezjimenista, o delle criminali democrazie borghesi del puntofijismo.

Nella storia del Venezuela di tutto il 20° secolo e del 21° corrente, non c'è organizzazione politica o sociale che abbia sacrificato tante vite come il PCV nelle molteplici battaglie antimperialiste, in difesa dei diritti della classe operaia e nelle lotte a favore degli interessi della patria e del popolo lavoratore.

Lungo questi 86 anni, lo Stato borghese ha cercato in vari modi di sottomettere e piegare l'agguerrito Partito del Gallo Rosso, incarcerando i suoi deputati, facendo scomparire e assassinando i suoi dirigenti, torturando i suoi militanti, illegalizzando la sua personalità giuridica, censurando i suoi giornali, infiltrando provocatori, stimolando in modo artificioso frazioni, cercando di corrompere.

Ma, come ben diceva Gustavo Machado: "Il PCV non lo distrugge nessuno!", perché la sua stessa esistenza è una necessità storica e la sua attualità è determinata – tra le altre – dai suoi fondamentali compiti ancora da raggiungere: il trionfo della rivoluzione proletaria e popolare, per iniziare la costruzione del Socialismo sulle basi scientifiche del marxismo-leninismo.

In questi momenti – nel quadro del suo 86° Anniversario e del percorso verso il suo 15° Congresso - , il Partito dei comunisti venezuelani sta conducendo una nuova battaglia, contro la betancourista Legge dei partiti politici, riunioni pubbliche e manifestazioni (del 1965, timidamente riformata nel 2010 senza adattarla al testo costituzionale del 1999), rafforzata dalla Camera Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) il 5 gennaio 2016, e superata illecitamente dalle Norme del CNE, del 4 marzo 2016, rendendo pubblico il processo di registrazione dei militanti dei partiti.

Le reazioni internazionali alle azioni tendenti a stabilire condizioni inaccettabili per il PCV, si riassumono in quanto affermato da Pavel Blanco, primo segretario del PC del Messico: "Nei momenti più difficili […], sia con Chavez che ora con Maduro, è stato il PCV quello che è riuscito a mobilitare la solidarietà internazionale. Ma oltre il fatto che sarebbe sleale illegalizzare oggi il PCV, il governo dovrà affrontare un dilemma: assomigliare più ai regimi oppressivi che esercitarono il potere in Venezuela nella IV Repubblica, o piuttosto ai cambiamenti che afferma di volere".

Battaglia politica

Questa nuova battaglia è propriamente politica, ma il PCV ha deciso anche di assumerla nell'ambito giuridico perché non solo esistono principi giusti ma anche precetti costituzionali, come quello che sancisce: "La Costituzione è la norma suprema e il fondamento dell'ordinamento giuridico […]" (art.7), che stabilisce che lo Stato venezuelano "[…] propugna come valori superiori del suo ordinamento giuridico e della sua attuazione, la vita, la libertà, la giustizia, l'uguaglianza, la solidarietà, la democrazia, la responsabilità sociale e in generale, la preminenza dei diritti umani, dell'etica e del pluralismo politico" (art.2).

Allo stesso modo, lo Stato garantirà "[…] conforme al principio di progressività e senza discriminazione alcuna, la gioia e l'esercizio irrinunciabile, indivisibile e senza discriminazione dei diritti umani. […]" (art.19); e che "Tutti i cittadini e cittadine hanno il diritto di partecipare liberamente negli affari pubblici […]. E' obbligo dello Stato e dovere della società facilitare la messa in opera delle condizioni più favorevoli a questa pratica" (art.62); o che "Tutti i cittadine e cittadine hanno il diritto di associarsi con fini politici, mediante metodi democratici di organizzazione, funzionamento e direzione. […]" (art.67).

Inoltre, "I trattati, patti e convenzioni relativi ai diritti umani, sottoscritti e ratificati dal Venezuela, hanno dignità costituzionale e prevalgono sull'ordine interno […], e sono di applicazione immediata e diretta da parte dei tribunali e degli altri organi del Potere Pubblico." (art.23), come è il caso del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, adottato dall'ONU e ratificato dal Venezuela, per cui "Ogni persona ha il diritto ad associarsi liberamente con altre […]. L'esercizio di tale diritto potrà esser soggetto alle restrizioni previste dalla legge che sono necessarie in una società democratica […]" (art.22).

Le carte sono sul tavolo, ognuno dovrà assumere le conseguenze delle sue posizioni e dei suoi atti. Il PCV ha espresso chiaramente che è disposto ad assumersi le conseguente derivanti dalla sua illegalizzazione; ma dovranno farlo anche i Potere Pubblici e dovranno assumersi il peso politico e storico di illegalizzare il PCV per la quarta volta nella sua storia, sommandosi alla lista che comprende il gomecismo, il perezjimenismo e il betancourismo.

Lo scorso 16 febbraio, l'Ufficio Politico del PCV ha consegnato alla Camera Costituzionale del TSJ, un ricorso di annullamento per incostituzionalità, con sollecitudine di misure cautelative. Affinché il nostro popolo lo conosca e analizzi, specialmente nei suoi aspetti politici, di seguito pubblichiamo brevi frammenti delle 23 pagine che lo compongono:

Cittadina Magistrata Gladys María Gutiérrez

Presidente e altri Magistrati della Camera Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia

Suo Ufficio.

Io, Oscar Figuera […], agendo nel mio ruolo di Segretario Generale dell'organizzazione politica Partito Comunista del Venezuela (PCV), fondato il 5 marzo del 1931, […] debitamente assistito dal professore di diritto, avvocato Juan Rafael Perdomo, […] esercito a nome proprio e in rappresentanza dei e delle militanti del Partito Comunista del Venezuela (PCV), l'azione di annullamento per ragioni di incostituzionalità della norma contenuta nell'art.25 della Legge sui Partiti Politici, Riunioni Pubbliche e Manifestazioni […], considerando che questo articolo viola l'art. 22 del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, adottato dall'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) […], il quale è stato sottoscritto e ratificato dal Venezuela, e gli art. 2, 7, 19, 23, 62 e 67 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela […], per ragioni di fatto e di diritto che rispettosamente esponiamo di seguito.

[…]

Precedenti storici e contesto politico della Legge sui partiti politici, riunioni pubbliche e manifestazioni […]

La nostra organizzazione politica è stata fondata nella più assoluta clandestinità, durante la ferrea dittatura filo-imperialista del Generale Juan Vicente Gómez, in un contesto giuridico in cui la Costituzione del 22 maggio 1928 stabiliva espressamente nel suo art.32, inciso 6°, la proibizione di ogni attività comunista. A partire da questo divieto costituzionale, si qualificava l'attività comunista come tradimento della patria e si sanzionava con venti anni di carcere e l'espulsione dal paese. Analogamente è accaduto con le Costituzioni del 1929 e del 1931, dove le pratiche repressive dell'epoca si basavano su formalità legalitarie, nonostante si trattasse di una dittatura in pieno esercizio di fatto […].

Dopo la morte di Juan Vicente Gómez, nel dicembre 1935, il Partito Comunista del Venezuela (PCV) continuò ad esser illegale e di conseguenza clandestino, fino ad ottobre del 1945, quando il governo del Generale Isaías Medina Angarita, promosse una riforma costituzionale che eliminò l'inciso 6º dell'art. 32. Questo status legale fu molto breve, visto che alla vigilia dello sciopero petrolifero del 1950, la Giunta Militare composta da Carlos Delgado Chalbaud, Luis Llovera Páez e Marcos Pérez Jiménez, decise la illegalizzazione del Partito Comunista del Venezuela (PCV), interdizione che si estese fino al 23 gennaio 1958, quando con le forze del popolo nelle strade si produsse una insurrezione civile-militare che rovesciò la dittatura filo-imperialista perezjimenista.

La vittoria popolare ottenuta il 23 gennaio 1958, fu tradita dal "Patto di Punto Fijo", antecedente del "Patto di New York", promossi da rappresentanti del Capitale, nelle persone di Nelson Rockefeller e Eugenio Mendoza e di dirigenti politici dei partiti al servizio della borghesia, Acción Democrática (AD), Comité de Organización Política Electoral Independiente (COPEI) e Unión Republicana Democrática (URD), rispettivamente rappresentati da Rómulo Betancourt, Rafael Caldera e Jóvito Villalba, che concordarono con l'imperialismo di subordinare il progetto di sviluppo nazionale agli interessi delle multinazionali e del capitale finanziario, per cui era necessaria la segregazione e l'esclusione dei comunisti e di altri settori popolari e rivoluzionari.

In questa nuova tappa della storia politica contemporanea, si mette in pratica un nuovo modello repressivo dello Stato borghese, che inizia con la restrizione di garanzie costituzionali, previste nella Carta Politica del 1961, che da inizio al lungo periodo di repressione "puntofijista", in cui si applicarono detenzioni arbitrarie, irruzioni illegali, chiusura di mezzi di stampa e comunicazione, assassini, tortura, prigionia senza giusto processo, sparizione forzata per motivi politici, chiusura di organizzazioni politiche e sociali, implementazioni di campi di concentramento; in questo contesto si illegalizza per la terza volta il Partito Comunista del Venezuela (PCV) e viene promulgata l'attuale Legge sui Partiti politici, Riunioni e Manifestazioni, […] in data 30 aprile 1965, in cui l'art. 25 stabilisce il rinnovamento dei nominativi degli iscritti nelle organizzazioni con fini politici, non venendo modificata ma mantenuta testualmente nella riforma parziale di questa Legge […] in data 23 dicembre 2010.

Lo spirito, il proposito e ragione dell'articolo, obbedendo agli interessi oligarchici, burocratici e borghesi nel contesto storico segnalato, aveva come fine ultimo il controllo delle organizzazioni politiche. In contrapposizione, lo Stato democratico di Diritto e Giustizia propugnato dalla Costituzione del 1999, consacra la preminenza di metodi democratici di orientamento e azione politica come espressione partecipativa e protagonista del popolo nell'esercizio integrale dei suoi diritti di associazione per cui si richiede garantire il carattere permanente delle organizzazioni politiche; in forma tale che, il sottometterle al rinnovamento delle iscrizioni, sotto verifica biometrica dei suoi nominativi, violerebbe indubbiamente l'integrità individuale, famigliare e lavorativa dei suoi componenti, tra gli altri aspetti e diritti, che rendono passibile di annullamento l'articolo in commento, dato che siamo stati storicamente vittime di persecuzioni politiche e di flagranti violazioni dei diritti fondamentali e costituzionali, per cui come leader e responsabili della direzione del Partito Comunista del Venezuela (PCV) dobbiamo dar sicurezza e certezza giuridica ai nostri militanti e sostenitori, assicurando la pace famigliare, la protezione dei nostri integranti e la permanenza nella storia del nostro partito politico. […]

In tutti questi periodi di governo nella storia contemporanea venezuelana, si è praticata la tortura e il mancato rispetto dei diritti umani dei comunisti e delle organizzazioni popolari, di cui danno conto i massacri come quelli del Liceo Sanz, Cantaura, Yumare, El Amparo e El Caracazo, insieme alle numerose sparizioni forzose per motivi politici contro la militanza del nostro partito, […] tendenti ad ottenere la sottomissione attraverso l'uso della forza fondata sulla paura.

Tuttavia, anche quando la Costituzione del 1999 consacrò la rifondazione della Repubblica e in quell'anno iniziò un processo di rivendicazione politico-sociale delle masse popolari – guidato dall'ex presidente Hugo Chávez insieme ad una ampia alleanza di forze progressiste e di sinistra, con il Partito Comunista del Venezuela in prima fila–, dobbiamo rilevare un fatto storico importante che pone in evidenza i pericoli e minacce che tuttavia incombono sui e sulle comunisti/e e il movimento popolare nell'attuale lotta di classe nello Stato borghese ancora esistente, come dimostra il colpo di stato civile-militare del 2002 che attentò contro il governo democratico e costituzionale venezuelano, sequestrò il Presidente della Repubblica e durante due giorni di crisi nazionale furono brutalmente perseguiti e torturati i nostri militanti e sostenitori, indirizzando ancora una volta l'odio oligarchico contro i più nobili rappresentanti delle lotte sociali, storicamente e mondialmente riconosciuti.

[…]

Fondamenti

[…] Questi diritti politici consacrati nella Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, rispondono a principi universali tali come: trasparenza, credibilità e fiducia, evidenziando il ruolo preponderante delle organizzazioni politiche; in questo contesto il processo di rinnovamento delle iscrizioni previsto nell'art. 25 ejusdem e modulato dall'interpretazione della Camera Costituzionale della Corte del Tribunale Supremo di Giustizia, nella sentenza Nº 0001 del 05 gennaio 2016, […] acclarata nella decisione Nº 878 del 21 ottobre 2016, contraddice la libertà e sicurezza giuridica di partecipazione politica e di associazione con tali fini, ai suoi componenti, militanti e sostenitori, sostituendosi, il Potere Elettorale, nelle facoltà proprie delle direzioni dei partiti politici, come la supervisione, il controllo, la vigilanza e verifica dei loro militanti, poiché questi ultimi si rivolgono volontariamente come cittadini e cittadine manifestando il loro desiderio di unirsi alle sue file politiche per partecipare con mezzi leciti alla vita politica del paese, da qui che la partecipazione dei cittadini alla gestione pubblica indubbiamente interessa tutto l'ordinamento giuridico e impregna l'ordine costituzionale, perché allo Stato interessa la sua permanenza nel tempo; il diritto di associazione con fini politici esige metodi democratici di organizzazione, funzionamento e direzione, bastando il solo rinnovamento delle sue autorità con elezioni interne e partecipazione dei suoi iscritti, non rende possibile che si chieda ai partiti politici un rinnovamento che equivarrebbe a una nuova iscrizione all'organo elettorale, per cui fornire al Consiglio Nazionale Elettorale i dati degli iscritti al Partito Comunista del Venezuela, lede la libertà di associazione con fini politici, il diritto di uguaglianza dei partiti politici e di pari opportunità nelle competizioni elettorali, in cui si fonda l'idea di sovranità popolare e sottomissione di tutti i poteri alla Costituzione, con rilevanza speciale per le contese elettorali, giacché si fa in modo che tutti i partiti politici si rivolgono ad essa in modo equo; per cui il metodo di rinnovamento per altro antidemocratico segnalato nell'art.25 della menzionata Legge contravviene lo spirito, il proposito e le ragioni del costituente quando promulgò il diritto di associazione con fini politici, di partecipazione del popolo alla vita politica assicurando la libertà e l'uguaglianza dei partiti politici ed eradicando ogni tipo di restrizione nella pratica politica elettorale, cosa che, senza dubbio alcuno, evidenzia vizi di nullità per il citato art.25 delle già tante volte menzionata Legge.

[…]

Petizione

Cittadini Magistrati e Magistrate, sulla base dei precedenti argomenti di fatto e di diritto, sollecitiamo molto rispettosamente alla Camera Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) di dichiarare la presente azione di annullamento per incostituzionalità, con l'obiettivo di consolidare una democrazia partecipativa e protagonista, di assicurare il principio di progressività, la libertà e l'uguaglianza dei diritti politici, di fomentare lo sviluppo e rafforzare le organizzazioni politiche per garantire la loro permanenza nel tempo. Per tanto sollecitiamo con carattere di urgenza che:

Si dichiari la nullità, per ragioni di incostituzionalità, dell'art.25 della Legge sui Partiti Politici, Riunioni Pubbliche e Manifestazioni, per aver infranto la Carta Magna negli articoli costituzionali che si sono indicati e specificamente perché ogni legge deve essere interpretare in accordo con la Costituzione e questa norma (art.25) manca di valore giuridico opponendosi alla Costituzione e crea una diseguaglianza inammissibile nella nostra Repubblica e pertanto la sua nullità si impone per ragioni di asepsi giuridica.

Sospenda cautelativamente l'applicazione dell'art. 25 della Legge sui Partiti Politici, Riunioni Pubbliche e Manifestazioni, per la durata del presente ricorso e, di conseguenza, ordini al Consiglio Nazionale Elettorale la sospensione provvisoria del Processo di Rinnovamento delle Organizzazioni con Fini Politici approvato da questo organo elettorale […

Partito Comunista del Venezuela (PCV) | prensapcv.wordpress.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare




¡AL PCV NO LO DESTRUYE NADIE!

86 años de lucha consecuente, derrotando todas las medidas que han intentado doblegarlo
Caracas, 3 mar. 2017, Tribuna Popular TP.- Este 5 de marzo, el decano de los partidos políticos de nuestro país, el Partido Comunista de Venezuela (PCV), arriba a sus 86 años de existencia; casi nueve décadas de continua vida orgánica, durante las cuales resistió, enfrentó y superó las más variadas formas de agresión de las diversas expresiones del Estado capitalista aún existente –especialmente de las sanguinarias dictaduras gomecista y perezjimenista, o de las criminales democracias burguesas del puntofijismo–.
En la historia de Venezuela de todo el siglo XX y de lo que va del XXI, no hay una organización política o social que haya ofrendado tantas vidas como el PCV en los múltiples combates antiimperialistas, en defensa de los derechos de la clase obrera y en las luchas a favor de los intereses de la patria y del pueblo trabajador.
A lo largo de estos 86 años, el Estado burgués ha intentado de distintas maneras someter y doblegar al aguerrido Partido del Gallo Rojo, encarcelando a sus diputados, desapareciendo y asesinando a sus dirigentes, torturando a sus militantes, ilegalizando su personalidad jurídica, clausurando sus periódicos, infiltrando provocadores, estimulando artificiales fracciones, pretendiendo sobornar y corromper.
Pero, como bien decía Gustavo Machado: «¡Al PCV no lo destruye nadie!», porque su propia existencia es una necesidad histórica y su vigencia está determinada –entre otras– por una de sus fundamentales tareas aun por lograr: el triunfo de la revolución proletaria y popular, para iniciar la construcción del Socialismo sobre las bases científicas del marxismo-leninismo.
En estos momentos –en el marco de su 86º Aniversario y del proceso hacia su 15º Congreso–, el Partido de los comunistas venezolanos está librando una nueva batalla, defendiendo y reivindicando su derecho a existir y a luchar, frente a la betancourista Ley de partidos políticos, reuniones públicas y manifestaciones (de 1965, tímidamente reformada en 2010 sin adaptarla al texto constitucional de 1999), reforzada por la Sala Constitucional del TSJ, el 5 de enero de 2016, y extralimitada abusivamente por las Normas del CNE, del 4 de marzo de 2016, y por el planteado proceso de registro de militantes de los partidos para hacerlo público.
Las connotaciones internacionales de las acciones tendientes a establecer condiciones que son inaceptables para el PCV, se resumen en lo expresado por Pavel Blanco, primer secretario del PC de México: “En los momentos más difíciles […], tanto con Chávez como ahora con Maduro, fue el PCV el que logró movilizar la solidaridad internacional. Pero más allá de que sería una deslealtad hoy ilegalizar al PCV, el gobierno se enfrentaría a un dilema: estaría más por parecerse a los regímenes opresivos que en la IV República ejercieron el poder en Venezuela que a los cambios que dice pretender.

Batalla política
Esta nueva batalla es eminentemente política, pero el PCV ha decidido también asumirla en el ámbito jurídico porque no sólo le asisten principios justos sino también preceptos constitucionales, como el referido a que “La Constitución es la norma suprema y el fundamento del ordenamiento jurídico. […]” (artículo 7), y el que establece que el Estado venezolano “[propugna como valores superiores de su ordenamiento jurídico y de su actuación, la vida, la libertad, la justicia, la igualdad, la solidaridad, la democracia, la responsabilidad social y en general, la preeminencia de los derechos humanos, la ética y el pluralismo político.” (artículo 2).
Asimismo, que el Estado garantizará “[conforme al principio de progresividad y sin discriminación alguna, el goce y ejercicio irrenunciable, indivisible e interdependiente de los derechos humanos. […]” (artículo 19); que “Todos los ciudadanos y ciudadanas tienen el derecho de participar libremente en los asuntos públicos […]. Es obligación del Estado y deber de la sociedad facilitar la gestión de las condiciones más favorables para su práctica.” (artículo 62); o que “Todos los ciudadanos y ciudadanas tienen el derecho de asociarse con fines políticos, mediante métodos democráticos de organización, funcionamiento y dirección. […]” (artículo 67).
Además de que “Los tratados, pactos y convenciones relativos a derechos humanos, suscritos y ratificados por Venezuela, tienen jerarquía constitucional y prevalecen en el orden interno […], y son de aplicación inmediata y directa por los tribunales y demás órganos del Poder Público.” (artículo 23), como es el caso del Pacto Internacional de Derechos Civiles y Políticos, adoptado por la ONU y ratificado por Venezuela: “Toda persona tiene derecho a asociarse libremente con otras […]. El ejercicio de tal derecho sólo podrá estar sujeto a las restricciones previstas por la ley que sean necesarias en una sociedad democrática […]” (artículo 22).
Las cartas están echadas, cada quien deberá asumir las consecuencias de sus posiciones y sus actos. El PCV ha expresado claramente que está dispuesto a asumir las consecuencias derivadas de su ilegalización; pero que los Poderes Públicos también deberán hacerlo y tendrán que cargar el peso político e histórico de ilegalizar al PCV por cuarta vez en su historia, para sumarse a la lista que integran el gomecismo, el perezjimenismo y el betancourismo.
El pasado 16 de febrero, el Buró Político del PCV consignó, ante la Sala Constitucional del TSJ, un recurso de nulidad por inconstitucionalidad, con solicitud de medidas cautelares. Para que nuestro pueblo lo conozca y analice, especialmente en sus aspectos políticos, seguidamente publicamos breves fragmentos de los 23 folios que componen el recurso:

Magistrada Gladys María Gutiérrez
Presidenta y demás Magistrados de la Sala Constitucional del Tribunal Supremo de Justicia
Su Despacho.-
Yo, OSCAR FIGUERA […], actuando en mi carácter de Secretario General de la organización política Partido Comunista de Venezuela (PCV), fundado el 5 de marzo de 1931, […] debidamente asistido por el profesional del derecho, abogado: JUAN RAFAEL PERDOMO, […] ejerzo en nombre propio y en representación de las y los militantes del Partido Comunista de Venezuela (PCV), la acción de nulidad por razones de inconstitucionalidad de la norma contenida en el artículo 25 de la Ley de Partidos Políticos, Reuniones Públicas y Manifestaciones […], por considerar que dicho artículo es violatorio del artículo 22 del Pacto Internacional de Derechos Civiles y Políticos, adoptado por la Asamblea General de la Organización de Naciones Unidas (ONU) […], el cual fue suscrito y ratificado por Venezuela, y de los artículos 2, 7, 19, 23, 62 y 67 de la Constitución de la República Bolivariana de Venezuela […], por las razones de hecho y derecho que respetuosamente exponemos a continuación.
[…]
Antecedentes históricos y contexto político de la Ley de partidos políticos, reuniones públicas y manifestaciones […]
Nuestra organización política se fundó en la más absoluta clandestinidad, durante la férrea dictadura pro-imperialista del General Juan Vicente Gómez, en un contexto jurídico cuya Constitución, del 22 de mayo de 1928, establecía expresamente en su artículo 32, inciso 6º, la prohibición de toda actividad comunista. A partir de esta prohibición constitucional, se calificaba la actividad comunista como traición a la patria y se sancionaba con veinte años de cárcel y expulsión del país, igualmente sucedió con las Constituciones de 1929 y 1931; donde las prácticas represivas de la época se fundamentaron en formalidades legalistas, no obstante que se trataba de una dictadura en pleno ejercicio de hecho […].
Luego de la muerte de Juan Vicente Gómez, en diciembre de 1935, continuó siendo ilegal el Partido Comunista de Venezuela (PCV) y en consecuencia clandestino, hasta octubre de 1945, cuando el gobierno del General Isaías Medina Angarita, promueve una reforma constitucional que eliminó el inciso 6º del artículo 32 referido. Este estatus legal fue muy breve, toda vez que a raíz de la huelga petrolera de 1950, la Junta Militar integrada por Carlos Delgado Chalbaud, Luis Llovera Páez y Marcos Pérez Jiménez, deciden la ilegalización del Partido Comunista de Venezuela (PCV), ilegalidad que se extiende hasta el 23 de enero de 1958, cuando con las fuerzas del pueblo en la calle se produce una insurrección cívico-militar que derroca la dictadura pro-imperialista perezjimenista.
La victoria popular lograda el 23 de enero de 1958, fue traicionada por el “Pacto de Punto Fijo”, antecedido del “Pacto de Nueva York”, promovidos por representantes del Capital, en las personas de Nelson Rockefeller y Eugenio Mendoza y los dirigentes políticos de los partidos al servicio de la burguesía, Acción Democrática (AD), Comité de Organización Política Electoral Independiente (COPEI) y Unión Republicana Democrática (URD), representados por Rómulo Betancourt, Rafael Caldera y Jóvito Villalba, respectivamente, quienes acordaron con el imperialismo subordinar el proyecto de desarrollo nacional a los intereses de las transnacionales y el capital financiero, para lo cual era necesaria la segregación y exclusión de los comunistas y demás sectores populares y revolucionarios.
En esta nueva etapa de la historia política contemporánea, se pone en práctica un nuevo modelo represivo del Estado burgués, que se inicia con la restricción de garantías constitucionales, previstas en la Carta Política de 1961, lo cual da inicio al largo período “puntofijista” de represión, en el que se aplicaron detenciones arbitrarias, allanamientos ilegales, clausura de medios de prensa y comunicación, asesinatos, tortura, prisión sin debido proceso, desaparición forzosa por motivos políticos, clausura de organizaciones políticas y sociales, implementación de campos de concentración; en este contexto se ilegaliza por tercera vez al Partido Comunista de Venezuela (PCV) y es promulgada la actual Ley de Partidos Políticos, Reuniones Públicas y Manifestaciones, […] de fecha 30 de abril de 1965, en cuyo artículo 25 se establece la renovación de la nómina de inscritos en las organizaciones con fines políticos, no siendo modificada sino mantenida textualmente en la reforma parcial de dicha Ley, […] de fecha 23 de diciembre de 2010.
El espíritu, propósito y razón del artículo, obedeciendo a intereses oligarcas, burocráticos y burgueses en el contexto histórico señalado, tenía como fin último el control de las organizaciones políticas. En contraposición, el Estado democrático de Derecho y Justicia propugnado por la Constitución de 1999, consagra la preeminencia de métodos democráticos de orientación y acción política como expresión participativa y protagónica del pueblo en ejercicio integral de sus derechos de asociación, para lo cual se requiere garantizar el carácter permanente de las organizaciones políticas; en forma tal que, someterlas a la renovación de la inscripción bajo la verificación biométrica de sus nóminas vulneraría indudablemente la integridad individual, familiar y laboral de sus integrantes, entre otros aspectos y derechos, que afectan de nulidad el artículo in comento, dado que, hemos sido víctimas de persecuciones políticas a lo largo de la historia y flagrantes violaciones de derechos fundamentales y constitucionales, por lo que los líderes y responsables de la dirección del Partido Comunista de Venezuela (PCV) debemos dar seguridad y certeza jurídica a nuestros militantes y seguidores, asegurando la paz familiar, la protección de nuestros integrantes y la permanencia en la historia de nuestro partido político. […]
Durante todos esos períodos gubernamentales de la historia contemporánea venezolana, se practicó la tortura y el irrespeto de los derechos humanos de los comunistas y de organizaciones populares, de lo cual dan cuenta masacres como las del Liceo Sanz, Cantaura, Yumare, El Amparo y El Caracazo, junto a las ya nombras desapariciones forzosas por motivos políticos contra la militancia de nuestro partido, […] tendientes a obtener la sumisión a través del uso de la fuerza fundada en el temor.
Sin embargo, aun cuando la Constitución de 1999 consagra la refundación de la República y ese año se inició un proceso de reivindicación político-social de las mayorías populares –encabezado por el ex presidente Hugo Chávez junto a una amplia alianza de fuerzas progresistas y de izquierda, con el Partido Comunista de Venezuela en primera fila–, debemos resaltar un hecho histórico de relevancia que pone en evidencia los peligros y amenazas que todavía se ciernen sobre las y los comunistas y el movimiento popularen la vigente lucha de clases dentro del Estado burgués aun existente, de lo cual da cuenta el golpe cívico-militar del año 2002 que arremetió contra el hilo democrático y constitucional venezolano, secuestró al Presidente de la República y durante dos días de crisis nacional fueron brutalmente perseguidos y torturados nuestros militantes y seguidores, consumándose una vez más el odio oligarca en contra de los más nobles representantes de las luchas sociales, histórica y mundialmente reconocidos.
[…]
Fundamentos
[…] Estos derechos políticos consagrados en la Constitución de la República Bolivariana de Venezuela, atienden a principios universales tales como: transparencia, credibilidad y confianza, destacando el papel preponderante de las organizaciones políticas; en este contexto el proceso de renovación de inscripción previsto en el artículo 25 eiusdem y atemperado por interpretación de la Sala Constitucional del Tribunal Supremo de Justicia, en sentencia Nº 0001 de fecha 05 de enero de 2016, […] aclarada en decisión Nº 878 de fecha 21 de octubre de 2016, contradice la libertad y seguridad jurídica de participación política y de asociación con tales fines, a sus integrantes, militantes y seguidores, subrogándose el Poder Electoral en las facultades propias de las direcciones de los partidos políticos, como la supervisión, control, vigilancia y verificación de su militancia, pues a estos últimos acuden voluntariamente los ciudadanos y ciudadanas manifestando su deseo de incorporarse a sus filas políticas para participar por medios lícitos, en la vida política del país, de allí que la participación de los ciudadanos en la gestión pública indudablemente interesa a todo el ordenamiento jurídico e impregna el orden constitucional, porque al Estado le interesa su permanencia en el tiempo; el derecho de asociación con fines políticos exige métodos democráticos de organización, funcionamiento y dirección, bastando solo la renovación de sus autoridades con elecciones internas y participación de sus integrantes, por ello no es posible que se le exija a los partidos políticos una renovación que equivaldría a una nueva inscripción ante el órgano comicial por lo que suministrar al Consejo Nacional Electoral la data de inscritos en el Partido Comunista de Venezuela, lesiona como dijimos la libertad de asociación con fines políticos, el derecho de igualdad de los partidos políticos y de oportunidades en las competencias electorales, en los cuales se fundamenta la idea de soberanía popular y sumisión de todos los poderes a la Constitución con una relevancia especial en la contienda electoral ya que se procura que todos los partidos políticos acudan a ésta, de manera equitativa, por lo que el método de renovación por demás antidemocrático señalado en el artículo 25 de la mencionada Ley contraviene el espíritu, propósito y razón del constituyentista cuando desarrolló el derecho de asociación con fines políticos, de participación del pueblo en la vida política asegurando la libertad e igualdad de los partidos políticos y erradicando todo tipo de restricciones en la práctica política electoral, lo que sin duda alguna evidencia los vicios de nulidad que reviste el citado artículo 25 de la ya tantas veces mencionada Ley.
[…]
Petitorio
Ciudadanos Magistrados y Magistradas, sobre la base de los anteriores argumentos de hecho y de derecho, solicitamos muy respetuosamente a la Sala Constitucional del Tribunal Supremo de Justicia (TSJ) declare con lugar la presente acción de nulidad por inconstitucionalidad, con el objeto de consolidar una democracia participativa y protagónica, asegurar el principio de progresividad, la libertad e igualdad de los derechos políticos, fomentar el desarrollo y fortalecer las organizaciones políticas para garantizar su permanencia en el tiempo, por lo tanto solicitamos con carácter de urgencia:
1.  Se declare la nulidad, por razones de inconstitucionalidad, del artículo 25 de la Ley de Partidos Políticos, Reuniones Públicas y Manifestaciones, por haber infringido la Carta Magna en los artículos constitucionales que se han invocado, y específicamente porque toda ley se tiene que interpretar de acuerdo con la Constitución, y dicha norma (artículo 25 denunciado) carece de valor jurídico al oponerse a la Constitución y crear una desigualdad inadmisible en nuestra República y por lo tanto su nulidad se impone por razones de asepsia jurídica.
2.  Suspenda cautelarmente la aplicación del artículo 25 de la Ley de Partidos Políticos, Reuniones Públicas y Manifestaciones, mientras dure la tramitación del presente recurso, y, en consecuencia, ordene al Consejo Nacional Electoral la suspensión provisional del Proceso de Renovación de las Organizaciones con Fines Políticos aprobado por ese ente comicial […].
[…]


lunedì 6 marzo 2017

Oscuri piani anticubani di Marc Wachtenheim e il CIPE. Oscuros planes anticubanos de Marc Wachtenheim y el CIPE






Una fonte ha portato alla luce il prossimo viaggio in Messico, dal 6 al 10 marzo , del controrivoluzionario Roberto Díaz Vázquez, presumibilmente per partecipare ad un progetto sullo sviluppo di nuove tecnologie dell'informazione, rappresenta la fondazione Logos Cuba, e il cui patrocinatore è niente meno che il Centro per l'Impresa Privata Internazionale (CIPE), una delle entità finanziate dalla NED.
Dietro questo progetto potrebbe esserci il controverso personaggio vincolato alla CIA e la guerra sporca contro Cuba: Marc Wachtenheim.
Per capire la finalità di questo viaggio è necessario ricordare alcuni dati essenziali degli attori di questa trama.
In primo luogo, Díaz Vázquez fece conoscere la sua Fondazione Logos il 30 di Maggio di 2016, cercando uno spazio di difesa ad oltranza 
della proprietà privata e il capitalismo per Cuba. Allo stesso modo, il suo discorso è avviato a manipolare e criticare la politica economica del governo cubano, lodando la creazione di un Centro di Appoggio per l'Investimento Privato ed una Legge per l'Investimento Privato.
Díaz Vázquez è riuscito a far collaborare la Logos  con fondazioni vincolate alla destra latinoamericana come lo sono la Fondazione Libertà, dell'Argentina, e la Fondazione Libertà e Progresso, del Cile.
Roberto è stato strettamente vincolato ai piani sovversivi della controrivoluzione interna, fondamentalmente da quando è divenuto un mercenario viaggiante, partecipando ad eventi internazionali in Cile, Argentina, Messico ed altre nazioni, tra i quali si sottolineano quelli vincolati all'attività anticubana dell'ODCA, la KAS, CADAL ed altre coperture della NED e della CIA. Non è stato estraneo alle contraddizioni interne della controrivoluzione che diedero tasto a infondate ed impossibili azioni "unitarie" come la MUAD, essendo anche incluso nei piani per avere rappresentatività di controrivoluzionari nelle prossime elezioni del 2018 nell'Isola. Benché cerchi un protagonismo silenzioso, è imparentato opportunisticamente alla figura di Manuel Costa Morúa, principalmente per ottenere protagonismo e visibilità mediatica. Ha usato anche il chiamato Centro di Appoggio alla Transizione creato il 4 di ottobre 2013 con Hector Maceda - per consumare i suoi piani anticubani. Nel novembre di 2015 visitò l'Argentina, tra i giorni 21 e 25, si suppone per acquisire esperienza nei processi elettorali. Per fare ciò contò sul finanziamento del CADAL e dei partiti di destra di quel paese. Ha partecipato nell’organizzazione di inchieste i cui risultati sono completamente manipolati, come quella che realizzò tra febbraio e marzo di 2015 a nome del Centro di Studi Socioeconomici e Democratici, e nei cui imbrogliati risultati si tratta di impostare la preferenza al pluripartitismo, la demolizione della governabilità attuale e la difesa di un'economia di libero mercato.

Così,  il 23 di gennaio di questo anno  ha partecipato al tendenzioso evento chiamato "Economia, Diritti umani e Migrazione. Foro per lo scambio di idee e proposte", organizzato dalla Università Internazionale della Florida, a Miami, sotto l'auspicio della mal chiamata Fondazione per i Diritti umani in Cuba, ed il cui proposito è mantenere lo sfacciato furto di professionisti della salute cubani.
Un altro individuo dei buchi di questa segreta cospirazione è Marc Wachtenheim che fino all'anno 2010, fungeva da direttore del Programma Iniziativa per lo sviluppo di Cuba della Fondazione Panamericana per lo Sviluppo, (FUPAD) , una conosciuta ricevente del denaro del Fondo Nazionale per la Democrazia (NED). La FUPAD è un vile strumento dell'OEA ,una copertura della CIA e particolarmente dell'USAID, si incarica di diversificare nell'attività intellettuale e religiosa l’ azione sovversiva contro l'Isola. È anche ricevente dell'aiuto di grandi monopoli ed istituzioni, come la Banca Mondiale, Chevron Corporation, Citigroup, The Hampshire Foundation e Phillip Morris Internacional.
Marc Wachtenheim è divenuto come attivo attore della guerra sporca contro Cuba - si sa che visitò all'Isola in cinque opportunità tra il 2002 ed il 2009, per realizzare attività che violavano la legalità cubana -
ed altre nazioni progressiste dell'America Latina. Il 18 aprile di 2013 partecipò ad un  evento coordinato dalla deputata argentina Cornelia Schmidt-Liermann, come presidente del Center for Freedom and Democracy, e che fu sviluppato dal chiamato Gruppo Parlamentare Latinoamericano per la Democrazia in Cuba il cui intenzione è promuovere un cambiamento politico nell'Isola, in un sfacciato tentativo per pressare al nostro governo e promuovere cambiamenti istituzionali in Cuba. Lì frequentò personaggi come Carlos Alberto Montañer.
L'organizzazione che ha invitato il controrivoluzionario Roberto Díaz Vázquez è il CIPE, strettamente vincolato alla NED ed addetto di sviluppare una guerra sporca contro Cuba, Ecuador, Venezuela ed altre nazioni progressiste. Conta sulla complicità delle destre latinoamericane, particolarmente in Cile, Argentina, Messico, Venezuela, Bolivia, Nicaragua ed Ecuador. Il CIPE è uno dei principali beneficiari dell'aiuto del Congresso Usa attraverso il Dipartimento di Stato e della NED, come di altri aiuti provenienti della Smith Richardson Foundation, la John M. Ohin Foundation, la Lynde and Harry Bradley Foundation e Freedom House, finanziate indirettamente per contratti federali.
Che cosa succederà dietro questa visita di Díaz Vázquez in Messico dove cospirerà con Marc Wachtenheim - benché questo non sia presente, benché mantengano comunicazione telefonica - chi è la testa dei progetti anticubanos del CIPE? Ovviamente, no c’è da aspettarsi niente di niente buono.



Una fuente acaba de sacar a la luz el venidero viaje a México, el próximo día 6 de marzo, que se extenderá hasta el 10 de ese mismo mes, del contrarrevolucionario Roberto Díaz Vázquez, presumiblemente para participar en un proyecto sobre el desarrollo de nuevas tecnologías de la información, representado a la fundación Logos Cuba, y cuyo patrocinador es nada menos que el Centro para la Empresa Privada Internacional (CIPE), una de las entidades financiadas por la NED. Detrás de este proyecto podría estar un controvertido personaje vinculado a la CIA y a la guerra sucia contra Cuba: Marc Wachtenheim.
Para entender la finalidad de este viaje es necesario recordar algunos datos esenciales de los actores de esta trama. En primer lugar, Díaz Vázquez dio a conocer su Fundación Logos el 30 de Mayo de 2016, buscando un espacio de defensa a ultranza de la defensa de la propiedad privada y el capitalismo para Cuba. A la par, su discurso está encaminado a manipular y criticar la política económica del gobierno cubano, alabando la creación de un Centro de Apoyo para la Inversión Privada y una Ley para la Inversión Privada.
Díaz Vázquez ha logrado que Logos colabore con fundaciones vinculadas a la derecha latinoamericana como lo son la Fundación Libertad, de Argentina, y la Fundación Libertad y Progreso, de Chile.  
Roberto ha estado estrechamente vinculado a los planes subversivos de la contrarrevolución interna, fundamentalmente desde que ha devenido como mercenario viajero, participando en eventos internacionales en Chile, Argentina, México y otras naciones, entre los que se destacan aquellos vinculados a la actividad anticubana de la ODCA, la KAS, CADAL y otras tapaderas de la NED y la CIA. No ha estado ajeno a las contradicciones internas de la contrarrevolución que dieron traste a infundadas e imposibles acciones “unitarias” como la MUAD, estando también involucrado en los planes de lograr representatividad de contrarrevolucionarios en las venideras elecciones de 2018 en la Isla. Aunque busca un protagonismo silencioso, se le ha visto emparentado oportunistamente a la figura de Manuel Cuesta Morúa, principalmente para obtener protagonismo y visibilidad mediática.
Ha usado también el llamado Centro de Apoyo a la Transición –creado el 4 de octubre de 2013 con Héctor Maceda– para consumar sus planes anticubanos. En noviembre de 2015 visitó Argentina, entre los días 21 y 25, para supuestamente adquirir experiencia en procesos electorales. Para ello contó con el financiamiento de CADAL y los partidos de derecha de ese país.
Ha participado en la organización de encuestas cuyos resultados son totalmente manipulados, como la que realizó entre febrero y marzo de 2015 a nombre del Centro de Estudios Socioeconómicos y Democráticos, y en cuyos amañados resultados se trata de impostar la preferencia de pluripartidismo, el desmonte de la gobernabilidad actual y la defensa de una economía de libre mercado.
Asimismo, participó el 23 de enero de este año en el tendencioso evento llamado "Economía, Derechos Humanos y Migración. Foro para el intercambio de ideas y propuestas”, organizado por la Universidad Internacional de La Florida, en Miami, bajo el auspicio de la mal llamada Fundación por los Derechos Humanos en Cuba, y cuyo propósito es mantener el descarado robo de profesionales de la salud cubanos.
Otro sujeto de marras en esta secreta conspiración es Marc Wachtenheim, quien fungiera hasta el año 2010, como director del Programa Iniciativa para el desarrollo de Cuba de la Fundación Panamericana para el Desarrollo (FUPAD), una conocida receptora del dinero del Fondo Nacional para la Democracia (NED). La FUPAD es un vil instrumento de la OEA y de las tapaderas de la CIA, particularmente de la USAID, encargándose de diversificar en la actividad intelectual y religiosa su accionar subversivo contra la Isla. También es receptora de la ayuda de grandes monopolios e instituciones, tales como el Banco Mundial, Chevron Corporation, Citigroup, The Hampshire Foundation y Phillip Morris Internacional.
Marc Wachtenheim ha devenido como activo actor de la guerra sucia contra Cuba –se sabe que visitó a la Isla en cinco oportunidades entre el 2002 y el 2009, para realizar actividades violatorias de la legalidad cubana– y otras naciones progresistas de América Latina. El 18 de abril de 2013 participó en un evento coordinado por la diputada argentina Cornelia Schmidt-Liermann, como presidente del Center for Freedom and Democracy,  y que fue desarrollado por el llamado Grupo Parlamentario Latinoamericano por la Democracia en Cuba, cuya intención es promover un cambio político en la Isla, en un descarado intento por presionar a nuestro gobierno y promover cambios institucionales en Cuba. Allí se codeó con personajillos como Carlos Alberto Montaner
Por su parte, la organización que invita al contrarrevolucionario Roberto Díaz Vázquez es el CIPE, estrechamente vinculado a la NED y encargado de desarrollar una guerra sucia contra Cuba, Ecuador, Venezuela y otras naciones progresistas. Cuenta con la complicidad de las derechas latinoamericanas, particularmente en Chile, Argentina, México, Venezuela, Bolivia, Nicaragua y Ecuador. El CIPE es uno de los principales beneficiarios de la ayuda del Congreso USA a través del Departamento de Estado y de la NED, así como de otras ayudas provenientes de la Smith Richardson Foundation, la John M. Ohin Foundation, la Lynde and Harry Bradley Foundation y Freedom House, financiadas indirectamente por contratos federales.
¿Qué sucederá tras esta visita de Díaz Vázquez a México donde conspirará con Marc Wachtenheim –aunque éste no esté presente, aunque mantienen comunicación telefónica–, quien es la cabeza de los proyectos anticubanos del CIPE? Obviamente, nada bueno debe esperarse.

Tratto  da :